2 Aprile 2017
Il nemico peggiore vive in mezzo a noi
Donald John Trump Jr., il figlio del Presidente degli Stati Uniti, ha in queste ore ripreso una frase che, durante una intervista, pronunciò Sadiq Khan, attuale sindaco di Londra: “E’ necessario mettere in conto gli attacchi terroristici, soprattutto nelle grandi metropoli”. Ora che anche Londra è per l’ennesima volta sotto attacco terroristico queste parole suonano ancora più agghiaccianti del momento in cui furono pronunciate. Quasi come se l’Europa e l’Occidente ormai siano costretti a convivere quotidianamente con il terrorismo, come se quest’ultimo fosse una cosa assolutamente normale, alla stregua di un terremoto, di un evento atmosferico improvviso, di una calamità che nessuno avrebbe potuto prevedere. Non ci vogliamo rassegnare a vivere così. Non ci vogliamo rassegnare a questo modello di pensiero. Saltare in aria sulla metropolitana o essere falciati da un kalashnikov impugnato da un terrorista islamico non è la stessa cosa di una pioggia torrenziale. L’Europa, in tutto questo, ha responsabilità precise, chiarissime, evidenti e lampanti. Perché il nemico, prima di tutto, lo abbiamo in casa. E non esiste nemico più pericoloso di quello che non sappiamo di avere. Il nostro primario nemico è, innanzitutto, chi continua a favorire – per loschi interessi economici (quello che ormai chiamiamo, senza mezzi termini, il business dell’accoglienza che, come disse Buzzi in una intercettazione telefonica, “conviene più della droga”) – l’invasione del continente europeo da parte di genti straniere, spesso provenienti da nazioni i cui valori e i cui stili di vita sono enormemente diversi da noi, se non opposti (si pensi alla concezione della donna o al trattamento riservato agli animali), che ormai considerano l’Europa alla stregua di una terra vergine da conquistare e da depredare a piacimento. Anche Erdogan, il Primo Ministro turco, su questo punto è stato chiarissimo, come ben prima di lui lo era stato, più di cinquant’anni fa, Benito Mussolini: i popoli fecondi sono destinati a dominare, perché in grado di vincere una sorta di guerra di numeri sulle grandi distanze. Viceversa i popoli sterili sono destinati a soccombere.
Il nostro primario nemico è quella schiera costituita dai fanatici dell’accoglienza, che con pietose e ridicole argomentazioni hanno completamente aperto le porte all’invasore, e continuano a “maneggiare” per farne arrivare ancora di più, cercando, con il vergognoso assenso di tutti i mass media e di tutti i partiti politici (salvo pochissimi, tra i quali noi) di far passare tutti coloro che vorrebbero mettere un freno all’immigrazione incontrollata come dei biechi razzisti, subumani, usciti da una caverna, con l’osso in testa e la clava in mano.
Il nemico sono coloro che hanno programmato, decenni fa, l’invasione e la distruzione etnica del nostro continente, al fine di farci diventare tutti un popolo di miserabili e di bastardi, molto più facilmente controllabili. Perché un popolo di rincoglioniti, dediti esclusivamente a guardare programmi televisivi da imbecilli, ad ascoltare solo musica da imbecilli, e in cui il libro più venduto del 2016 è “Cinquanta sfumature di grigio”, è certamente molto più manipolabile di un popolo di patrioti, che amano la propria Nazione e la propria gente, e sono disposti a combattere per difenderla.
Il nemico sono coloro che hanno apertamente sostenuto la resistenza anti-Assad, facendoci credere che quelli che tagliavano le teste dei nemici e violentavano le bimbe di dieci anni fossero i famosissimi “ribelli moderati”, ampiamente finanziati da un Occidente complice e vigliacco.
Il nemico sono coloro che hanno finanziato primavere arabe, colorate, arancioni e chissà cos’altro, per destabilizzare nazioni straniere pienamente sovrane.
Il nemico sono coloro che vorrebbero far passare il terrorismo islamico come si fa passare un monsone, una pioggia torrenziale, un terremoto, un periodo di siccità: un qualcosa di quasi normale, con il quale convivere, ancor più se si vive o si lavora in una grande città.
Sarebbe ora di prendere consapevolezza di questo, e cacciare via al più presto Presidenti del Consiglio che si improvvisano scafisti e maître à penser alla Saviano che dal loro attico di New York si augurano premier europei africani. Con qualche calcio nel culo ben assestato, possibilmente.