Antonio Legnani
Antonio Legnani,
Comandante della Squadra sommergibili,
Sottosegretario della Marina della RSI
di Paolo Gulminelli
Prefazione
2 grandi Ufficiali di Marina , Antonio ed Emilio Legnani, vincitori in una guerra perduta.
Scrivere una prefazione è sempre un compito arduo e difficile, perché si rischia di andare fuori tema.
Che dire, qui siamo di fronte a 2 Ufficiali Comandanti di Marina che hanno seguito il sentimento dell’Onore, sentendo in pieno la responsabilità del loro potere e rimanendo fermi nei pericoli.
L’onore in questo caso è divenuto carattere di classe accomunando padre e figlio, e permanendo attraverso le differenze individuali come carattere comune ed inconfondibile, capace di imporre doveri più grandi ancora dei privilegi.
Questa fisionomia familiare potrebbe bastare all’influenza dell’individuo alimentandone la sua stima, in modo che si possa esprimere questa “aristocrazia” di comportamento e che la stessa possa essere bene imitata e trasmessa per generazioni.
Auguriamoci che leggendo la vita e le imprese dei Legnani si diffonda tra il Popolo genio ed eroismo come fiamma che illumina e riscalda intorno tutti coloro che hanno «freddo al cuore e buio nel pensiero».
AD MAJORA !!
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^Io non so che ora sono…….. il tempo , per me, si è fermato l’8 settembre 1943….!!!!
Com.te Dino FIORI.
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Presentazione
Fare la presentazione ad un volume che ricorda due esemplari figure di ufficiali della Marina Militare Italiana, ma anche altri che hanno compiuto con onore il loro dovere di soldati, è un bell’invito raccolto, sperando di riuscire a fare alcuneconsiderazioni serene per onorare due nobili e coraggiosi servitori dello Stato, dell’Italia e di quell’insieme di realtà morali e umane che chiamiamo Patria. Non tutti sanno che, proprio nelle vicinanze di Vicenza, a Montecchio Maggiore, fu il comando della Marina della Repubblica Sociale Italiana e a Vicenza concluse la sua vita tragicamente, il 20 ottobre 1943, l’Ammiraglio Antonio Legnani che da appena un mese aveva assunto l’incarico di Sottosegretario di Stato alla Marina nella neonata Repubblica Sociale Italiana. Egli perì in quello che da più parti, con importanti testimonianze, come si vedrà in più punti del volume, è stato definito uno “strano incidente” nella periferia della città a Borgo San Lazzaro mentre viaggiava in auto in direzione proprio del Comando di Montecchio Maggiore. Già l’Auto , onoriamo oggigiorno la qualità dei prodotti Italiani, evviva l’Orgoglio < ALFA ROMEO >, l’ingegno multiforme Italiano. Infatti l’ALFA ROMEO che conduceva l’Ammiraglio Antonio Legnani ed il suo Staff era un ALFA ROMEO 8 – C di 2900 cc/ di Cilindrata con più di 180 Cavalli /CV ( costruita in una 10/ina di esemplari).
Ma il destino vuole che anche un altro ammiraglio trovi la morte a Vicenza nelle concitate ultime giornate di guerra al nord. Il 28 aprile del 1945 l’Ammiraglio Ubaldo degli Uberti, responsabile dell’Ufficio Stampa e Propaganda della Marina della RSI, di stanza sempre presso il Quartier Generale di Montecchio Maggiore, viene colpito da militi di un posto di blocco tedesco che non riconosce il veicolo come amico e, gravemente ferito, viene portato in ospedale a Vicenza dove muore poche ore dopo. Questo secondo episodio è particolarmente toccante per due motivi. Il figlio dell’Ammiraglio, Riccardo Maria, che stava ritornando dalla Germania, era a Vicenza a passare la notte mentre il padre moriva in ospedale ma nulla sapeva di quello che stava accadendo. Altrettanto toccante una singolare circostanza: non molti mesi prima, nel 1944, l’Ammiraglio passeggiando per Vicenza aveva notato con stupore sulla facciata della duecentesca chiesa francescana di San Lorenzo lo stemma della sua antica e nobile famiglia Degli Uberti. Lo stemma era in bassorilievo su un’arca sulla quale si leggeva, e ancora si legge, sia pure a fatica, “Qui giace Lapo degli Uberti ”.
Lapo, era figlio del Farinata dantesco, in esilio da Firenze come ghibellino. Politico e poeta, 18 anni più anziano di Dante, fu podestà a Verona e a Mantova e Vicario dell’Imperatore Arrigo VII e incontrò più volte Dante. L’Ammiraglio Degli Uberti scrive subito a Ezra Pound, suo grande amico, “Chissà che anch’io non debba morire ghibellino in esilio per destino”.
Come si leggerà, nel testo sono presenti altri decorati di entrambe le parti in cui fu divisa l’Italia in quell’infelice circostanza ma qui è da ricordare che, come riferito da Emilio, figlio di Antonio Legnani, pochi giorni prima dell’8 settembre 1943, il il padre gli disse: “L’amico Karl Dönitz mi ha preannunciato che, se gli italiani non riprenderanno a combattere a fianco dei tedeschi, mezza Italia, da Milano a Roma, sarà polonizzata, cioè sarà ridotta ad una seconda Polonia perché questi sono gli ordini categorici di Hitler…. Noi siamo destinati a morire, e lo faremo per il Paese perché cercheremo, con il nostro sacrificio di impedirglielo.” Non solo, pochi giorni prima di accettare la nomina a sottosegretario alla Marina Repubblicana egli andò a chiedere consiglio all’ottantaquattrenne Grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel, gloria della Marina Militare Italiana, che non aveva aderito alla RSI, eppure gli disse: “Non abbia dubbi o pentimenti per la strada che ha scelto. Si ricordi che in ogni epoca della storia vi sono stati, da ogni parte, grandi patrioti e l’essenziale è che le loro opere e le loro azioni siano state esclusivamente ispirate al supremo bene e interesse della Patria.”
A questo punto voglio ricordare che, mentre in Italia non vi sono cimiteri militari prima della Grande Guerra, gli USA, che sono una repubblica da quasi un secolo, iniziano a seppellire i loro caduti insieme in aree a cura dell’esercito mezzo secolo prima in quello che diventerà il cimitero nazionale di Arlington e che appena trentacinque anni dopo la fine della guerra di Secessione, nel 1900, il Congresso autorizzò a raggruppare in un’area apposita ad Arlington i soldati confederati
in segno di riconciliazione dopo la sanguinosa guerra civile che aveva visto complessivamente circa 700.000 caduti contro i 290.000 della seconda guerra mondiale e mi chiedo: quando avremo un simile gesto di riconciliazione in Italia?
N.B./ NOTA BENE
Invero l’incidente occorso all’Ammiraglio Antonio Legnani il 20 ottobre 1943 è molto simile a quello accaduto al Generale Reinhard HEYDRICH < L’Uomo dal Cuore di Ferro>, Governatore della Boemia e della Moravia il 27 maggio 1942 a PRAGA , ferito mortalmente da granate intrise di Setticemia ( vds: Missione Antropoid) , in effetti in entrambi gli incidenti
c’è lo sicuro zampino del S.O.E. inglese / Special Operations Executive.
Paolo Gulminelli
Antonio Diomede Legnani
Nasce ad Asti il 28 gennaio 1888 e durante un viaggio di servizio al Q.G di Gargnano (BS) muore il 20 ottobre 1943 sulla Statale n.11 Vicenza-Verona in conseguenza d’una imboscata all’auto (resta ferito il Capitano di Vascello Ferruccio Ferrini, Segretario Generale del Ministero).
Pluridecorato fin dalla 1.Guerra Mondiale, sarà un Ammiraglio di Squadra punito dai regi insieme al precedente Comandante in Capo dei sommergibili Ammiraglio di Squadra Mario Falangola e all’Ammiraglio Giovanni Galati.
Comandante dell’ 8. Divisione Incrociatori che il 9 luglio 1940 partecipa all’azione di Punta Stilo (Golfo di Squillace in Calabria) e Comandante in Capo della Squadra Sommergibili dal 2 agosto 1941 al 25 luglio 1943. il 23 settembre 1943 entra a far parte del Governo repubblicano e ha incarico di Sottosegretario e di Capo di S.M. della Marina Repubblicana, con sedi a Belluno e a Vicenza (i successori avranno sede a Montecchio Maggiore). L’Ammiraglio Falangola (in RSI, fino al termine della guerra, è Presidente del Consiglio Superiore della Marina) il 30 settembre 1943 aveva ricevuto le consegne del Ministero Marina dal Segretario Generale Ammiraglio di Divisione Emilio Ferreri, Commissario della “Città aperta Roma”, poi trasmesse ai generali Chieli e Chirieleison.
Il figlio Emilio è M. d’ O. per aver affondato il 3 agosto 1942 al largo della Crimea un incrociatore con il MAS 568, agli ordini della M. d’ O. Curzio Castagnacci, operante con la IV Flottiglia MAS.
Con sede e Stato Maggiore a Belluno e con Capo di Gabinetto Mario Leoni, per aggirare l’iniziale ostilità tedesca a nuovi Comandi italiani per combattimenti in mare, istituisce a Genova e Venezia Comandi Servizi Marina premessa dei Comandi operativi del 1944. Questi ultimi Comandi della Marina Repubblicana diverranno comprensivi dei Reparti naviganti (la cosiddetta “Marina nera”) e dei Reparti naviganti della X Flottiglia MAS. I Reparti di Fanteria di Marina manterranno Comandi autonomi che da metà 1944 vengono radunati nella Divisione “Decima”.
Le medaglie di Antonio Legnani
Cenni sul primo Comandante della Marina della RSI
Premessa
Questa nota intende richiamare l’attenzione su Antonio Legnani, Ammiraglio che ricoprì l’incarico di primo responsabile della Marina della Repubblica Sociale Italiana e che sicuramente può essere considerato una figura centrale per la Marina italiana durante il secondo conflitto.
In particolare, con metodo induttivo, si tenterà di ricostruire a grandi linee la fifura di quest’Ufficiale, partendo dalle sue medaglie per descrivere la sua opera. Ci proponiamo inoltre, di suscitare l’interesse di qualche storico “di mestiere” che possa adeguatamente indagare sulla sua tragica e misteriore fine.
Quest’articolo vede la luce soprattutto grazie ai contatti avuti con il figlio dell’Ammiraglio Legnani, il Comandante Emilio, anch’egli prestigiosa figura della storia della nostra Marina, medaglia d’oro al valor militare (MOVM).
Dall’entrata in Marina alla Prima Guerra Mondiale
Antonio Legnani nasce ad Asti il 28 gennaio 1888. Entra in Accademia nel 1905 e consegue il grado di Guardiamarina nel 1908. A questo punto, però, continueremo a tracciare la biografia analizzando le sue medaglie. E’ stato, infatti, il suo medagliere, veramente splendido, a suscitare in noi l’interesse per Antonio Legnani.
Già dal primo esame che avemmo occasione di effettuare del medagliere di Antonio Legnani sorse in noi qualche curiosità: tante, bellissime medaglie, eppure mancava qualche cosa… sì, mancavano alcune medaglie che avrebbero dovuto essersi. Medaglie non di pregio, ma comuni nei medaglieri degli alti ufficiali di quel periodo, pensammo in particolare all’Ordine della Corona d’Italia, il segno per eccellenza di fedeltà alla Casa sabauda, e la commemorativa interalleata della Prima Guerra Mondiale, il simbolo dell’amicizia italiana con Stati Uniti, Regno Unito e Francia. Queste due decorazioni non erano lì. Semplice caso o piuttosto frutto di una precisa scelta? Le aveva tolte per non appesantirsi o perché considerate medaglie non degne?
L’esame del suo documento matricolare dovrebbe fornirci l’elenco completo, nel giusto ordine, delle medaglie che gli sono state attribuite, tuttavia, come vedremo vi sono molti aspetti non chiari. Tale documento, inoltre, non riporta le decorazioni, con le eventuali motivazioni, conferitogli da altri Paesi. Una sola eccezione, nel documento matricolare è menzionata una decorazione tedesca, Croce di ferro di 2a classe concessa nel 1941, che invece non è presente nel medagliere.
Dal documento matricolare, nel periodo precedente alla Prima Guerra Mondiale il Nostro risultava già decorato delle seguenti medaglie:
– Medaglia commemorativa per l’opera soccorritrice prestata nei luoghi devastati dal terremoto del 1908 (questa medaglia non è però presente nel medagliere):
– Medaglia commemorativa guerra italo-turca 1911-1912, con relativa barretta;
– Medaglia a ricordo delle Campagme d’Africa;
– Medaglia di bronzo al valor militare, concessa nel 1912 “per ardimento dimostrato nel tentare la cattura di un sambuco presso la costa araba sostenendo a tale scopo un vivace combattimento contro il nemico superiore in numero”.
Ma è con il primo conflitto mondiale che il medagliere di Antonio Legnani assume un aspetto imponente. Oltre, infatti, alle “classiche” medaglie che vennero concesse a tutti i combattenti delle Prima Guerra Mondiale, ossia:
– commemorativa della prima guerra mondiale con fascette relative agli anni 1915, 1916,1917, 1918;
– croce al merito di guerra;
– medaglia cosiddetta “interalleata” (come già segnalato, non presente nel medagliere);
– commemorativa dell’Unità d’Italia 1848-1918;
Legnani viene decorato di ben tre medaglie d’argento e di due medaglie di bronzo al valore militare.
Alla fine della prima guerra mondiale solo tre ufficiali di Marina possono contare nel loro medagliere quattro medaglie d’argento, e precisamente: Costanzo Ciano, Gennaro Pagano di Melito e Luigi Rizzo.
Le motivazioni delle cinque medaglie al valor militare ci raccontano la partecipazione di Legnani al conflitto. Nel periodo dicembre 1915 – gennaio 1916, Legnani è in Albania, a Medua (oggi Shengjin), ove conquista la prima medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione: “Sempre sprezzante del pericolo, ha saputo replicatamente infondere con esempio di coraggio e di freddezza, la calma negli equipaggi indigeni, nelle truppe sbandate e nella popolazione ossessionata, richiamando con l’opera sua civile i soldati al lavoro militarmente indispensabile per mettere in salvo, sotto ripetuti attacchi di navi e di velivoli nemici, armi e viveri abbandonati su galleggianti e sulla spiaggia e riportando lodi di ammirazione da alte autorità dell’Esercito e della Marina francese e inglese”.
Nel febbraio 1916 è sempre in Albania, ma questa volta lo troviamo a Durazzo, ove merita una seconda medaglia d’argento al valor militare per lo sgombro della città dando “prova di mirabile coraggio, slancio, iniziativa e perizia nel cooperare a mettere in salvo le truppe del presidio in difficili condizioni militari e marinaresche, sotto il fuoco nemico”.
Infine nel periodo agosto 1916 – gennaio 1918 è nell’Alto Adriatico, ove guadagna la sua terza medaglia d’argento al valor militare in quanto: “Ufficiale in 2a e comandante di sommergibili ha compiuto trenta missioni di guerra in prossimità della costa nemica, dimostrando perizia ed ardimento ed in occasione di un incontro col nemico calma e prontezza di decisione”.
Sempre per le operazioni in Adriatico nel gennaio e nel settembre 1918, viene insignito anche di due medaglie di bronzo al valor militare. Leggiamo le rispettive motivazioni: “su un attacco di siluranti contro ben munita base nemica, coadiuvava efficacemente il proprio Comandante, dimostrando serena calma ed alto sentimento del dovere”, ed ancora: “Comandante di sommergibile, con abilità e ardire eseguiva una difficile missione sulla costa nemica, attraverso passi minati”.
La partecipazione di Antonio Legnani alla guerra ’15-’18 è più volte ricordata in un libro di Pagano di Melito. Questi, tra le varie notizie riportate, segnala anche che l’Ammiraglio inglese Troubridge propose Legnani per il conferimento del Distinguished Service Order e “tenne la parola”, non è chiaro però se la decorazione fu realmente conferita e purtroppo il documento matricolare non ci aiuta sul punto.
Il primo dopoguerra e la Seconda Guerra Mondiale
Grazie al suo estratto matricolare, possiamo constatare che il medagliere del Nostro continua a crescere anche nel periodo tra le due Guerre Mondiali, e ricordiamo le seguenti decorazioni:
– Cavaliere della Corona d’Italia nel 1920 (come segnalato, nessuna insegna dell’Ordine della Corona d’Italia è presente nel medagliere di Legnani);
– Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro nel 1924 (decorazione correttamente non presente nel medagliere in quanto sostituita dai gradi superiori dello stesso ordine);
– Ufficiale della Corona d’Italia nel 1931;
– Croce d’oro per anzianità di servizio militare, sormontata da corona reale, nel 1936 (nel medagliere, ritroviamo, però, la croce di anzianità non sormontata da corona reale);
– Ufficiale dei SS. Maurizio e Lazzaro nel 1938 (decorazione misteriosamente presente nel medagliere, in quanto successivamente gli fu conferito il grado – e la relativa insegna – di commendatore, che avrebbe dovuto sostituire la croce di Ufficiale. L’insegna di commendatore non è invece presente);
– Grand’Ufficiale della Corona d’Italia nel 1939.
Sempre nel periodo tra le due guerre, il Nostro deve aver avuto qualche speciale relazione con il Regno di Serbia, Croazia e Slovenia. Tale informazione, non ricavabile dal documento matricolare, si può però desumere dalla presenza, nel medagliere, del distintivo di sommergibilista del Regno di Serbia, Croazia e Slovenia, utilizzato tra l’altro solo nel periodo 1927-29.
Siamo arrivati così al 1939, anni in cui viene conferita ad Antonio Legnani la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia (OMS). I dati sulla attribuzione di questa concessione non sono però univoci. Mentre, infatti, il documento matricolare segnala l’attribuzione per benemerenze acquistate in dipendenza delle operazioni di Spagna (Sovrano motu proprio del 31/7/1939), l’elenco dei decorati della Marina dell’OMS fa risalire la concessione all’occupazione militare dell’Albania, sempre nel 1939. Questa pubblicazione riporta anche la seguente motivazione: “Ufficiale ammiraglio di elevate virtù militari, ha collaborato validamente – con ferma fede, spirito di abnegazione, intelligente attività – all’organizzazione e alla mobilitazione delle unità, dei mezzi e dei servizi, per operazioni conclusesi col trionfo della Patria”. Ricordiamo che, oltre al Legnani, per le operazioni militari in Albania, furono decorati, con la croce di Grand’Ufficiale dell’OMS, Domenico Cavagnari e, con la croce di Cavaliere, Candido Bigliardi, Arturo Riccardi e Odoardo Somigli.
Con la Seconda Guerra Mondiale alla croce di Cavaliere si aggiungerà quella di Ufficiale dell’OMS. La decorazione verrà conferita per l’opera svolta nel periodo giugno 1940 – giugno 1941, come recita la motivazione: “Comandante in guerra per un anno di una Divisione di incrociatori, ha compiuto in modo esemplare numerose missioni per protezione del traffico e per attacco a posizioni costiere nemiche e ha partecipato ai combattimenti di Punta Stilo e del Mediterraneo Orientale, dimostrando in ogni occasione elevati doti di capo e di combattente”.
A tale proposito è opportuno segnalare due ulteriori curiosità del medagliere di Antonio Legnani. La croce di Cavaliere OMS che segue quella di Ufficiale OMS è stranamente portata al contrario, mostra pertanto il verso e non il recto. Ed ancora, l’OMS si compone di cinque classi (Cavaliere di Gran Croce, Grand’Ufficiale, Commendatore, Ufficiale, Cavaliere) e come recita il regolamento “il militare che, dopo conseguita una croce dell’ordine, ne ottenesse un’altra di classe superiore, porterà solamente quest’ultima”, ovverosia il grado superiore sostituisce l’inferiore e così pure l’insegna. Per tal motivo nel medagliere di Antonio Legnani si sarebbe dovuta trovare la sola croce di Ufficiale e non anche quella di Cavaliere dell’OMS. Correttamente, invece per quanto riguarda l’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, troviamo una sola insegna relativa a questo ordine. Tuttavia, la croce di Ufficiale mauriziano sarebbe dovuta essere stata sostituita da quella di Commendatore, conferitagli nel 1940.
Seppur non ritroviamo alcuna testimonianza nel medagliere (ovviamente!), è opportuno ricordare che Legnani fu presente ad un altro dei momenti topici della nostra Marina nella Seconda Guerra Mondiale: i fatti di Gaudo e Matapan nel marzo 1941. Legnani, in tale occasione, si trovava sempre al comando della VIII Divisione incrociatori (Duca degli Abruzzi e Giuseppe Garibaldi). Tuttavia la VIII Divisione non fu direttamente coinvolta nell’assurda notte di Matapan.
Sempre durante il periodo di guerra, nel 1942, Legnani viene nominato Ammiraglio di squadra e gli viene conferita la medaglia di onore di lunga navigazione.
L’insieme delle ricompense ricevute rende l’idea dell’importanza e del ruolo di Antonio Legnani, che dal dicembre 1941 all’8 settembre 1943 ricopre l’incarico di Comandante della Squadra sommergibili.
Testimonianza della stima goduta anche da parte degli alleati, si possono ammirare nel suo medagliere una placca dell’Ordine al merito dell’Aquila Germanica e una commenda (il nastro è purtroppo tagliato) dell’Ordine del Sacro tesoro, conferitagli dal Giappone.
Manca invece nel medagliere la già citata Croce di ferro di 2a classe, concessa nel 1941 (come trascritto nel documento matricolare). Tuttavia, nel medagliere è presente il nastrino della Croce di ferro di 2a classe, misteriosamente collocato sotto la placca dell’ordine dell’aquila tedesca. Ma, aspetto ancora più interessante è che dalla documentazione fotografica acquisita, l’Ammiraglio Legnani era decorato anche di Croce di ferro di 1a classe.
Arriviamo, infine al periodo precedente la famosa seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943 che avrebbe sfiduciato Mussolini. Legnani era destinato, per volontà del Duce, ad assumere il Ministero della Marina.
Interessante la testimonianza del figlio dell’Ammiraglio a tale proposito. Questi parla quantomeno di leggerezza nell’immaginare l’accoppiata Legnani – Ministro e De Courten – Capo di Stato Maggiore della Marina: non vi era, infatti, accordo tra i due sulla linea da seguire. Diverse saranno, infatti, le strade che i due seguiranno: De Courten (e la flotta) al sud, Legnani, con miserrime forze, al nord.
E’ ancora il figlio che ricorda l’ultimo gesto dell’Ammiraglio, come Comandante della Squadra Sommergibili: “…tenuto all’oscuro dell’armistizio gia firmato il 3 settembre, aveva mandato in mare tutti i battelli disponibili, come del resto l’Ammiraglio Bergamini aveva predisposto l’uscita della Squadra Navale alla disperata contro il convoglio di Salerno. Solo all’ultimo minuto fu possibile fermare la squadra navale”.
La partecipazione alla Repubblica Sociale Italiana
Al Maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani toccò il compito di organizzare la difesa della neocostituita Repubblica Sociale. Egli mantenne per sé la carica di Ministro della Difesa Nazionale e nominò due sottosegretari come vertici della Marina e dell’Aeronautica, rispettivamente l’Ammiraglio di squadra Antonio Legnani e il Colonnello Ernesto Botto (MOVM).
Tra i motivi per cui l’Ammiraglio Legnani aderì alla Repubblica Sociale, il figlio rileva anche i contatti avuti dal padre dal padre con il Grande Ammiraglio Doenitz, che lo informò del programma di “polonizzare” l’Italia centro – nord.
Legnani fu presente alla prima riunione del Consiglio dei Ministri del Governo Fascista Repubblicano Sociale tenuta presso l’Ambasciata di Germania a Roma il 23 settembre 1943. E’ interessante notare che il verbale riporta al punto 8: “Legnani chiede la parola per proporre che venga effettuata un’accurata discriminazione anche fra coloro che aderiscono e tutti sono del suo parere”. La dichiarazione di Legnani, da tutti condivisa, registrata in un verbale particolarmente succinto è forse un sintomo della grande stima di cui Lagnani godeva. Legnani è presente anche alla seconda riunione del Consiglio dei Ministri, tenuta il 28 settembre 1943 alla Rocca delle Caminate. In tale riunione, venne approvato, su proposta del Ministro della Difesa Nazionale, uno schema di decreto riguardante la promozione dell’Ammiraglio di Squadra Antonio Legnani ad Ammiraglio d’Armata con anzianità di grado e decorrenza amministrativa dal 23 settembre 1943.
Esiste un interessantissimo documentario dell’Istituto Luce che ha filmato tale riunione, nella stessa occasione sono state scattate le due foto qui rappresentate. Nella prima vediamo, l’Ammiraglio Legnani, con i gradi di Ammiraglio di Squadra, uscire dalla riunione. Sulla porta si vede sil suo A.d.B. (Aiutante di Bandiera), riconoscibile dalle cordelline.
Si noti che Legnani indossa l’uniforme, quella della Regia Marina, che non ha subito ancora le modifiche repubblicane, quali la rimozione delle stellette e la corona sul fregio del berretto. Nel primo piano, sotto il distintivo di sommergibilista, si possono contare 20 nastrini, ma purtroppo la qualità della foto e il bianco e nero non ci permettono di riuscire a individuare con chiarezza tutti i nastrini.
Un ulteriore interessante documento fotografico, ritrae l’Ammiraglio Legnani alla testa del corteo del 1° ottobre 1943 a Roma, insieme a Graziani, Ricci, Barracu e Stahel. La manifestazione ebbe luogo dopo il discorso di Graziani tenuto al teatro Adriano, in occasione del raduno di ufficiali già appartenenti al Regio esercito. La manifestazione si concluse con il corteo che dopo aver attraversato la città giunse all’Altare della patria.
Il ruolo, seppur breve, dell’Ammiraglio Legnani all’interno della RSI è riconosciuto nella storiografia del periodo. L’Ammiraglio Legnani aveva, infatti, inviato al Grande Ammiraglio Doenitz un nutrito programma di ricostituzione della Marina, ma la risposta tedesca fu negativa.
Dopo circa trenta giorni dall’assunzione della carica di responsabile della Marina repubblicana (o “repubblichina”, come molti preferiscono dire), l’Ammiraglio Legnani perde la vita in un incidente automobilistico. Fu vero incidente?
Lapidario il documento matricolare dell’Ammiraglio sul punto: “in territorio occupato dal nemico dal 9/9/1943 al 20/10/1943, data del decesso a seguito di incidente automobilistico. Durante il predetto periodo prestò servizio nella Marina della R.S.I. con la carica di Sottosegretario di Stato. Non è stato sottoposto a discriminazione”.
Preziosa, ancora una volta, la testimonianza del figlio: “…dei cinque occupanti, fu l’unico a morire con una misteriosa ferita alla nuca!”. In automobile, oltre all’autista, erano presenti l’attendente dell’Ammiragio, un marinaio di cui, dopo l’incidente, si persero le tracce,il Tenente di vascello Lesen d’Aston e il Capitano di fregata Ferruccio Ferrini che sostituirà Legnani nell’incarico di responsabile della Marina della RSI.
A questo punto si apre un interrogativo, chi poteva avere interesse ad eliminare Antonio Legnani?
Laddove lo “incidente” fosse stato provocato, perché l’altra parte non diffuse la notizia?
In particolare, laddove la responsabilità dell’incidente fosse degli uomini della Repubblica Sociale, perché il Governo del Sud e gli Alleati non pubblicizzarono ampiamente tale notizia, né durante né dopo il conflitto? Ciò avrebbe gettato certamente discredito sul Governo della RSI.
Qualora, invece, l’incidente potesse essere fatto risalire al Governo del Sud e agli Alleati, perché nell’ambiente della Repubblica Sociale non fu subito diffusa la notizia?
Senza voler fare alcun paragone tra diversi individui, coloro che furono eliminati, si pensi ad Ettore Muti, perché contrari (rectius probabilmente contrari) a cambi di alleanze, furono venerati nella RSI come veri e propri martiri. Potrebbe, in realtà ritenersi comprensibile l’interesse della RSI a sottacere lo “incidente”, a minimizzare, per non abbattere il morale di quanti erano in procinto di recarsi al Nord. Sempre, a tale proposito, il figlio ricorda che nell’Italia del Sud alla radio (Radio Bari) si parlò di un agguato. Venne inoltre diffusa la notizia che durante i funerali “di stato” ci fu una sparatoria durante la quale anche il figlio dell’Ammiraglio, il Tenente di vascello Emilio Legnani fi ucciso. Ciò confermerebbe l’utilizzo dell’evento per scoraggiare le adesioni alla RSI, salvo puoi rimuoverlo per non dover approfondire eventuali paternità.
Il Comandante Emilio Legnani a tale proposito ricorda un’ulteriore peculiarità. Partecipò ai funerali del padre, in territorio della Repubblica Sociale, in divisa della Regia Marina, ovverosia, senza aver tagliato la corona dal fregio del berretto e portando le stellette….nessuno protestò.
Una cosa è certa, nel dopoguerra è calato un velo di silenzio sulla figura di Antonio Legnani.
Guido FERRARO
Lo strano “ incidente ” dell’Ammiraglio Legnani: un’esecuzione britannica?
L’Ammiraglio d’Armata Antonio Legnani, nato ad Asti il 28 Gennaio 1888, pluridecorato della Grande Guerra, fu l’unico Ammiraglio di alto rango che non tradì l’alleanza con la Germania, schierandosi sotto le bandiere della RSI.
Già Comandante in Capo di tutti i Sommergibili della Regia Marina, Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia e Croce di Ferro Tedesca di Seconda Classe, dopo l’infausto 8 settembre 1943 divenne Ministro per la Marina (ovvero Sottosegretario per la Marina Repubblicana) nel corso della prima riunione di Governo del nascente Stato Nazionale Repubblicano d’Italia, avvenuta a Rocca delle Caminate il 23 Settembre.
Essendo un personaggio adamantino e carismatico egli faceva paura agli Angloamericani che temevano potesse esser esempio tra alcuni titubanti Ufficiali della Regia Marina passati alle loro dipendenze: per questo fu decisa la sua eliminazione ad opera di elementi dello Special Operation Executive (SOE). Operazione avvenuta con successo il 20 Ottobre 1943, a Borgo San Lazzaro, sulla Statale 11 Vicenza-Verona.
Un’eliminazione poi camuffata sotto il profilo di “incidente automobilistico” che stese un velo di silenzio decennale su quanto avvenuto.
Egli fu sicuramente un esempio per tutti quegli Italiani che mantennero fede alla parola data e la sua morte fu la testimonianza di quella tragica guerra civile che dilaniò il Nord Italia.
Una guerra civile, tra l’altro, fomentata dalle trasmissioni di Radio Bari che ogni giorno diramava elenchi di fascisti da uccidere concludendo con la stessa parola d’ordine: “Uccideteli, colpiteli alle spalle, massacrateli”.
La sua storia, inabissatasi ben presto nella generale mattanza che coinvolse la RSI in quel biennio di sangue, si perse del tutto, anche perché quell’”incidente automobilistico” liquidò il tutto sotto la sigla delle fatalità. In realtà, si trattò – come sostengono alcune testimonianze – di un’imboscata organizzata da Agenti Speciali britannici.
Anche dell’Ammiraglio si persero per sempre notizie e solo negli ultimi anni, grazie all’interessamento di alcuni studiosi che sostenevano la “pista inglese” dell’omicidio, si è potuto finalmente individuare il luogo ove egli riposa il sonno degli eroi: il Cimitero di Canzo (Como).
Il Presidente dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della RSI Italo Pilenga si è recato nel piccolo paese sulle tracce dell’Ammiraglio caduto, riuscendo ad individuare la sua tomba e a porgere, dopo tanti anni di oblio, i dovuti onori militari.
PG
Tratto da L’Ultima Crociata anno LXX N. 1 Febbraio 2020
Ricostruzione degli avvenimenti:
L’incidente è il 20 ottobre1943 alle 10. Dopo la morte in ospedale la salma è portata al Palazzo del Governo, ancora oggi sede della Prefettura, per la camera ardente. La cronaca con “La morte dell’Ammiraglio Legnani” stranamente è del 22, confermato da “l’altro ieri” del testo.
Il 21 giungono in aereo generali dell’Esercito, dell’Aeronautica, della Milizia e un ammiraglio oltre una Missione della Marina Germanica e addetti militari delle nazioni alleate. Il 22 vengono celebrati i funerali, vedi la cronaca del 23. Alle 11 la bara esce dal Palazzo del Governo, portato a spalle da ufficiali della Marina, e viene portata con carro funebre in cattedrale per il solenne rito funebre officiato dall’arciprete mons. Roveran.
Alla fine la bara viene collocata su un autocarro funebre per il trasporto a Cassano d’Adda, residenza della famiglia, per essere tumulata poi nella tomba di famiglia della moglie a Canzo, a 70 km da Cassano d’Adda.
Da “La voce del marinaio”
Blog a carattere marinaresco. Storie, avvenimenti, curiosità, fatti e personaggi di marinai e gente di mare.
Antonio Legnani, Ammiraglio
23 Gennaio 2015
di Paul Borghi
…riceviamo e pubblichiamo questa testimonianza.
Caro Ezio,
sei fortunato perché la storia dell’ammiraglio Antonio Legnani la conosco moderatamente bene: egli dopo essere stato il Comandante di tutti i sommergibili dopo l’8 settembre fu il primo grande Ammiraglio che non passò con il nemico!
E ciò rodeva di brutto ai badogliani e a tutti gli altri ammiragli traditori!
Dimmi come si può seguire l’onore di un Giuramento ubbidendo ad un Re che è il primo che tradisce questo giuramento?
Tu sai che all’ingresso delle Accademie e delle Scuole C.R.E.M.M. vi era la scritta: “Per la Patria e per il Re“. Questo motto credo non ce lo hanno mai fatto capire ed analizzare, perché?
La resa ed il tradimento, come diceva Junio Valerio Borghese, bollano per secoli un popolo di fronte al mondo. Per questo l’Ammiraglio Antonio Legnani dava fastidio e lo hanno fatto fuori, in un agguato partigiano con elementi dei S.A.S. inglesi, se volete saperne di più trovate il Maresciallo dei CC Adelino Nardon che sta a Valle di Cadore ( BL).
La vicenda dell’ammiraglio Legnani è legata ad un altra vicenda poco nota ai più, la vicenda dello spionaggio a favore della Francia negli anni 30 compiuto da Ugo Traviglia e Camilla Agliardi, attraverso il trafugamento di carte segrete (progetti per nuove corazzate) avvenuto all’interno di Palazzo Marina a Roma.
Se trovate il libro “I fucilati di Mussolini ” di Enzo Magrì, c’è un bel capitolo che parla appunto di questa vicenda, dove c’è descritto il collegamento al nostro Ammiraglio che fu il Presidente della Corte Marziale che poi condannò alla pena capitale Ugo Traviglia (fucilato a Forte Bravetta). Sarebbe bello investigare sulla sorte di Camilla Agliardi condannata all’ergastolo da Mussolini e poi liberata durante le radiose giornate della liberazione …non vorrei che sia diventata presidente di una fondazione bancaria, andando in moglie ad un facoltoso bresciano/bergamasco…!
Brani e illustrazioni tratti dal libro “I due Legnani” di Gianni Bianchi e Paolo Gulminelli, di prossima pubblicazione per i tipi delle edizioni Sarasota.