Ci sono oggetti che, per la loro particolare utilità in un campo o in un altro delle attività umane, si usano abitualmente per lungo tempo, a volte per anni, decenni o persino di più. Presto o tardi, però, arriva il momento in cui tali oggetti, per un motivo o per un altro, non sono più necessari, diventano inutili, superflui, e pertanto finiscono in soffitta, nel ripostiglio o direttamente tra i rifiuti da smaltire.
E’ quanto recentemente è successo alla maschera dell’ipocrisia dietro la quale il Sistema “liberaldemocratico” ha nascosto per ben oltre un secolo il suo vero volto al fine di ingannare centinaia di milioni di gonzi in tutto il mondo circa la sua vera natura, i suoi obiettivi e i mezzi da esso usati per raggiungerli.
Basta gettare un rapido sguardo agli avvenimenti recenti per accorgersi che la suddetta maschera non viene più utilizzata.
- Il 24 novembre 2024 in Romania si svolgono le elezioni presidenziali, col solito trucchetto: primo turno e ballottaggio al secondo, che dovrebbe aggiustare eventuali problemi. Ma……sorpresa, sorpresa! Si afferma l’indipendente sig. Călin Georgescu, notevolmente distanziata la “liberal” Elena Lasconi, escluso dal ballottaggio Marcel Ciolacu, primo ministro, rigorosamente socialdemocratico. Però il sig. Călin Georgescu non è affatto gradito al Sistema: non ha alcuna simpatia per l’Europa dei banchieri e degli usurai, né per la Nato, vuole una Romania libera e indipendente, sembra che strizzi l’occhio a Putin e, cosa assolutamente intollerabile, è un ammiratore del Conducător Ion Antonescu: è perciò assolutamente indispensabile correre ai ripari. Non è facile, c’è poco tempo, ma qualcosa si deve pur trovare. E’ così che l’8 dicembre 2024, mentre il voto per il ballottaggio tra il sig. Călin Georgescu e la “liberal” Elena Lasconi è già iniziato (i romeni all’estero hanno tre giorni per esprimere le proprie preferenze elettorali), la Corte Costituzionale, formata da nove giudici, annulla disinvoltamente il primo turno delle elezioni presidenziali tenuto il 24 novembre, bloccando in tal modo le operazioni elettorali, per sospette ingerenze russe a favore del sig. Călin Georgescu. Capito? “Sospette ingerenze”, neppure provate e tanto meno precisate. Quindi tutto da rifare, abbiamo scherzato, non è successo niente. Ma ciò potrebbe non essere sufficiente, perché la votazione-bis potrebbe dare lo stesso risultato della precedente o addirittura peggiore e allora, per stare dalla parte del sicuro, occorre togliere di mezzo il candidato sgradito, tanto più che egli resta strafavorito. Ed ecco che al sig. Călin Georgescu arriva puntuale lo strale giudiziario: viene indagato per ben sei reati, tra cui incitamento al rovesciamento dell’ordine costituzionale, diffusione di informazioni false e promozione del culto di personalità accusate di genocidio; in altre parole aria fritta, ma tanto basta affinché egli sia escluso come candidato alle prossime elezioni-bis, indette per il 4 maggio.
- Dal 2017 in Francia “regna” indistubato il sig. Emmanuel Jean-Michel Frédéric Macron (provenienza: Rothschild & Co. Banque). Indisturbato non è proprio la parola esatta, perché tra l’autunno del 2018 e la primavera del 2019 ha avuto seri problemi col movimento dei cosiddetti “gilet gialli”, che però ha coraggiosamente contenuto schierando decine di migliaia di gendarmi nelle città teatro delle contestazioni, oltre a qualche altra seccatura, compresa l’accusa, che guarda caso non ha avuto alcun seguito, di aver percepito finanziamenti illeciti per la campagna elettorale del 2017 (lui al fisco dichiara di essere nullatenente e di avere impiegato i milioni di euro percepiti come associato all’interno della suddetta banca per pagare le tasse), per non parlare dei periodici inviti a dimettersi, che ha sempre sdegnosamente respinto al mittente. E se è vero che secondo i sondaggi ufficiali (che, in quanto tali, vanno tarati almeno a metà) la sua popolarità si aggira attorno al 20%, è anche vero che egli gode dell’appoggio incondizionato della finanza internazionale e della cricca di Bruxelles. In questo quadro, rispettivamente il 30 giugno e il 7 luglio 2024, si sono svolte le elezioni legislative. In entrambi i turni ha stravinto il Rassemblement National della sig.ra Marine Le Pen – altro personaggio inviso al Sistema – che, però, pur essendo il partito ampiamente più votato, si è trovato in parlamento al terzo posto come numero di seggi, grazie ai maneggi, consentiti dalla legge elettorale, intercorsi tra il primo e il secondo turno tra il partito del presidente e i sinistri uniti per l’occasione. Tuttavia la sig.ra Le Pen è rimasta una spina nel fianco della “democrazia” francese, una mina vagante, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali che dovrebbero svolgersi nel 2027. E allora, ecco intervenire in veste di sminatore, questa volta per tempo, il tribunale di Parigi, che il 31 marzo 2025 condanna la sig.ra Le Pen a quattro anni di carcere, di cui due da scontare con braccialetto elettronico, ad una multa di 100.000 euro e a cinque anni di ineleggibilità con effetto immediato e non revocabili anche in caso di appello, il che le impedisce di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2027. Senza entrare nel merito dell’accusa, che riguarda una fumosa vicenda di fondi percepiti per contratti ritenuti “fittizi” stipulati con assistenti (che neppure sono stati sentiti) ed invece utilizzati dal partito (così come, probabilmente, fanno tutti gli altri), ci si potrebbe chiedere come mai il tribunale di Parigi si sia svegliato proprio adesso, dal momento che, per dichiarazione del presidente di detto Tribunale, la sig.ra Le Pen, favorita nei sondaggi per le elezioni presidenziali del 2027, sarebbe stata “al centro” della vicenda a partire dal 2009! Ci si potrebbe anche chiedere come mai alla predetta sia stata comminata la pena accessoria della ineleggibilità per cinque anni (pena che non viene sospesa neppure in caso di appello da parte del condannato) prevista dall’11 dicembre 2016 e non all’epoca dei fatti oggetto del procedimento giudiziario e la cui applicazione è a discrezione del magistrato. Sta di fatto che in questo modo la sig.ra Le Pen è stata “neutralizzata”.
Si potrebbe continuare citando i casi, pressoché analoghi, di Jair Bolsonaro in Brasile e di Imran Khan in Pakistan, e, negli anni passati, di Silvio Berlusconi in Italia; nonché il tentativo di neutralizzare nello stesso modo Donald Trump negli Stati Uniti (tentativo quest’ultimo fallito, perché le legislazione statunitense non è ancora sufficientemente preparata per condurre in porto con successo manovre di questo genere). E va precisato che quasi tutti i personaggi menzionati non sono affatto veri e propri nemici del Sistema, ma solo non perfettamente “allineati”.
In ambito più generale si può osservare come, nell’indifferenza – o addirittura con l’approvazione – di tutti i capi di Stato e di governo servi del Sistema, specialmente negli ultimi venti mesi l’ “unica democrazia” del Medio Oriente operi quotidianamente fottendosene, con la massima arroganza, del diritto internazionale, delle convenzioni che regolano la condotta della guerra, e dei “diritti dell’uomo”, bombardando, massacrando e affamando la popolazione civile, invadendo gli Stati confinanti, riservando trattamenti molto più che inumani ai prigionieri, incarcerando migliaia di persone senza alcun valido motivo giuridico e uccidendo quelle che tentano di ribellarsi, attaccando e uccidendo il personale della Croce (o Mezzaluna) Rossa, ecc..
Tutto ciò ormai avviene con la massima sfrontatezza: il Sistema, e per esso il suo braccio politico, ovvero la “democrazia” come esso la intende, ha deciso che non gli è più necessario servirsi della maschera dell’ipocrisia che ha usato fino ad ora, in quanto ha evidentemente giudicato che le masse umane ad esso sottoposte sono state ormai sufficientemente “trattate”, ovvero snervate, sfibrate e rincoglionite al punto di essere del tutto incapaci di reagire e ancor meno di ribellarsi a qualsiasi sopruso.
Evidentemente ha dimenticato che, se la si tira troppo, qualsiasi corda prima o poi si spezza.
Giuliano Scarpellini