Il Risorgimento Indiano di Narendra Modi come modello nazionalfascista

di M. Solari

“L’India di oggi è l’India Nazionalista come la voleva il nostro venerato condottiero Chandra Bose”

23 gennaio 2023

Narendra Modi

23 Gennaio 2019 Narendra Modi rende omaggio al leader nazionalfascista antimperialista Chandra Bose nell’anniversario della nascita

Se Renzo De Felice riteneva che il termine fascismo andasse abolito dal vocabolario dato che il suo continuo uso avrebbe finito per ingenerare solamente confusione, E. Nolte riteneva viceversa che fosse più corretto usare il termine “nazionalfascismo” che non corrisponde al “radicalfascismo” nella sua forma nazista pangermanista che è quasi esclusivamente per il Nostro una reazione al Terrore Marxista-Stalinista nella logica furiosa della guerra civile europea; ciò per il fatto che l’esperienza storica mussoliniana culminata nella Marcia su Roma avrebbe per lo storico tedesco già preso avvio con le frazioni più nazionaliste del Risorgimento italiano– quelle mazziniane in particolare ma anche quelle giobertiane – e sarebbe quindi continuata con il “nazionalismo vario” dei primi del secolo celebrato da Gioacchino Volpe.

Sviluppando questa visuale Nolte, che vedeva nel fascismo una autentica Resistenza di sostanza neo-risorgimentale, che definisce ne “I Tre volti del fascismo” addirittura una forma di resistenza disperata e romantica contro la trascendenza pratica e perciò una lotta contro la trascendenza teorica rappresentata dall’universalismo astratto del Comunismo più o meno Liberal e dalla Sinistra Radicale odierna, previde alla metà degli anni ’90 una rinascita del nazionalismo antiglobalista o nazionalfascismo e negli Stati Uniti e nell’India.

Lo storico tedesco vede nella Seconda Guerra Mondiale il trionfo della trascendenza e del globalismo messianico ebraico nella sua forma bolscevica o liberal che finalmente annienta il nazionalfascismo. Ma per il Nolte questo annientamento non è definitivo, quella della Seconda Guerra Mondiale sarebbe perciò una falsa vittoria. Lo storico scrive al riguardo: “Lo spirito (Geist) vinse nel 1945, ma creò la bomba atomica. L’anima (Seele), cioè le forme tradizionali della Kultur, subì una gravosa sconfitta, ma scomparve così poco dal mondo quanto la ragione è capace di eliminare nell’uomo angosce e desideri. Il 1945 non trasformò il pensiero storico in un permanente inno trionfale, ma dovette al contrario offrirgli nuovi scandali, non appena al posto della guerra civile europea esplose un conflitto tra i vincitori, che in quanto lotta ideologica fra due superpotenze divenne al tempo stesso una guerra civile mondiale».

Riprendendo sempre più, dalla seconda metà degli anni Sessanta, le tesi espresse da Carl Schmitt in conferenze allo Stato Maggiore Spagnolo del Caudillo Francisco Franco, sintetizzate nel prezioso volumetto “La teoria del partigiano” pubblicato in Italia da Adelphi, Nolte arrivava già dagli anni ’70 alla conclusione storiografica-filosofica intuitiva che tale messianismo totalitario globalista, che Yalta non riusciva a suo avviso a ben concretizzare, non sapeva incarnare l’altezza dei tempi storici; di conseguenza Nolte descrisse la nuova resistenza su base nazione del cosiddetto nazionalfascismo neo-romantico metamorfosato e rimodellato dalla crisi della globalizzazione comunista o liberal.

Di conseguenza egli rilesse, del resto coerentemente con la tesi fondamentale de “I tre volti del fascismo” che vide nel ‘900 l’epoca del fascismo (come già il bolscevico Zinov’ev aveva dichiarato), tutta la storia successiva e futura all’insegna della rinascita degli spiriti nazionali che avrebbero resistito all’omologazione totalitaria e forzata; lo stesso “terzo radicalismo” Internazionalista, quello dell’11 Settembre islamista di Osama Bin Laden, mostrava per Nolte gli stessi limiti della classica visione astratta trascendente nella sua versione leninista bolscevica o liberal che fosse, non possedendo quel radicamento strategico che avrebbero avute le culture nazionaliste e le identità nazionali.

In questa prospettiva, se Mussolini, secondo Nolte, fu l’archetipo e l’uomo più rappresentativo del Novecento in quanto capace di radicalizzare il nazionalismo rivoluzionario come Antimarxismo Integrale e AntiGlobalismo sovversivo (Cfr. Nolte, Il Giovane Mussolini), volendo oggi attualizzare la visione noltiana senza dubbio l’India del Bharatiya Janata Party (Partito del Popolo Indiano) è allo stato odierno la nazione che fornisce l’esempio di archetipo della resistenza nazionalista contro la trascendenza teorica e pratica della Sinistra Radicale neo-leninista e globalista.

Indubbiamente, questo è un fatto che chi ha studiato le sue opere ben sa, Nolte seppe prevedere già dai primissimi anni Novanta la nascita di qualche cosa assai simile al MAGA trumpiano negli Usa, ma il caso indiano ci sembra ancor più esemplificativo, almeno in tale specifico contesto. Non a caso, V. D. Savarkar nel saggio che delinea i fondamentali principi dell’odierno nazionalismo hindutva – “L’essenza dell’Hindutva” – rielabora nel contesto nazionale indù i classici valori del Romanticismo italiano mazziniano.

Se è d’altra parte vero che non solamente Damodar Savarkar, come già detto l’ideologo del nazionalismo indù, ma anche Gandhi si consideravano entrambi eredi spirituali di Giuseppe Mazzini, è però un fatto che i decenni successivi all’Indipendenza indiana dal colonialismo britannico, con il Congresso di J. Nehru sempre in posizione egemone, dunque con la visione strategica gandhiana quale linea direttiva, vedevano New Dehli di fatto al servizio dell’Imperialismo Sovietico di Mosca, non in posizione di concreta autonomia strategica.

Lo sbandierato non allineamento fu solo teorico e formale, nei momenti decisivi della guerra fredda l’India socialista di Nehru si trovava in posizione subalterna rispetto a Mosca. Di conseguenza il tanto sbandierato patriottismo gandhiano si traduceva in sudditanza all’Imperialismo marxista e in un vero e proprio Sub-Imperialismo.

Ben differente il caso dell’odierna India nazionalista di Modi – considerato tra l’altro dal Capo Gabinetto del Governo Draghi, A. Funiciello, lo statista più lucido e strategico del mondo – che correttamente è stata definita da Pankaj Mishra più “italiana” e più “romanticista” di quanto lo fosse o lo sia stata con la Sonia Ganhdi, a causa del nazionalfascismo di fondo che la caratterizzerebbe.

Noi oggi sappiamo, in termini certi e definitivi, che Narendra Modi vuole realizzare storicamente il grande sogno di Chandra Bose, “l’eroe” del nazionalismo antimperialista e filofascista morto a Taiwan nell’agosto 1945 a causa di un attentato quasi certamente compiuto dagli imperialisti sovietici. Nell’anniversario della nascita di Bose, il 23 Gennaio 2023, Modi ha dichiarato che l’India odierna tende a incarnare il modello archetipico del condottiero antimperialista dello scorso secolo. Il 23 gennaio 2023 è stato il giorno definitivo della comunione tra l’India moderna e la visione del Netaji (Venerato Leader), il filofascista e antimperialista Chandra Bose.

Netaji Subhas Chandra Bose sarà ricordato per la sua feroce resistenza al dominio coloniale occidentale, ha dichiarato il primo ministro Narendra Modi mentre rendeva omaggio al Netaji nel suo anniversario di nascita, che è contrassegnato nella storia indiana come Parakram Diwas.

“Profondamente influenzati dai suoi pensieri, stiamo lavorando giorno dopo giorno per realizzare la sua visione per l’India”, ha aggiunto il primo ministro Modi.

Il primo ministro ha anche inaugurato un modello di un memoriale proposto dedicato a Bose nelle isole Andamane e Nicobare, e ha chiamato 21 isole dopo i premiati Param Vir Chakra. Il memoriale sarà allestito su Ross Island, ribattezzata Netaji Subhash Chandra Bose Dweep nel 2018. Parlando per l’occasione, Modi ha dichiarato: “Il memoriale di Netaji nelle isole Andamane e Nicobare infonderà i Sentimenti del nazionalismo di Netaji Chandra Bose nel cuore delle persone. Ci sono state richieste per creare file segreti pubblici su Netaji, e lo abbiamo fatto. L’intero Paese, da Dehli e Bengala alle isole Andamane e Nicobare, rende omaggio a Netaji, preservando il patrimonio a lui associato”.

Tali espliciti richiami, con tutta loro significativa pedagogia identitaria, ideocratica e antiuniversalista, rendono chiaramente l’India odierna un modello noltiano di nazionalfascismo risorgimentalista antimperialista e antiglobalista.

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