13 Maggio 2018
Ursula Haverbeck
Ursula Haverbeck. Il nome vi dice qualcosa? Probabilmente no. Roberto Saviano non ha scritto nessun articolo carico di pathos e di viva indignazione su Repubblica; Laura Boldrini non ha espresso nessuno sgomento per la violazione della libertà di espressione di un cittadino europeo; i soloni dell’antifascismo e dei diritti umani, sempre pronti a scendere in piazza per difendere i diritti di clandestini, stranieri, transessuali, sono stati comodi comodi nelle loro casucce; Twitter non ha creato nessun “#JesuisUrusulaHaverback, nessun utente lo ha condiviso; Facebook non ha implementato tra le sue funzioni quella di modificare la propria immagine del profilo per solidarizzare con Ursula Haverback.
Per che cosa è stata condannata, questa pericolosa e crudele delinquente? Per quello che è, e rimane, un reato di opinione: aver pubblicamente dubitato dell’olocausto e – udite udite! – custodire in casa propria dei testi revisionisti. Ecco quindi che questa nonnina di 89 anni, che non ha picchiato nessuno, non ha ucciso nessuno, non ha rubato, non ha frodato il fisco, non ha investito un bambino sulle strisce pedonali, viene trasferita in un carcere tedesco dove dovrà scontare 5 anni di pena.
Ursula è solo l’ultimo nome di una lunga lista di martiri revisionisti che sono stati arrestati, qua e là in giro per l’Europa, per aver fatto l’unica cosa che in questo continente è espressamente vietata: dubitare dell’olocausto. A conti fatti, questo avvenimento pseudostorico è rimasto l’unico dogma in cui è obbligatorio credere, pena la perdita della propria libertà e, certe volte, anche della propria salute e incolumità fisica (chiedete a Robert Faurisson, malmenato all’uscita di una università, da dei teppisti ebrei qualche anno fa).
In questa Europa si può arrivare da stranieri e da clandestini senza alcun diritto che si viene accolti, coccolati, e si gode di una sorta di impunità totale per i propri reati, perché, alla fine, qualche coccola-immigrati o qualche solone della sinistra che ti difende sempre, specie se sei negro, lo trovi sempre; si possono acquistare bambini come se si fosse al supermercato; essere omosessuale è quasi una moda: se sei omosessuale le porte del mondo dello spettacolo e del jet set ti vengono spalancate, e tutto è bello e colorato; andare in carcere per aver ucciso qualcuno è difficilissimo: se ti beccano mentre rubi a casa di qualcuno e questo disgraziato, magari spaventato, ti spara qualche fucilata ad altezza gambe, è lui quello che viene condannato, e puoi pure chiedergli i danni.
In questa Europa che si auto-incensa come la patria dei diritti e della democrazia, baluardo della libertà di pensiero, l’unico reato di opinione per il quale si rischia il carcere è solo uno: esprimere dubbi sulla reale veridicità dei fatti storici che secondo la storiografia ufficiale sono avvenuti nella seconda guerra mondiale e che hanno portato allo sterminio cosciente di sei milioni di ebrei. In questa Europa che mette in discussione tutto, in primis la propria sovranità (accogliamo tutti i clandestini, c’è posto per tutti) e la propria cultura (non celebriamo il Natale, non sia mai che qualche islamico se ne abbia a male), che permette tutto a tutti, specialmente agli ultimi arrivati, specialmente se fanno parte di qualche minoranza (omosessuali, clandestini, vegani, antispecisti, obiettori di coscienza), ebbene in questa Europa c’è un’unica cosa sulla quale non si può trasgredire, che richiede una obbedienza cieca e la credenza fideistica di quello che è a tutti gli effetti un dogma storiografico, imposto a suon di intimidazioni fisiche, incarcerazioni e campagne di odio e di diffamazione: esprimere dubbi sull’olocausto.
Per questo si può perfino andare in prigione. Anche se sei una placida vecchina di 89 anni, che ha avuto il solo torto di andare controcorrente rispetto ai padroni del pensiero unico.
Allora, nel nostro piccolo, lo diciamo noi, e sarebbe il caso che lo scriviate anche voi su internet, su Twitter e su Facebook, chè non vi guadagnerete molte simpatie ma almeno dimostrerete che in questo continente non siamo tutti una amorfa massa di coglioni: #JesuisUrsulaHaverback.