Storia della 33a Waffen-Grenadier-Division der SS Charlemagne
30 aprile 1945, Berlino, la capitale di quello che avrebbe dovuto essere il Terzo Reich millenario è ridotta ad un cumulo di macerie. Da giorni l’artiglieria sovietica sta martoriando la città; i carri armati russi del maresciallo Konev sono già entrati a Potsdam, le fanterie di Zhukov a Oranienburg.
Per l’ultimo atto della guerra Stalin ha schierato 2,5 milioni di soldati, 21.000 lanciarazzi katiuscia, 12.700 pezzi d’artiglieria, 6250 carri armati e 7500 aerei. Hitler, intanto, all’interno del bunker sotto la Cancelleria del Reich, muove, sulla carta d’Europa, divisioni inesistenti, annientate da settimane. Tra il silenzio spettrale, rotto solo dai colpi di artiglieria, le prime avanguardie dell’Armata Rossa sono ormai a meno di 800 metri dalla Zitadelle, il complesso fortificato intorno alla Cancelleria. Increduli sentono, in lontananza, un cupo canto di guerra, una specie di nenia…in francese. Gli uomini di Zhukov ancora non sanno che ad attenderli, a difesa del bunker di Hitler, ci sono gli ultimi trecento sopravvissuti della Divisione SS Charlemagne.
Trecento francesi, una legione di morti la cui folle volontà di resistere è cementata dalla certezza che soprattutto a loro sarà negata ogni speranza di misericordia. Poche centinaia, male armati, con la bandiera francese cucita sull’uniforme delle SS e sulle labbra Le chant du diable, Il canto del diavolo, l’inno della Charlemagne. I russi non li dimenticheranno mai più.
La Divisione Charlemagne, come tutte le unità di volontari stranieri arruolatisi nelle formazioni combattenti delle SS, era nata, malgrado la perplessità di Hitler, per espressa volontà di Heinrich Himmler, Reichsführer delle SS e secondo solo a Hitler stesso. Creata nel 1944, era il frutto della fusione di diverse unità: i paramilitari della Franc-Gard e i militi della Legion des Volontaire Francaises (LVF).
La LVF fu impiegata, tra il 1941 e il ’42 sul fronte orientale, sia nell’Operazione Taifun, per la conquista di Mosca sia nella lotta antipartigiana in Bielorussia. Prima di essere sciolta la LVF si distinse ancora, il 25 giugno del 1944, sul fronte ucraino dove arrestò la controffensiva dell’Armata Rossa. I sovietici persero decine di carri armati credendo di trovarsi di fronte ad almeno due divisioni corazzate.
Nel 1944, raccogliendo i superstiti della LVF, venne creata una nuova unità, la Waffen Grenadier Brigade der SS Charlemagne, composta da due reggimenti di volontari francesi, il 57° e il 58°, al comando del tedesco SS-Brigadeführer Krukenberg e del francese SS-Oberführer Puad, suo vice. Le richieste dei francesi erano state perentorie: non avrebbero combattuto contro altri francesi, avrebbero mantenuto segni distintivi francesi e cappellani militari cattolici. Himmler li accontentò su tutto.
Nel febbraio 1945 la Charlemagne, ora promossa al rango di Divisione, sebbene con un organico di soli 7340 uomini, fu inviata in Polonia a fermare l’avanzata dell’Armata Rossa. Il fronte orientale fu il teatro dove si consumò la prima parte di questa tragedia epica. Senza artiglieria né mezzi corazzati, dotati di sole armi individuali e qualche panzerfaust anticarro, i francesi furono chiamati a difendere la linea del fronte vicino la città di Karlìn. L’ordine era resistere o morire. La Divisione, sebbene i numeri fossero schiaccianti, combatté disperatamente contro quattro divisioni di fanteria russa e due brigate di carri. Il 3 marzo, la Charlemagne intanto aveva ormai perso 2/3 degli effettivi, arrivò finalmente l’ordine di ripiegare; i caduti ammontavano a circa 5000 uomini, tra cui lo stesso SS-Oberführer Puad.
Quello che rimaneva della Divisione Waffen SS Charlemagne, circa 700 uomini ancora in grado di combattere, venne trasformato in un reggimento composto da tre mini battaglioni sotto il comando di Krukenberg, affiancato dai capitani Fernay, Jauss e Boudegueax. I francesi vennero acquartierati, in attesa di ordini, nelle località di Furgensee e Goldenbaum.
La mattina del 23 aprile un telegramma, direttamente dalla Cancelleria di Berlino, ordinava alla Charlemagne di formare un battaglione d’assalto e di raggiungere subito la capitale ormai quasi accerchiata dalle divisioni sovietiche.
Krukenberg selezionò i migliori 400 granatieri riorganizzandoli come Sturmbataillon Charlemagne. La mattina dopo 8 camion si misero in marcia su strade ormai inesistenti, ponti distrutti e sotto i continui bombardamenti dell’aviazione russa. Strada facendo due camion si persero rimanendo senza benzina, gli altri arrivarono a 20 chilometri da Berlino per poi proseguire a piedi. Erano rimasti in 300, armati con fucili d’assalto Sturmgewehr 44 e panzerfaust, poca cosa contro i carri T34 sovietici.
Giunta a Berlino all’alba del 25 aprile, alla Charlemagne venne assegnata, inizialmente, la zona sud-est, il quartiere di Neukölln, in appoggio ai 1500 della Divisione SS Nordland, da cui in realtà rimarrà autonoma. Il 29 aprile 1945 le divisioni sovietiche di Zhukov, Konev e Rokossousky chiusero il cerchio intorno a Berlino scatenando l’offensiva finale. A Neukölln la battaglia fu furiosa e i 300 della Charlemagne vi ci si trovarono in mezzo.
I francesi distrussero 62 carri nemici e abbatterono centinaia di fanti russi. E’ in questo inferno che vennero appuntate le ultime tre Croci di ferro della Seconda guerra mondiale, il petto era quello di tre appartenenti alla Charlemagne.
I comandi sovietici non capacitandosi di tanta resistenza si convinsero di trovarsi davanti un’intera divisione di SS.
Sempre il 29 alla Charlemagne venne dato ordine di posizionarsi intorno alla Cancelleria; quello che rimaneva del Battaglione d’assalto della Divisione francese si trovò a difendere il bunker di Hitler e quindi l’ultimo chilometro quadrato di ciò che restava del Terzo Reich. Dei 45.000 soldati e 3000 ragazzini della Hitlerjugend che avevano tentato di difendere Berlino, gli ultimi a morire per una patria non loro saranno questi francesi, ligi al loro motto: “Il mio Onore si chiama Fedeltà”.
Mentre la Germania sprofondava nell’apocalisse, questo manipolo di SS decise di interpretare alla lettera le ultime parole del loro Führer: “La terra tremerà quando usciremo di scena”.
Il 29 stesso Zhukov ordinò di annientare l’ultima resistenza intorno al bunker di Hitler. Prima di attaccare con la fanteria e i carri, 25 mila cannoni vomitarono altrettante tonnellate di proiettili sul centro della città. Il giorno dopo, in uno scenario da inferno dantesco, le avanguardie russe giunsero in vista della Cancelleria; ad attenderli, cantando, c’era quello che rimaneva della Charlemagne.
Indifferenti alla notizia del suicidio di Hitler, senza munizioni, dotati solo di qualche panzerfaust, i francesi combatteranno la loro ultima disperata battaglia con un eroismo suicida che lascerà annichiliti gli stessi russi. Decine furono i carri armati sovietici distrutti prima che l’immensa potenza nemica potesse avere la meglio sugli ultimi difensori di Berlino. Dei trecento iniziali non si salveranno che tre ufficiali, quattro sottufficiali e 20 soldati. Rifugiatisi nei sotterranei della metropolitana queste due dozzine di sopravvissuti riusciranno, incredibilmente, a sfuggire alla cattura da parte dei russi e a lasciare Berlino. Ma il loro valore non servirà a preservarli dalla vendetta. 11 o 12 di loro, catturati dagli americani, vennero consegnati ai francesi di “Francia Libera.” Il generale Leclerc, interrogatili sul perché indossassero uniformi tedesche si, senti rispondere: “ E lei perché ne indossa una americana?”. Leclerc, stizzito, senza alcun tipo di procedura giudiziaria, li farà fucilare seduta stante con l’accusa di collaborazionismo.
Tratto da: museoalessandroroccavilla.it