Un abbraccio a voi

Quella che le tv e i social network ci fanno vedere in queste ore, specialmente al centro Italia, è un’Italia ferita, fiaccata, provata. Da un’ondata di gelo che ha sorpreso perfino il sud, e da altre scosse di terremoto, le ennesime, che hanno colpito nuovamente zone già martoriate. In questo preciso momento la situazione delle popolazioni dell’Italia centrale è estremamente critica: migliaia di famiglie tagliate via da ogni sistema di comunicazione, impossibilitate ad uscire di casa, stalle e rifugi con al loro interno animali che muoiono assiderati. Tantissimi volontari si stanno apprestando a raggiungere le zone colpite dal gelo e dalle scosse sismiche per portare il loro aiuto, generi di prima necessità, coperte, generatori elettrici, bagni chimici. Dovrebbe essere il momento di totale e piena unità nazionale. Dovrebbe essere decretato lo Stato di emergenza, riunito in fretta e furia il Consiglio dei Ministri, stanziati fondi straordinari. Invece niente di tutto questo. Di Gentiloni non è dato sapere. Del Presidente della Repubblica, purtroppo, sappiamo: in visita agli immigrati greci, e pare che abbia deciso di non cambiare minimamente i suoi impegni istituzionali, come avrebbe fatto qualunque altro Capo di Stato vero, fosse anche quello di una repubblica delle banane. L’Italia dei terremotati e degli sfollati, in cui si fa di tutto per lottare contro il gelo e per salvare uomini e animali quanto più possibile, non trova abbastanza tempo né abbastanza fondi per aiutare i suoi figli, vale a dire gli italiani. Non riesce ad impiegare le stesse risorse che utilizza per invasori e per parassiti africani di varia natura, che solo nelle carceri costano due milioni al giorno allo Stato Italiano (quasi un miliardo di euro all’anno per mantenere nigeriani e romeni criminali all’interno delle nostre strutture penitenziarie). Uno Stato serio avrebbe immediatamente bloccato questo inutile sperpero di denaro pubblico già dal terremoto di Amatrice, imposto la costruzioni di migliaia e migliaia di container coibentati (esistono e sono in commercio) per gli sfollati, razionalizzato le spese, in primis il mantenimento ad oltranza ai parassiti stranieri. Ma non siamo uno Stato. Il governo non si vede. Abbiamo un Presidente della Repubblica che non è nemmeno tornato dal fare visita ai fancazzisti che così gentilmente accogliamo. E non mi si venga a dire che nessuno poteva prevedere questa situazione: è in una situazione di emergenza che uno Stato serio mostra le sue capacità, senza utilizzarla come scusa per le proprie competenze ed inefficienze. Povera Italia mia. Un abbraccio a chi in questo momento è in difficoltà.

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Sull’immigrazione abbiamo ragione noi

Ben svegliati, piccioncini Giornalisti, media di regime, tv e carta stampata hanno una tale faccia da tolla e una tale arroganza che, se non ne andasse anche del nostro benessere, ci sarebbe solo da riempirli di insulti, al massimo schernirli, e poi non pensarci più. Per anni abbiamo dovuto sorbirci insulti da mezzo mondo per aver fatto una proposta ovvia quanto logica per fermare l’immigrazione clandestina: attuare un blocco navale, con navi della Marina Militare e dell’Esercito Italiano, per fermare l’invasione africana. L’esatto opposto, cioè, di quello che lo Stato italiano sta facendo fino ad ora: usare chi dovrebbe difendere i confini per favorirne meglio l’invasione. Roba da fucilazione immediata per alto tradimento. Ora che a dire la stessa cosa è l’Europa, che evidentemente si è svegliata dal lungo sonno per prendere atto dell’ovvio, vale a dire che una immigrazione di massa come quella che stiamo vivendo, e di cui si sta fondamentalmente facendo carico l’Italia, è insostenibile, la notizia passa come se fosse cosa buona e giusta. L’obiettivo dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea che si cercherà di raggiungere negli incontri dei prossimi giorni sarà quello di sigillare i porti libici dai quali partono i migranti in rotta verso l’Italia e, in misura assai minore, Malta. Ben svegliati. Bruxelles, al netto del +18% fatto registrare in Italia relativamente agli sbarchi (quasi 200.000 invasori africani sono approdati sulle nostre coste solo nell’ultimo anno), si rende conto che la situazione non migliorerà nel breve e medio termine, a meno che non cambi drasticamente la situazione politica ed interna della Libia e dell’Africa in generale (cosa alquanto improbabile), e pensa di approntare una “line of protection” con mezzi navali e militari per “chiudere” le rotte utilizzate dai trafficanti di esseri umani. Ancor più clamoroso, sembra farsi strada tra i palazzi dell’Unione l’idea che, ad alimentare questo traffico, contribuiscano anche le ONG. Si, le ONG, ricordate? Medici Senza Frontiere, Emergency e similari, la cui presenza con tanto di navi affittate per meglio instradare gli invasori verso l’Italia – e che, giova ripeterlo, in qualunque Nazione civile sarebbero state messe fuorilegge, almeno dal governo italiano – sembrano essere nel mirino dei burocrati di Bruxelles: la loro sola presenza, quando non la loro effettiva collaborazione, sembra essere un incentivo per gli schiavisti, sempre più propensi a far partire i migranti in bagnarole pronte ad affossarsi dopo qualche miglio, contando sul benevolo intervento delle ONG stesse che, con navi di loro proprietà o affittate appositamente per lo scopo, vanno a raccattare gli invasori fin dentro le acque libiche per poi portarli comodamente in Italia. Unico neo? Sembra che la sicurezza e il pattugliamento delle acque libiche ed internazionali dovranno essere affidate, con tanto di fondi europei (si parla di 200 milioni solo per cominciare l’operazione), a Turchia, Libia, Egitto, paesi dei quali non è proprio conclamata l’affidabilità. Molto meglio sarebbe se l’Italia, che è la più diretta interessata di questa situazione, imponesse il blocco navale con mezzi propri. Traduzione: quando dicevamo che le ONG andavano messe fuorilegge, che bisognava imporre un blocco navale sulla Libia perché altrimenti non si sarebbero mai fermati, avevamo ragione noi. Solo che, nel frattempo, ci siamo beccati una sfilza di insulti e di improperi, conditi dalle solite inchieste giudiziarie per ricostituzione del Partito Fascista che ci hanno visto puntualmente assolti, da quelle stesse anime belle che ora, anziché chiedere almeno scusa, pubblicano la notizia come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ora l’Unione Europea sembra prendere una posizione chiara e netta adottando tematiche che, a voler essere buoni, sono sempre stati cari alle destre e anche a noi, che di destra non siamo. Ben svegliati, piccioncini.

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Difendere i lavoratori dal capitalismo selvaggio: si può fare

È la famosissima frase del film “Frankenstein Junior” quella che ci viene in mente nel leggere una delle notizie del giorno: fedele al programma economico presentato agli elettori americani durante la campagna elettorale, Donald Trump, che si insedierà alla Casa Bianca tra qualche giorno, ha candidamente fatto sapere alla General Motors e alla Ford, note case automobilistiche americane, che se costruiranno le loro nuove fabbriche all’estero pagheranno grossi dazi. Né più, né meno. La risposta più interessante è arrivata proprio dalla Ford, che, per bocca del suo amministratore Mark Fields, ha annunciato che annullerà il progetto di costruzione di una nuova fabbrica in Messico dal valore di 1,6 milioni di dollari, investendo 700 milioni per costruirne una in Michigan. L’obiettivo è quello di riportare il lavoro all’interno degli Stati Uniti, bloccando la fuga delle multinazionali all’estero (in particolar modo in Oriente e in Europa dell’est, dove i costi salariali sono di gran lunga inferiori), e pare proprio che il neo Presidente degli USA voglia continuare su questa strada. Quella, cioè, di una politica sovranista e nazionale, in cui le aziende americane lavorino in America e paghino cittadini americani. Quello che ogni politico dovrebbe essere portato a fare nel proprio Paese. Sappiamo bene che le promesse della campagna elettorale sono cosa ben diversa dalla normale prassi di governo, ma Trump sembra intenzionato a non smentirsi. È ancor più significativo che un tale cambiamento di rotta nella politica economica americana avvenga proprio negli Stati Uniti, vale a dire la Nazione che più di tutte al mondo ha beneficiato dei vantaggi del capitalismo totale, avendolo inventato. Probabilmente difendere i lavoratori con politiche sovraniste non sarà così semplice come la mettiamo noi, ma non è nemmeno così difficile come vogliono farci credere i soloni del liberalismo e del capitalismo globale: un candidato alla Casa Bianca, per ora, ci sta provando. Si può fare.

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Ennesima operazione di pulizia etnica “dolce” targata giunta Pigliaru

Continuano, senza soluzione di continuità, le azioni di chiara e palese discriminazione – sociale e lavorativa – che il governo della Regione Sardegna, ovviamente a guida PD, attua quotidianamente nei confronti dei sardi. Non sono bastate le strutture sociali sottratte ad un eventuale riutilizzo nel nome della collettività sarda e sequestrate per ospitare i clandestini (come l’agriturismo Le Querce di Buddusò, o l’ex caserma di Monastir); non sono bastati gli attentati intimidatori, segnali di allarme importantissimi perché sintomo di una convivenza tra autoctoni e stranieri che comincia a diventare difficile e pericolosa; non è bastata la circolare del San Giovanni di Dio, in cui si invitava chiaramente a voler bloccare i ricoveri programmati e sospendere tutte le attività ordinarie dell’ospedale sardo per far posto agli africani giunti sulle coste sarde ad ondate di centinaia e centinaia di persone a settimana; non bastano gli episodi di cronaca che ormai vengono riportati quotidianamente dalla stampa sarda, che raccontano di come i parcheggi pubblici (quelli di fronte al CIS in viale Diaz, ad esempio), degli ospedali (come il Brotzu o il Microcitemico) e dei grandi centri commerciali (la Città Mercato o il Centro Commerciale Le Vele, per dirne due) siano ormai in mano ad orde di africani che, con metodi più che mai persuasivi, cercano di “convincere” i cagliaritani a comprare la loro oggettistica taroccata e da quattro soldi, con la minaccia, in caso di rifiuto, di vedersi la propria auto danneggiata o addirittura di venire aggrediti fisicamente. Ora si è arrivati, in un territorio che conta quasi il 55% di disoccupazione giovanile (il tasso medio, nell’isola, è di 18,8 punti percentuali) e che vede, ogni anno, i suoi giovani emigrare lontano per cercare un futuro che la loro stessa terra non è minimamente in grado di offrire, il 30 dicembre, sul sito dell’Assessorato al Lavoro, è comparso il bando di gara per “garantire ai cittadini di Paesi Terzi un supporto qualificato e personalizzato di assistenza e consulenza per la creazione di nuove iniziative d’impresa”, includendo un “supporto alla creazione d’impresa per gli aspiranti imprenditori” e quello “allo start up delle iniziative imprenditoriali”. Da questo bando sono esclusi tutti i sardi, in quanto è dedicato solo ed esclusivamente a “cittadini di Paesi Terzi che abbiano compiuto la maggiore età, senza distinzione di genere, compresi coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Sono ammessi i richiedenti asilo e i rifugiati”. Tradotto: tutti gli immigrati, sia clandestini che regolari, possono partecipare al bando. Tutti tranne italiani e sardi, ovviamente. L’ennesimo, il più lampante e palese, il più odioso (perché colpisce tutti i sardi, e gli italiani, proprio laddove, in piena crisi economica, fa più male: il lavoro) caso di discriminazione a danno degli italiani, mediante un bando ad hoc creato esclusivamente per favorire clandestini e delinquenti vari e per finanziare, ovviamente, le generose organizzazioni umanitarie e caritatevoli che si prenderanno cura di dirigere i corsi per gli immigrati. Non solo: gli immigrati che aderiranno al presente avviso otterranno punti in più per il Microcredito, con buona pace di chi ha avuto la sfortuna di nascere italiano. Quella in atto è una chiara operazione di sostituzione del popolo sardo. Una pulizia etnica “dolce” che non indigna, non crea scandalo, non fa aprire alcuna commissione parlamentare, non scandalizza alcun Ministro o parlamentare. In una Nazione civile, permolto meno, i fautori di questo sterminio silenzioso sarebbero stati fucilati alla schiena per alto tradimento. Ma noi non siamo più civili, ormai.

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Chiudiamo l’Anpi!

Riceviamo l’invito da più parti per firmare la petizione per la chiusura dell’Anpi , consci che è lo stesso  Stato Antifascista dove noi tutti viviamo purtroppo, che la foraggia e la nutre , ma pensiamo anche che un chiaro segnale bisogna darlo a lor signori che il vento è cambiato ed è ora di dire “BASTA” alle loro azioni infamanti, per tutti i nostri Camerati e sopratutto Caduti del II Conflitto Mondiale che non accenna a finire , di conto nostro la guerra non è mai finita.

Firmate in massa!

 

https://www.change.org/p/chiusura-e-messa-fuorilegge-dell-anpi

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