Secondo quello che da sempre hanno sbandierato ai quattro venti i “padri” (e poi i loro figli e i loro nipoti) della democrazia parlamentare, tale regime dovrebbe essere espressione della “volontà popolare” di uno Stato: i cittadini, attraverso libere elezioni che si svolgono in periodi prefissati, scelgono i propri rappresentanti in parlamento e questi ultimi, raggruppati in partiti politici, a loro volta eleggono il governo e le più alte cariche dello Stato.
Già su questo ci sarebbe molto da eccepire: nei fatti, la libertà del voto viene subdolamente coartata da tutti i mezzi di informazione (la cui potenza è ormai tale da riuscire persino a convincere la gente a fare del male a sé stessa ed esserne contenta), che sono in massima parte a disposizione di chi detiene il vero potere e che, con un martellamento continuo, indirizzano il voto popolare nella direzione da loro voluta, diffondendendo, nella forma e nella sostanza, informazioni “arrangiate”, distorte, parziali, tendenziose, completamente false o semplicemente taciute, al fine di creare nel cittadino elettore un’idea conforme a quella che il detentore del vero potere ritiene utile che esso abbia.
Poiché, però, nonostante tutto, tale metodo non sempre ottiene un pieno successo, non di rado accade che le elezioni non si svolgano nei periodi prefissati, ma debbano essere ripetute a più breve distanza di tempo, fino ad ottenere il sia pur risicato risultato voluto, come, a titolo di recente esempio, accaduto in Spagna.
Ma ciò che ancor più discosta la teoria dalla realtà è la composizione del parlamento che di fatto risulta al termine delle “consultazioni elettorali”.
Per determinare tale composizione, infatti, entrano in gioco le cosiddette “leggi elettorali”, emanate al preciso scopo di evitare sgradite sorprese e che, ove occorra, alterano notevolmente il risultato della votazione popolare (con tutto ciò che ne consegue), attribuendo ad alcuni partiti molti più rappresentanti ed ad altri molti meno di quelli che loro spetterebbero in base ai voti ricevuti.
Ovviamente a farne le spese devono essere e sono i partiti cosiddetti di “estrema destra”, quelli che i liberaldemocratici e i da loro coccolati sinistri chiamano “fascisti”, i quali in realtà tutto sono meno che fascisti (se lo fossero veramente, infatti, verrebbe loro democraticamente impedito di partecipare alle elezioni e di entrare in parlamento), ma che vengono definiti tali perché la democrazia ha assoluto bisogno di disporre di “teste di turco” su cui battere e da agitare all’occorrenza come spauracchio.
Senza andare tanto lontano, una evidente prova di ciò è stata fornita dalla recenti elezioni politiche nazionali tenutesi Francia e in Gran Bretagna.
Le elezioni legislative in Francia si sono svolte in due turni, rispettivamente il 30 giugno e il 7 luglio 2024 ed hanno visto una partecipazione popolare sbalorditiva, perché hanno votato i due terzi degli aventi diritto. Come era avvenuto nelle di poco precedenti elezioni europee, in entrambi i turni ha ampiamente vinto il Rassemblement National, il partito cosiddetto di “estrema destra” guidato dall’indegna figlia di Jean Marie Le Pen, che ha ottenuto rispettivamente il 33,2% dei voti al primo turno e il 37,1% al secondo, contro il 28,2% e il 25,8% dei rossi – in continua lite tra loro, ma coalizzatisi per l’occasione nel Nouveau Front Populaire – mentre la formazione che appoggia l’attuale borioso Capo dello Stato, l’Ensemble, ha raccolto rispettivamente il 21,3% e il 24,5% dei voti espressi.
Senonché l’esito del primo turno, peraltro abbastanza prevedibile, ha destato allarme e scompiglio nelle “forze democratiche” (sinistri e liberal, se non fosse chiaro), che sono corse ai ripari, sfruttando, con maneggi concordati, la complicatissima legge elettorale.
In tal modo, il risultato finale è stato questo: dei 577 seggi di cui si compone l’Assemblea Nazionale (l’equivalente della Camera dei Deputati italiana)
– i rossi (Nouveau Front Populaire), con il 27% dei voti (media tra primo e secondo turno) ne hanno ottenuti ben 180 (pari al 31,2% dei seggi);
– il partito del presidente (Ensemble), con il 22,9% dei voti (media tra primo e secondo turno) ne ha ottenuti 159 (pari al 27,6% dei seggi);
– il partito di “estrema destra” (Rassemblement National), con il 35,15% dei voti (media tra primo e secondo turno) ne ha ottenuti 142 (pari al 24,6% dei seggi)!
Il 4 luglio 2024 le stesse elezioni, per eleggere i 650 membri della Camera dei Comuni, si sono tenute in Gran Bretagna.
Anche là è entrata in funzione la legge elettorale, che ha notevolmente alterato l’esito della votazione popolare.
Infatti:
– il Labour Party, con il 33,7% dei voti (percentuale inferiore, si noti, a quella raccolta in Francia dal Ressemblement National), ha ottenuto ben 411 seggi, pari al 63,2% degli stessi;
– il Conservative Party, con il 23,7% dei voti, ha ottenuto appena 121 seggi (18,6%);
– il Reform UK (partito cosiddetto di “estrema destra” guidato da Nigel Farage), con il 12,9% dei voti, ha ottenuto addirittura 5 seggi (pari allo 0,7% degli stessi), a fronte dei 72 (11,8%) assegnati al Liberal Democrats che ha raccolto il 17,3% dei voti.
Si potrebbe allargare il discorso alle elezioni regionali tedesche per arrivare alla stessa conclusione: se, come dicono, la composizione delle assemblee legislative democratiche rispecchia i risultati del voto popolare, è evidente che si tratta di uno specchio molto deformante.
Un’eccezione a quanto sopra si potrebbe scorgere nel fatto che due anni fa, in Italia, il partito di Fratelli d’Italia, considerato di estrema destra e dalle anime democratiche addirittura “fascista”, è riuscito a vincere le elezioni politiche e a formare un governo che è tuttora in carica. Ma si tratta, nella sostanza, di un’eccezione soltanto apparente, in quanto ciò è stato possibile solo perché, già in campagna elettorale e ancor più a risultato elettorale acquisito, i camaleontici vertici di tale partito si sono instancabilmente affannati a fare atto di completa e sincera sottomissione ad Israele, agli USA, alla NATO, alla cricca di Bruxelles e alla finanza internazionale, ovvero si sono completamente riciclati, allineandosi perfettamente ai voleri del Sistema.
Giuliano Scarpellini