Mese: Gennaio 2017

Difendere i lavoratori dal capitalismo selvaggio: si può fare

È la famosissima frase del film “Frankenstein Junior” quella che ci viene in mente nel leggere una delle notizie del giorno: fedele al programma economico presentato agli elettori americani durante la campagna elettorale, Donald Trump, che si insedierà alla Casa Bianca tra qualche giorno, ha candidamente fatto sapere alla General Motors e alla Ford, note case automobilistiche americane, che se costruiranno le loro nuove fabbriche all’estero pagheranno grossi dazi. Né più, né meno. La risposta più interessante è arrivata proprio dalla Ford, che, per bocca del suo amministratore Mark Fields, ha annunciato che annullerà il progetto di costruzione di una nuova fabbrica in Messico dal valore di 1,6 milioni di dollari, investendo 700 milioni per costruirne una in Michigan. L’obiettivo è quello di riportare il lavoro all’interno degli Stati Uniti, bloccando la fuga delle multinazionali all’estero (in particolar modo in Oriente e in Europa dell’est, dove i costi salariali sono di gran lunga inferiori), e pare proprio che il neo Presidente degli USA voglia continuare su questa strada. Quella, cioè, di una politica sovranista e nazionale, in cui le aziende americane lavorino in America e paghino cittadini americani. Quello che ogni politico dovrebbe essere portato a fare nel proprio Paese. Sappiamo bene che le promesse della campagna elettorale sono cosa ben diversa dalla normale prassi di governo, ma Trump sembra intenzionato a non smentirsi. È ancor più significativo che un tale cambiamento di rotta nella politica economica americana avvenga proprio negli Stati Uniti, vale a dire la Nazione che più di tutte al mondo ha beneficiato dei vantaggi del capitalismo totale, avendolo inventato. Probabilmente difendere i lavoratori con politiche sovraniste non sarà così semplice come la mettiamo noi, ma non è nemmeno così difficile come vogliono farci credere i soloni del liberalismo e del capitalismo globale: un candidato alla Casa Bianca, per ora, ci sta provando. Si può fare.

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Ennesima operazione di pulizia etnica “dolce” targata giunta Pigliaru

Continuano, senza soluzione di continuità, le azioni di chiara e palese discriminazione – sociale e lavorativa – che il governo della Regione Sardegna, ovviamente a guida PD, attua quotidianamente nei confronti dei sardi. Non sono bastate le strutture sociali sottratte ad un eventuale riutilizzo nel nome della collettività sarda e sequestrate per ospitare i clandestini (come l’agriturismo Le Querce di Buddusò, o l’ex caserma di Monastir); non sono bastati gli attentati intimidatori, segnali di allarme importantissimi perché sintomo di una convivenza tra autoctoni e stranieri che comincia a diventare difficile e pericolosa; non è bastata la circolare del San Giovanni di Dio, in cui si invitava chiaramente a voler bloccare i ricoveri programmati e sospendere tutte le attività ordinarie dell’ospedale sardo per far posto agli africani giunti sulle coste sarde ad ondate di centinaia e centinaia di persone a settimana; non bastano gli episodi di cronaca che ormai vengono riportati quotidianamente dalla stampa sarda, che raccontano di come i parcheggi pubblici (quelli di fronte al CIS in viale Diaz, ad esempio), degli ospedali (come il Brotzu o il Microcitemico) e dei grandi centri commerciali (la Città Mercato o il Centro Commerciale Le Vele, per dirne due) siano ormai in mano ad orde di africani che, con metodi più che mai persuasivi, cercano di “convincere” i cagliaritani a comprare la loro oggettistica taroccata e da quattro soldi, con la minaccia, in caso di rifiuto, di vedersi la propria auto danneggiata o addirittura di venire aggrediti fisicamente. Ora si è arrivati, in un territorio che conta quasi il 55% di disoccupazione giovanile (il tasso medio, nell’isola, è di 18,8 punti percentuali) e che vede, ogni anno, i suoi giovani emigrare lontano per cercare un futuro che la loro stessa terra non è minimamente in grado di offrire, il 30 dicembre, sul sito dell’Assessorato al Lavoro, è comparso il bando di gara per “garantire ai cittadini di Paesi Terzi un supporto qualificato e personalizzato di assistenza e consulenza per la creazione di nuove iniziative d’impresa”, includendo un “supporto alla creazione d’impresa per gli aspiranti imprenditori” e quello “allo start up delle iniziative imprenditoriali”. Da questo bando sono esclusi tutti i sardi, in quanto è dedicato solo ed esclusivamente a “cittadini di Paesi Terzi che abbiano compiuto la maggiore età, senza distinzione di genere, compresi coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Sono ammessi i richiedenti asilo e i rifugiati”. Tradotto: tutti gli immigrati, sia clandestini che regolari, possono partecipare al bando. Tutti tranne italiani e sardi, ovviamente. L’ennesimo, il più lampante e palese, il più odioso (perché colpisce tutti i sardi, e gli italiani, proprio laddove, in piena crisi economica, fa più male: il lavoro) caso di discriminazione a danno degli italiani, mediante un bando ad hoc creato esclusivamente per favorire clandestini e delinquenti vari e per finanziare, ovviamente, le generose organizzazioni umanitarie e caritatevoli che si prenderanno cura di dirigere i corsi per gli immigrati. Non solo: gli immigrati che aderiranno al presente avviso otterranno punti in più per il Microcredito, con buona pace di chi ha avuto la sfortuna di nascere italiano. Quella in atto è una chiara operazione di sostituzione del popolo sardo. Una pulizia etnica “dolce” che non indigna, non crea scandalo, non fa aprire alcuna commissione parlamentare, non scandalizza alcun Ministro o parlamentare. In una Nazione civile, permolto meno, i fautori di questo sterminio silenzioso sarebbero stati fucilati alla schiena per alto tradimento. Ma noi non siamo più civili, ormai.

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Chiudiamo l’Anpi!

Riceviamo l’invito da più parti per firmare la petizione per la chiusura dell’Anpi , consci che è lo stesso  Stato Antifascista dove noi tutti viviamo purtroppo, che la foraggia e la nutre , ma pensiamo anche che un chiaro segnale bisogna darlo a lor signori che il vento è cambiato ed è ora di dire “BASTA” alle loro azioni infamanti, per tutti i nostri Camerati e sopratutto Caduti del II Conflitto Mondiale che non accenna a finire , di conto nostro la guerra non è mai finita.

Firmate in massa!

 

https://www.change.org/p/chiusura-e-messa-fuorilegge-dell-anpi

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