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UNO SCHIAFFO ALL’ITALIA – PAROLA DI ELLY

E’ noto che i dementi, non per caso eredi dei rossi di tutte le tonalità ma pur sempre rossi, costituiscono il partito più anti-italiano della Penisola (anche se negli ultimi tempi sono costretti a difendere tale primato dall’attacco dei cinquestalle): non perdono una sola occasione per sostenere ciò che reca danno  alla Nazione e per osteggiare ciò che ad essa è utile e vantaggioso.

Tuttavia, per mera supposta convenienza, sono persino disposti a sfoderare talvolta un rigurgito di malinteso patriottismo, così come si è verificato in relazione alla vicenda giudiziaria di Ilaria Salis, la maestrina dall’anima rossa.

E’ qui però necessaria una digressione per inquadrare correttamente il contesto.

Istituita nel 1997, ogni anno si celebra a Budapest la “Giornata dell’Onore” per commemorare i soldati tedeschi e ungheresi che dal 29 dicembre 1944 al 13 febbraio 1945 resistettero tenacemente, sebbene in grande inferiorità numerica e materiale, all’assedio della capitale ungherese da parte delle orde di Stalin.

Si può dunque capire perché tale manifestazione provochi un forte disagio tra le file dei rossi di tutte le provenienze, compresa la dolce Ilaria, la quale nel febbraio dell’anno scorso ha deciso di recarsi a Budapest per estrinsecare la sua avversione a tale commemorazione e, ovviamente, lo ha fatto col tipico metodo dei soggetti della sua stessa razza dannata: assieme a numerosi altri “compagni”, tutti a volto coperto e armati di corpi contundenti, ha aggredito selvaggiamente due isolati partecipanti alla celebrazione, per poi darsi alla fuga.

Le è andata però male: l’aggressione è stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza e, riconosciuta, è finita in galera, anche perché ha sbagliato il luogo dell’azione: in Italia se la sarebbe cavata con un buffetto sulla guancia ed una non troppo velata approvazione, così come avvenuto in passato, avendo essa collezionato ben 4 condanne e 29 denunce per altrettanti atti di teppismo ed essendo ciononostante rimasta libera di delinquere.

Per un anno la vicenda è rimasta sconosciuta a quasi tutti, ma recentemente è esplosa prepotentemente su tutti gli organi di (dis)informazione: giornali, televisione, internet, sorcial, ecc., prendendo spunto dal fatto che al processo cui è attualmente sottoposta a Budapest, la dolce Ilaria viene (giustamente) tradotta in aula incatenata, come è prassi in tali casi nella terra dei Magiari; si è persino costituito il “comitato ilaria salis” per “riportare a casa” (sic) la dolce.

Ciò ha destato l’interesse persino delle “alte cariche” dello Stato, dal ministro degli Esteri, che ha traccheggiato con evidente imbarazzo e il consueto balbettìo, a quello per le Infrastrutture e i Trasporti, il quale ha detto che i ceppi non vanno bene, anche se non dimentica che nel 2017 la dolce ha assalito un banchetto della “Lega”. Scandalosa, poi, la telefonata, certamente motivata da affinità spirituale, con la quale “il Colle” (secondo la terminologia pudicamente usata dai “media”) ha espresso “vicinanza” al padre (e di riflesso alla figlia) della pluripregiudicata per atti di teppismo criminale, tuttora sotto processo per gli stessi reati.

Per inciso, attualmente nel mondo, giustamente o no, vi sono più di 2.600 italiani detenuti  nelle carceri all’estero, molti dei quali in condizioni allucinanti, ma di essi nessuno si occupa e nessuno ha espresso “vicinanza” ai loro parenti; va detto però che nessuno di loro risulta un antifascista certificato come la dolce Ilaria.

Ovviamente in prima fila nella difesa della predetta si è schierato il partito dei dementi, sostenendo la richiesta di “arresti domiciliari” per la dolce, magari, perché no, da scontare in Italia; e quando tale richiesta è stata respinta al mittente, il capo (pro tempore) di detto partito ha imputato il rifiuto ad Orban, che in tal modo, a suo dire, ha rifilato uno schiaffo all’Italia.

Sicuramente Elly, al pari di Bruto, è un uomo d’onore, e se ha dichiarato ciò evidentemente dispone di informazioni che nessun altro conosce; quanto allo schiaffo, però, lo hai preso tu, caro Elly, non certo l’Italia, quella vera e pulita, alla quale Ilaria Salis non appartiene.

Giuliano Scarpellini

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