10 Novembre 2017
Piagnucolano perfino per qualche figurina…
In un Paese normale, la vicenda relativa alle figurine di Anna Frank (che alcuni tifosi della Lazio avrebbero affisso allo stadio per prendere in giro i giocatori della Roma) sarebbe stata derubricata a presa in giro di cattivo gusto. Chiunque sia andato almeno una volta nella vita allo stadio sa bene, infatti, come tra le tifoserie – in special modo quelle appartenenti alla stessa città – sia in vigore l’ironia più assoluta e pungente, spesso ben oltre i limiti del politicamente corretto e del bon ton. Dagli insulti all’arbitro a quelli rivolti alle mamme dei giocatori, passando per le foto ironiche che vengono pubblicate sulle reti sociali, le tifoserie avversarie non se le sono mai mandati a dire. Eppure è bastato questo episodio per scatenare, su tutti i principali organi di stampa, una vera e propria crocifissione in sala mensa dei tifosi della Lazio e della società, costretta a genuflettersi davanti al potere giudaico alla Sinagoga di Roma con una corona di fiori che poi è stata buttata nel Tevere (i giudei, evidentemente, hanno giudicato questo atto riparatore di poco valore). Una isteria e una rabbia bavosa e livorosa ha pervaso tutti i principali media, con i nostri politici che non hanno perso l’occasione per inchinarsi davanti agli ebrei in atti di sottomissione e riparazione. Verrebbe da chiedersi dove stia l’indignazione e l’isteria di questi signori davanti alle quotidiane notizie di cronaca in cui i protagonisti sono immigrati, o dove erano mentre in questa Nazione chiudono più di ventimila imprese all’anno, o dove i poveri sono diventati in poco meno di una quindicina di anni quasi cinque milioni. Servi. Sempre e comunque.