Mese: Maggio 2018

“Doveva farla a pezzi e poi mangiarla”: intercettazione incredibile sul caso Pamela

Quello che emerge dalle intercettazioni delle conversazioni in carcere tra Desmond Lucky e Awelima Lycky, i due fratelli accusati di aver aiutato Innocent Oshegale, l’assassino di Pamela, brutalmente violentata, poi uccisa e infine smembrata, è agghiacciante:

Desmond: «L’intestino è lungo. Come puoi buttarlo dentro al bagno?!».

Awelima: «L’intestino poteva tagliarlo a pezzi».

D.: «Tagliarlo in pezzettini?».

A.: «Sì. Pezzi, pezzi. Così buttava a pezzetti. Così sarebbe stato più facile… Forse lui ha già ucciso una persona così».

D.: «Gli ha tolto tutto il cuore».

A.: «Poteva mangiarlo. Perché non l’ha mangiato?».

D.: «Poteva metterlo in frigo».

A.: «Lo metteva in frigo e cominciava a mangiare i pezzi».

D.: «Così sarebbe stato meglio per lui mangiare il corpo».

A.: «Sarebbe stato meglio. Avrebbe avuto solo il problema per la testa, quella avrebbe dovuto buttarla. Tutto il resto invece lo metteva dentro il frigo e poi quando voleva lo cucinava. »

D.: «Faceva il brodo».

A.: «Sì, continuava a mangiare il brodo poco a poco».

D.: «Se lui avesse avuto un congelatore grande, avrebbe potuto metterlo lì».

A.: «Poi lui quello che non riusciva a cucinare, lo buttava piano piano…».

D.: «Però lui ha detto che non è stata lui a tagliarla e forse per questo stanno ancora investigando».

A.: «Per questo stanno cercando qualcun altro».

Questi due parlano di mangiare il corpo di una ragazza come noi parliamo di organizzare una partita di calcetto: una naturalezza e una disinvoltura che ci rende difficile, socialmente ma prima ancora politicamente, considerare questi due pitecoidi come esseri umani.

Non facciamo l’errore di pensare che siano anormali, sui generis: è la loro cultura. In Africa il cannibalismo è ampiamente praticato, specialmente nelle zone periferiche (che, con l’esclusione delle grandi città e metropoli, in Africa sono assai maggioritarie rispetto al resto del territorio), si richiama al mito del possesso della forza del nemico tramite il mangiare le sue carni o il bere il suo sangue.

Dove è scritto che siamo costretti ad accogliere, sfamare e mantenere questi sub animali all’interno del nostro territorio?

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Di Maio e Salvini: hanno trovato la squadra?

Se la macchina della politica italiana ha camminato a passo d’uomo negli ultimi due mesi, tra ieri e oggi ha invece subito una rapidissima accelerazione: Silvio Berlusconi e la sua Forza Italia si fanno da parte per non ostacolare un governo Lega-5 Stelle, e così Matteo Salvini e Luigi Di Maio possono sedersi ad un tavolo per mettere sul piatto i punti in comune: immigrazione, revisione della legge Fornero, abbassamento delle tasse.

Vincono tutti. Silvio Berlusconi si smarca dall’esito di un potenziale insuccesso per la formazione del governo, e non fa perdere la faccia ai suoi;Matteo Salvini non ha spaccato l’unità della coalizione di centro-destra e ha segnato un gol importantissimo, cioè formare un governo e scongiurare un governo tecnico favorevole ai dogmi suicidi di Bruxelles; Di Maio porta a casa il doppio risultato di aver messo da parte Silvio Berlusconi (la sua esclusione era la conditio sine qua non dei grillini per sedersi ad un tavolo delle trattative) e di poter provare a dare il via ad un governo targato Cinque Stelle.

Peccato non poter essere una mosca per intrufolarsi nel Quirinale e vedere la faccia di Mattarella, che già si sfregava le mani pensando ad un governo tecnico dei suoi amici. Del resto chi crede che questo Presidente della Repubblica sia super partes è uno stupido, in malafede, oppure un misto di entrambe le cose. Contravvenendo alla volontà popolare chiaramente indicata dall’esito delle elezioni nazionali – che hanno sancito la vittoria dei movimenti anti-europeisti – e anche a quella stessa Costituzione che viene citata un giorno si e l’altro pure, non c’è dubbio che Mattarella avrebbe preferito un governo tecnico che portasse avanti le riforme volute dall’Europa e dalla Germania. Del resto il colpo era già riuscito a Napolitano con Monti.

E i sinistri? I sinistri “sbarellano”. Prima sono ritornati sull’Aventino, poi stavano per farsi tentare dalle sirene di Di Maio, sirene che Renzi ha prontamente messo a tacere, e ora vedono che, all’ultimo momento, la barca non affonda più: nessun governo tecnico in cui avrebbero potuto infilare i loro amici. Gli rimane solo da piagnucolare perché Salvini va allo stadio col giubbottino Pivert, marchio legato ad esponenti di CasaPound: un autogol clamoroso, che ha addirittura mandato in tilt il sito di abbigliamento per i troppi ordini ricevuti.

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Ricordate la bandiera nazista dei Carabinieri? Non era una bandiera nazista



Ve la ricordate la famosissima bandiera nazista dei Carabinieri? Quella che aveva fatto il giro del web, che aveva suscitato le ire della Pinotti, che aveva messo sulla graticola un Carabiniere che aveva il solo torto di essere appassionato di militaria? Ne parlammo qui:https://chessaandrea.blogspot.it/2017/12/la-bandiera-nazista-dei-carabinieri-e.html.

A distanza di qualche mese scopriamo che avevamo ragione noi: la bandiera nazista non era una bandiera nazista. 

L’Arma dei Carabinieri ha chiuso il caso: il fatto non sussiste. La bandiera del Secondo Reich non aveva nulla a che fare con il Terzo, quello di Hitler.

Al tg, ovviamente, non ne parlano. Significherebbe essere costretti a dire ciò che è successo veramente, vale a dire che un giornalista è riuscito a montare un caso sensazionale sul nulla, contando anche sull’isteria di una sinistra in costante mancanza di fiato e bisognosa come il pane di questo sensazionalismo da rotocalco.

Chi restituirà al Carabiniere che è stato prosciolto la serenità che gli è stata rubata dalle minacce di morte, dalle vigliaccate scritte a mezzo stampa, dal gelo che gli si è fatto intorno? Nessuno.

Un altro esempio di notizia fasulla, di “fake news”, che i media hanno montato come un fuoco di paglia per poi oscurare totalmente il suo epilogo.

Siamo sempre più convinti che se passasse la legge contro le notizie fasulle tanto decantata dal regime, e questa fosse applicata senza riguardo per alcuno, le grandi testate giornalistiche chiuderebbero nel giro di qualche mese.

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Sergio Mattarella ha violato la Costituzione: è alto tradimento?

Due domande. La prima: la sovranità del popolo che si è espresso nelle elezioni del 4 marzo scorso conta ancora qualcosa? La seconda: il reato di alto tradimento esiste ancora?

Viene naturale chiederselo leggendo le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla manifestazione “The State of the Union” di Fiesole:

“Pensare di farcela senza l’Europa significa ingannare i cittadini. […] Il sovranismo è inattuabile. Credere di farcela da soli è pura illusione o, peggio, inganno consapevole delle opinioni pubbliche. […] Tutti sanno che nessuna delle grandi sfide, alle quali il nostro continente è oggi esposto, può essere affrontata da un qualunque Paese membro dell’Unione, preso singolarmente. È da qui che occorre partire per avviare una riscoperta dell’Europa come diun grande disegno sottraendoci all’egemonia di particolarismi senza futuro e di una narrativa sovranista pronta a proporre soluzioni tanto seducenti quanto inattuabili, certa comunque di poterne addossare l’impraticabilità all’Unione. […] Numerosi concittadini europei hanno smesso di pensare che l’Europa possa risolvere – nell’immediato o in prospettiva – i loro problemi. Vedono sempre meno nelle istituzioni di Bruxelles un interlocutore vantaggioso, rifugiandosi in un orizzonte puramente domestico, nutrito di una illusione: pensare che i fenomeni globali che più colpiscono possano essere affrontati a livello nazionale”.

Qualcuno dovrebbe ricordare a Mattarella qualche cosettina. Innanzitutto che gli italiani si sono espressi chiaramente sull’Europa e su come questa “possa risolvere, nell’immediato, i loro problemi”, in questo confermando il momento particolarmente positivo per i partiti anti-euro, non solo in Italia, ma in tutto il resto del continente. Che gli piaccia o meno deve farsene una ragione.

La seconda, forse ancora più importante, è che la sovranità nazionale è un elemento imprescindibile della vita di una Nazione, per l’appunto. Così importante che anche i padri costituenti l’hanno inserita in quella Costituzione che, a quanto pare, serve solo quando si devono citare la Dodicesima Disposizione Transitoria per usarla come un randello morale per mettere a tacere le voci scomode.

E allora sarebbe il caso di fare un ripassino della Costituzione e, ancor più, di farlo fare anche a Sergio Mattarella.

Art. 1. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (principio fondamentale).”

“Art. 5. La Repubblica è una e indivisibile.”

“Art. 52. La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.”

“Art. 87. Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale.”

Avete capito? Difesa della Nazione, Patria una e indivisibile, e popolo pienamente autorevole quando si tratta di esercitare la sovranità. Sopra tutto questo la figura del Capo dello Stato, che salvaguarda l’unità nazionale.

Difesa dei confini nazionali, Patria, sovranità nazionale: ce n’è abbastanza per far venire un colpo apoplettico a Laura Boldrini!

Detto in altri termini: con queste parole Sergio Mattarella, il Presidente della Repubblcia Italiana, ha palesemente violato la Costituzione. Si chiama alto tradimento, e in epoche civili era motivo sufficiente per finire davanti ad un plotone di esecuzione.

Qualcuno tra i magistrati, garanti anch’essi dell’unità e dell’inviolabilità della Patria, hanno qualcosa da dire?

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Ursula Haverbeck

Ursula Haverbeck. Il nome vi dice qualcosa? Probabilmente no. Roberto Saviano non ha scritto nessun articolo carico di pathos e di viva indignazione su Repubblica; Laura Boldrini non ha espresso nessuno sgomento per la violazione della libertà di espressione di un cittadino europeo; i soloni dell’antifascismo e dei diritti umani, sempre pronti a scendere in piazza per difendere i diritti di clandestini, stranieri, transessuali, sono stati comodi comodi nelle loro casucce; Twitter non ha creato nessun “#JesuisUrusulaHaverback, nessun utente lo ha condiviso; Facebook non ha implementato tra le sue funzioni quella di modificare la propria immagine del profilo per solidarizzare con Ursula Haverback.

Per che cosa è stata condannata, questa pericolosa e crudele delinquente? Per quello che è, e rimane, un reato di opinione: aver pubblicamente dubitato dell’olocausto e – udite udite! – custodire in casa propria dei testi revisionisti. Ecco quindi che questa nonnina di 89 anni, che non ha picchiato nessuno, non ha ucciso nessuno, non ha rubato, non ha frodato il fisco, non ha investito un bambino sulle strisce pedonali, viene trasferita in un carcere tedesco dove dovrà scontare 5 anni di pena.

Ursula è solo l’ultimo nome di una lunga lista di martiri revisionisti che sono stati arrestati, qua e là in giro per l’Europa, per aver fatto l’unica cosa che in questo continente è espressamente vietata: dubitare dell’olocausto. A conti fatti, questo avvenimento pseudostorico è rimasto l’unico dogma in cui è obbligatorio credere, pena la perdita della propria libertà e, certe volte, anche della propria salute e incolumità fisica (chiedete a Robert Faurisson, malmenato all’uscita di una università, da dei teppisti ebrei qualche anno fa).

In questa Europa si può arrivare da stranieri e da clandestini senza alcun diritto che si viene accolti, coccolati, e si gode di una sorta di impunità totale per i propri reati, perché, alla fine, qualche coccola-immigrati o qualche solone della sinistra che ti difende sempre, specie se sei negro, lo trovi sempre; si possono acquistare bambini come se si fosse al supermercato; essere omosessuale è quasi una moda: se sei omosessuale le porte del mondo dello spettacolo e del jet set ti vengono spalancate, e tutto è bello e colorato; andare in carcere per aver ucciso qualcuno è difficilissimo: se ti beccano mentre rubi a casa di qualcuno e questo disgraziato, magari spaventato, ti spara qualche fucilata ad altezza gambe, è lui quello che viene condannato, e puoi pure chiedergli i danni.

In questa Europa che si auto-incensa come la patria dei diritti e della democrazia, baluardo della libertà di pensiero, l’unico reato di opinione per il quale si rischia il carcere è solo uno: esprimere dubbi sulla reale veridicità dei fatti storici che secondo la storiografia ufficiale sono avvenuti nella seconda guerra mondiale e che hanno portato allo sterminio cosciente di sei milioni di ebrei. In questa Europa che mette in discussione tutto, in primis la propria sovranità (accogliamo tutti i clandestini, c’è posto per tutti) e la propria cultura (non celebriamo il Natale, non sia mai che qualche islamico se ne abbia a male), che permette tutto a tutti, specialmente agli ultimi arrivati, specialmente se fanno parte di qualche minoranza (omosessuali, clandestini, vegani, antispecisti, obiettori di coscienza), ebbene in questa Europa c’è un’unica cosa sulla quale non si può trasgredire, che richiede una obbedienza cieca e la credenza fideistica di quello che è a tutti gli effetti un dogma storiografico, imposto a suon di intimidazioni fisiche, incarcerazioni e campagne di odio e di diffamazione: esprimere dubbi sull’olocausto.

Per questo si può perfino andare in prigione. Anche se sei una placida vecchina di 89 anni, che ha avuto il solo torto di andare controcorrente rispetto ai padroni del pensiero unico.

Allora, nel nostro piccolo, lo diciamo noi, e sarebbe il caso che lo scriviate anche voi su internet, su Twitter e su Facebook, chè non vi guadagnerete molte simpatie ma almeno dimostrerete che in questo continente non siamo tutti una amorfa massa di coglioni: #JesuisUrsulaHaverback.

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