Mese: Settembre 2017

Il Fascismo esiste e resiste. Alla faccia di Fiano

Entro qualche settimana arriverà in Senato – dopo essere passato alla Camera dei Deputati – il disegno di legge Fiano, che dovrebbe vietare la propaganda fascista su tutto il territorio nazionale. Includendo, nella definizione di “propaganda fascista”, anche la vendita dei soliti gadget (bandiere, vini, busti con la figura di Mussolini) su cui una intera cittadina, Predappio, ha fondato la sua stessa esistenza. Non solo: la legge vieterebbe perfino la cosiddetta gestualità fascista. Oltre all’abusato saluto romano, insomma, state attenti a parlare con le mani sui fianchi e i piedi uniti, oppure a serrare troppo la mascella e ad alzare troppo il labbro inferiore: qualcuno potrebbe scambiare la vostra espressione per la famosa mascella volitiva di Mussolini, e decidere di denunciarvi per apologia di Fascismo.

La demenza di questa legge dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, anzitutto una cosa: che lor “signori” sentono il fiato sul collo di un vento che non tira più nella loro direzione. E reagiscono con l’unica cosa che conoscono meglio: la repressione di regime.

Il gigantesco muro di balle su cui hanno preteso di erigere questa repubblica di massoni, mafiosi e mignotte comincia a mostrare troppe crepe: la propaganda di regime non fa più il suo dovere: troppi, in questo Paese, cominciano a pensare che, riguardo alle vicende che hanno interessato il Nostro paese nella prima metà del Novecento e nel secondo conflitto mondiale, i buoni e i cattivi non stiano solo dall’una o dall’altra parte. L’ultimo blitz con cui dare il colpo definitivo all’identità degli italiani al fine di renderli un mucchio miserabile di bastardi e di rincoglioniti facilmente governabile e manovrabile, non è riuscito: il Ministero dell’Interno, Marco Minniti, ha detto chiaramente che l’introduzione dello ius soli “avrebbe messo in pericolo la tenuta democratica del Paese”. Tradotto significa: se legalizziamo l’invasione di parassiti e di fancazzisti africani che gli italiani sono costretti a subire passivamente sulla propria pelle, questi vengono a sbucciarci come una banana.

L’antifascismo istituzionale non tiene più botta: basta entrare su una qualsiasi pagina Facebook dell’ANPI per vedere, tra i commenti, persone che pubblicano autorevoli inchieste giornalistiche su questi criminali di guerra venduti allo straniero e che hanno favorito l’invasione della Nazione da parte degli angloamericani. Sempre più questi personaggi, che a distanza di ottanta anni mostrano tutta la loro caratura morale perfino difendendo lo stupro e la tortura di Giuseppina Ghersi perché ritenuta una fascista (una ragazzina di tredici anni, è bene ricordarlo) trovano quello che meritano: insulti e pernacchie.

Davanti al ritorno di una ideologia che nonostante tutto non si è riusciti a fermare con disposizioni transitorie e leggi anti-apologia, questa gente ha dovuto prendere atto che sempre più persone, specialmente giovani, sono disposte, nel bene o nel male, a difendere il Fascismo o ciò che il Fascismo rappresentò.

Alle loro democratiche autostrade che crollano giù dopo qualche anno, alle loro volgari palazzine grigie e tristi da parco buoi, il Fascismo oppone i suoi monumenti e le sue opere: l’EUR, la stazione di Milano, la bonifica delle paludi pontine, l’Università di Roma, Cinecittà, Littoria, Pomezia, Sabaudia, Aprilia, Carbonia, Arborea, la sede centrale delle Poste Italiane a Roma, la sede INPS, il Foro Mussolini (ora Foto Italico), i Fori Imperiali, La Sapienza, l’Idroscalo Milanese, il Palazzo di Giustizia di Milano, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la Stazione Ferroviaria di Santa Maria Novella, la Milano-Bergamo, la Milano-Torino, il Ponte del Littorio (oggi Ponte della Libertà) di Venezia, la costruzione di decine e decine di città, la sottrazione all’incuria di centinaia e centinaia di chilometri quadrati di territorio, le strade, le scuole, le università. 

Ai democratici e progressisti Beppe Severgnini e Roberto Saviano il Fascismo oppone Guglielmo Marconi, Filippo Tommaso Marinetti, Giuseppe Ungaretti, Italo Calvino, Gabriele D’Annunzio, Ardengo Soffici, Curzio Malaparte, Filippo Corridoni, Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Massimo Bontempelli, Giovanni Gentile, Giovanni Papini, Mino Maccari, Leo Longanesi, Berto Ricci, Alberto Carocci, Ugo Ojetti, Telesio Interlandi, Ennio Flaiano, Alberto Moravia, Mario Praz.

Al “jobs act” il Fascismo oppone la Carta del Lavoro.

Ad Equitalia il Fascismo oppone l’INFPS.

Ad una Valeria Fedeli che siede sulla poltrona di Ministero dell’Istruzione senza avere nemmeno uno straccio di laurea il Fascismo oppone l’Enciclopedia Treccani, monumentale creazione ad opera di Giovanni Gentile valida ed attuale ancora oggi.

Il Fascismo esiste e resiste. Tra venti anni di Fascismo e ottanta di democrazia il confronto è impietoso. È attraverso il Fascismo che questa classe dirigente fatta di mediocri, di cui Fiano è il più autorevole esponente, vede il riflesso della propria nullità politica, umana, morale, fatta solo di odio, di rancore e di nulla. Perché di Mussolini si continuerà a parlare anche fra cento anni. Di Fiano, una volta archiviata la sua ridicola legge (così ci auguriamo, quantomeno per goderci un delizioso prosecco davanti alla sua faccina piagnucolosa in TV) non si ricorderà nessuno.

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Lo stupro di Rimini: l’integrazione di Boldrini e Bergoglio ha fallito miseramente

Nello stupro di gruppo di Rimini vediamo riprodotta plasticamente tutta la fallimentare politica dell’immigrazione portata avanti dall’Europa e, in special modo, dall’Italia.

Secondo Gentiloni e il governo italiano non ci sarebbe alcuna correlazione tra immigrazione e criminalità: già solo questa affermazione, come abbiamo visto, è stata smentita dai dati che certificano, al di là di ogni dubbio, come – almeno per quanto riguarda i reati sessuali – gli stranieri stuprino in proporzione otto volte di più rispetto agli italiani.

I migranti di Rimini non fanno alcuna eccezione, come hanno potuto sperimentare sulla loro pelle le due donne violentate e il marito di una di queste, che è stato massacrato di botte.

Eppure, secondo la propaganda progressista e radical chic, questi sarebbero i nuovi migranti, quelli desiderosi di integrarsi in Italia, quelli che sono già come noi, e basterebbe solo una legge ad hoc per certificare quello che sarebbe già un dato di fatto.

Balle. Enormi e gigantesche balle che diventano verità solo perché vengono ripetute ripetutamente e ossessivamente dai mass media conniventi e complici.

I tre stranieri arrestati sono marocchini; Butungu, considerato il capo della banda, è congolese. Provenienti da due paesi diversi ma, come hanno testimoniato le amiche ai giornalisti e agli inquirenti, uniti da ciò che l’Africa, indipendentemente dal paese di origine, porta con se: la violenza come metodo privilegiato per confrontarsi con la realtà; il machismo rozzo e brutale; il disprezzo di ogni regola e di ogni codice di comportamento etico, percepiti solo come ostacoli all’affermazione delle proprie pulsioni primarie (le donne, il sesso) e sociali (la bella vita, le belle auto, le scarpe di marca: in nome di ciò tutti e quattro sono coinvolti nella detenzione e nello spaccio di stupefacenti e nella frequentazione di compagnie poco raccomandabili).

 

Tutto ciò, si badi bene, l’Occidente lo ha superato da secoli: il concetto di bene comune, l’idea di una Giustizia super partes che prescinda dal desiderio di vendetta della vittima, l’abnegazione di se in nome di un bene superiore. Di questa civiltà – pur morente, ma ancora viva e pulsante, specialmente se paragonata ad altre civiltà assai meno sviluppate – i cosiddetti “italiani di seconda generazione” non hanno assimilato nulla: l’Italia era solo una terra di conquista dove arrivare e arraffare tutto senza dare niente in cambio.

Insomma: a dispetto delle farneticazioni di Gentiloni, di Minniti e delle Boldrini e dei Saviano, quelli che dovrebbero essere i nuovi italiani, i destinatari della legge sullo “ius soli”, hanno portato con se, senza mitigarle in alcun modo, le antiche pulsioni, le ancestrali tendenze dell’Africa, incompatibili, quando non opposte, alle nostre: non basta un pezzo di carta o le dichiarazioni di un omino con la papalina sulla testa per modificare quello che la tua famiglia, la tua civiltà, il tuo corpo, è da secoli e secoli.

Almeno con questi quattro la tanto decantata integrazione boldriniana e bergogliana non si è realizzata. Per quanti altri immigrati si deve fare questo discorso?

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Gli stranieri stuprano otto volte più degli italiani, e la Sinistra dimostra quanto schifo possa fare

Sono malati di mente, sono ignoranti, sono in malafede. Oppure, ed è, purtroppo, l’ipotesi più probabile, sono un miscuglio di queste tre cose. Di chi parliamo? Dei sinistri, degli antirazzisti, dei centri/cessi sociali, degli attivisti per i diritti umani, e tutto il canagliume che ci gira intorno.

In questi giorni, infatti, hanno il cervello letteralmente in pappa. Non sanno proprio come fare: le statistiche di Repubblica – quindi non suscettibili di essere criticate perché provenienti da un giornale amico loro, sempre in prima fila per lo ius soli e per sostenere l’invasione costante – ci dicono una realtà crudissima: che su 10 reati di violenza sessuale, 4 sono commessi da stranieri, spesso irregolari, sul territorio.

Che cosa rispondono, questi esempi di moralità? Che la società multirazziale è fantastica, perché non c’è un’emergenza immigrazione: “la maggioranza dei reati è commessa da italiani”. Francamente, rispondere a queste scempiaggini sarebbe quasi imbarazzante, ma è comunque doveroso, se non fosse per il fatto che esse vengono strombazzate a volume massimo da tutte le carcasse di regime, dai commentatori alla Saviano e alla Lerner, passando per Boldrini e Bergoglio, per finire con i media mainstream, i portatori del pensiero unico globalista e meticcio.

Non bisogna essere degli scienziati o avere chissà quale laurea per ammettere quello che i numeri mostrano chiaramente: il costo che l’Italia paga per l’immigrazione selvaggia e incontrollata, in termini di coesione sociale e sicurezza, è altissimo.

Su 10 violenze sessuali, 4 sono commesse da stranieri, spesso irregolari, richiedenti asilo, sbandati (come Guerlin Butungu, il capo delle belve di Rimini, che hanno stuprato due donne e hanno picchiato a morte il marito di una delle due). Peccato che gli stranieri nel Nostro Paese siano l’8% della popolazione. Statisticamente ciò significa che ogni 5.300 stranieri uno di loro commette uno stupro; per quanto riguarda gli italiani, invece, uno su 42.000. Ciò significa, né più né meno, che gli stranieri sono portati a commettere stupri e violenze otto volte di più di noi italiani. 

Certamente, la violenza sessuale, da chiunque venga commessa (italiano o straniero che sia) è un reato odioso e come tale deve essere severissimamente punito, a prescindere dalla appartenenza etnica della vita.

Qui, però, parliamo di genti straniere che vengono mantenute e rifocillate nel Nostro Paese pur non avendone alcun diritto (né giuridico né tantomeno morale), e che sono portate otto volte di più a commettere atti di violenza sessuale.

Vedere come la sinistra si agiti cercando di minimizzare questa realtà, di nasconderla, addirittura di capovolgerla (“Gli italiani stuprano più degli stranieri”) è vergognoso; prendere atto della copertura mediatica di cui gode questa clamorosa balla, grazie al fatto che gran parte dell’informazione mainstream sia in mano loro, non può far venire, tra coloro che sono, almeno in minima parte, intellettualmente onesti, un moto di rabbia e di indignazione.

Moralmente abbietta, intellettualmente disonesta, ciecamente anti-italiana, bugiarda e mistificatrice: questa è la sinistra italiana. Una parte politica che si configura, sempre più, come desiderosa a qualunque costo di annientare e disintegrare la Nostra Nazione e la Nostra civiltà. O quel che ne resta.

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Se per gli antifascisti la legge non vale

“Uccidi l’antirazzista che è in te! Fuoco a tutte le sedi della sinistra! Riconosci il vero nemico! Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Sinistra Italiana! Tutte facce della stessa medaglia! Quella antirazzista! E’ ora di chiudere le sedi di sinistra, e se non con le buone allora con il fuoco! La Nostra Patria è solo l’Italia! Fuoco a tutte le sedi della sinistra!” Firmato: razzisti/e, Fascisti/e e Nazionalsocialisti/e.

Immaginatevi un volantino così, esattamente di questo tenore, affisso in varie città d’Italia. Chiudete gli occhi e immaginate: cosa accadrebbe? È una previsione facile: cortei di no global metterebbero a ferro e fuoco intere città, la Presidenta Madonna Boldrini si strapperebbe i capelli in diretta nazionale, l’omino bianco con la papalina che ci dice che se non accogliamo gli immigrati siamo brutti e cattivi terrebbe dieci Angelus al giorno, Fiano piagnucolerebbe per nuove leggi ancora più repressive contro i Fascisti, perché quelle attuali non bastano più, i Tribunali e le questure mobiliterebbero perfino i militari in pensione pur di trovare i pericolosi fascisti che attentano alla democrazia e alla Costituzione Italiana.

Sapete una cosa? Probabilmente saremmo d’accordo. Per diversi motivi. Il primo, il più pragmatico, perché a Noi non porterebbe alcunché di buono: storicamente non siamo proprio nella posizione migliore per andare a dire che le sedi dei nemici politici andrebbero chiuse col fuoco (viviamo in tempi in cui basta alzare un po’ troppo il braccio destro per essere denunciati per apologia di Fascismo); il secondo è quello che abbiamo già esposto nell’articolo “Offese e minacce su Facebook: la Boldrini ha ragione. Proprio perché non siamo come lei” (http://chessaandrea.blogspot.it/2017/08/offese-e-minacce-su-facebook-la.html): rivendichiamo, contrariamente a quello che spesso i nemici viene fatto nei nostri confronti, la facoltà di mettere a tacere gli avversari politici con la sola ed unica forza delle nostre idee senza aver bisogno di manette, nuove leggi repressive, bavagli alle reti sociali, o, peggio ancora, utilizzando la violenza.

Eppure, in questi giorni, volantini del genere stanno circolando tranquillamente in tutta Italia, vengono pubblicati su Facebook come propaganda politica, e nessuno ci trova alcunché da ridire. Basta sostituire “antirazzista” con “razzista”, il Partito Democratico con Casapound e Forza Nuova, i Fascisti e i Nazionalsocialisti con gli antifascisti e gli antirazzisti.

Nessuno trova alcunché da ridire sul fatto che i collettivi della sinistra estrema affiggano questo volantino e lo distribuiscano tranquillamente, senza che La Repubblica ci trovi il minimo spunto per piazzare un bell’articolone in prima pagina sul terrorismo di sinistra che ritorna prepotentemente; nessuno si indigna se una parte politica ben precisa incita a gran voce che si dia fuoco alle sedi degli avversari politici.

Per gli antifascisti la legge non vale, e l’indignazione dei Saviano, dei Lerner e delle Boldrini è solo ed unicamente per ciò che – vero o presunto – viene commesso dalla controparte. Quando ad invocare la violenza ed il fuoco per gli avversari politici sono i teppisti di sinistra, invece, nessun magistrato si sente in dovere di aprire un’indagine per “istigazione alla violenza”. Ah, già: sono troppo impegnati ad indagare quelli che fanno il saluto romano nei cimiteri.

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La Repubblica ha ragione: c’è un’emergenza razzismo.

Per La Repubblica Guerlin Butungu, capo degli stupratori di Rimini, è già diventato una povera vittima di razzismo.
Perché? Perché, non appena trapelate le sue generalità, il suo profilo Facebook è stato riempito di insulti.
Quindi, la redazione del rotocalco di Ezio Mauro è tutta intenta a stracciarsi le vesti e a rimbeccare i responsabili del grave gesto (degli insulti, eh, non dello stupro).
Sorvoliamo sul fatto che il profilo facebook di questo soggetto si prestasse particolarmente a scatenare la rabbia, viste le continue foto in abiti di prima qualità e l’espressione da sbruffone, cose che tutto possono rimandare meno che l’immagine di un povero disperato in fuga da una guerra (infatti, non era in fuga da nessuna guerra e in virtù di cosa si trovasse in Italia dal 2015 non è dato sapere).
Soffermiamoci invece su un dato difficilmente confutabile: ogniqualvolta accadano crimini efferati e venga alla luce il responsabile (o presunto tale) la gente fa puntualmente visita ai profili facebook di costoro e vi lascia una salva di insulti, auguri di morte spesso rivolti anche a figli e resto del parentado e così via.
Accade sempre, non è una novità e non credo che gli scribacchini de La Repubblica lo ignorino.
Non solo: La Repubblica è una testata giornalistica che oltre a NON aver mai (prima d’oggi) speso mezza parola su questa “usanza”, l’ha spesso indirettamente incentivata, in quanto non può certo dirsi che si tratti di un giornale di taglio garantista.
La Repubblica è quella tipica carta straccia che, ad ogni caso di cronaca, propina a tambur battente veline delle Procure senza dare ai difensori diritto di replica, creando un clima malsano per la giustizia (che, come tutti sappiamo, subisce pesantemente l’influenza mediatica, che va a pesare sull’animus del giudicante, ecc.).
Ci voleva evidentemente lo stupratore immigrato per far riscoprire a questi signori il senso del garantismo nei casi in cui a rigore neanche sarebbe dovuto.
Di fronte ad indagati ed imputati italiani che magari si protestano innocenti in ogni modo possibile e immaginabile, gli stessi scribacchini altro non fanno che metterli alla gogna.
Quindi, La Repubblica ha ragione: esiste un grave problema di razzismo.
Il razzismo contro gli Italiani che i suoi scribacchini stanno diffondendo a macchia d’olio.
A costo di diventare improvvisamente garantisti per difendere uno stupratore, purché africano.
Complimenti per la faccia di bronzo (“bronzo” per usare un termine gentile)!

Alessandra Pilloni ,segretario provinciale MFL-PSN Oristano

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