PER L’ONORE D’ITALIA: OMAGGIO AGLI EROI DI NETTUNIA

Il 22 gennaio 1944 gli Anglo-Americani sbarcavano sul litorale laziale costituendo una testa di ponte ad Anzio, distante dalla Capitale appena una cinquantina di chilometri.  Roma sembrava, ormai, a portata di mano. Il Comando Germanico inviò il Maggiore Paracadutista Walter Gericke a fronteggiare la situazione con un Gruppo da combattimento formato da sparuti Reparti eterogenei trovati sul posto. Con essi riuscì a ben contrastare le truppe sbarcate. Successivamente affluirono Reparti corazzati e la IV Div.  Fallschirmjager, che contennero la pressione del VI Corpo d’armata statunitense. Le contrapposte posizioni, tenute dai contendenti, diedero origine a quello che divenne il ‘Fronte di Nettuno’.

Pochi giorni dopo, alla Divisione Paracadutisti Germanici si aggregò – con non poche difficoltà, a causa della diffidenza tedesca –  il Battaglione Paracadutisti ‘Nembo’, comandato da quel meraviglioso Soldato che risponde al nome del Capitano Corradino Alvino. Trecento italiani riprendevano, organicamente, a combattere contro gli invasori Anglo-Americani. Finiva così, in parte, l’amarezza e la rabbia nel sapere che Roma era difesa soltanto da truppe straniere. Tedeschi, nostri alleati, ma pur sempre stranieri.

Al Nord la RSI, sorta da appena quattro mesi, faceva sforzi giganteschi per organizzare, addestrare, equipaggiare, armare e sopportare logisticamente le centinaia di migliaia di volontari che accorrevano ai vari Reparti in via di costituzione, tutti protesi e ardentemente desiderosi di combattere contro gli invasori del suolo italico. Ritenendo, questi ultimi, i soli nemici avverso i quali l’Italia si era battuta onorevolmente per trentanove mesi, sino al tradimento settembrino ordito da certi figuri in combutta con quel Savoia che non seppe morire come un vero re.

Per gli avvenimenti che si erano susseguiti tra luglio e settembre, i Tedeschi, ovviamente, non si fidavano più di noi, anche se, alla data dell’8 settembre, in Patria e fuori dei confini, 180.000 uomini erano rimasti al loro fianco. Non fosse altro per non macchiare – nei secoli a venire – l’onore della nostra razza.

La Xa Flottiglia MAS, le Camicie Nere della M.V.S.N. e i Paracadutisti non ammainarono la bandiera della Patria. Mentre l’Esercito regio si dissolveva e la Flotta da battaglia alzava a riva il ‘pennello nero’ – segno che contraddinse i pavidi, gli inetti, gli ignavi e i furbastri ‘benpensanti’- a Porta S. Paolo, in quel di Roma, il Generale Gioacchino Solinas, con i suoi Granatieri, oppose resistenza ai tedeschi, per non consegnare loro le armi.  Altro che eroismo contro il ‘nazifascismo’: Solinas e i suoi uomini aderirono alla Repubblica Sociale Italiana.

Successivamente, il Generale prestò servizio presso lo Stato Maggiore dell’Esercito repubblicano e, dal giugno ’44, comandò il Centro Complementi destinati alle Divisioni dell’Esercito di Mussolini. La falsa retorica antifascista si è appropriata di eroismi e benemerenze, inserendoli nella sua vacua storiografia. Come nel caso del Vice brigadiere Salvo D’Acquisto che, da Carabiniere in servizio sul territorio della RSI, viene camuffato da eroe resistenziale.

La battaglia per Roma, iniziata il 22 gennaio, continuò per quattro mesi, sino al 4 giugno. Per gli eserciti ‘alleati’ non fu davvero una semplice passeggiata nonostante l’enorme potenziale bellico messo in campo.  In quei 134 giorni d’inferno, i Paracadutisti di Alvino, di Rizzatti e di Sala, i Marò di Bardelli, di Mataluno, di Nesi, i Legionari SS di Degli Oddi, gli Aerosiluranti di Faggioni e Marini stupirono amici e nemici, coronando in un alone di gloria l’olocausto delle giovani vite di migliaia di Caduti.

Il primo Reparto a raggiungere il Fronte di Nettuno fu, come accennato, il Battaglione Paracadutisti “Nembo” di Alvino. Aggregato alla IV Divisione Fallschirmjager il “Nembo” entrò in linea l’8 Febbraio. Il 16 partecipò a un contrattacco germanico, con tale irruenza e combattività da suscitare l’ammirazione incondizionata e il compiacimento dei Parà tedeschi che, in fatto di guerra seriamente combattuta, non erano certo degli sprovveduti. Il “Nembo”, in continui combattimenti, si coprì di gloria, mettendo in grossa difficoltà gli Anglo-Americani che pagarono un prezzo altissimo in perdite umane. Il Battaglione venne citato nel bollettini di guerra dell’Alto Comando Germanico. I tedeschi erano strabiliati dell’ardore e dell’aggressività dei nostri al punto che, anch’essi, attaccavano le postazioni avversarie al grido di ‘Nembo’. Al fosso della Moletta, gli uomini di Alvino diedero i meglio di se stessi. Le perdite superarono i due terzi degli effettivi. Un mese dopo l’arrivo al Fronte,  il Battaglione, ridotto a una Compagnia, prese il nome di Cmp. ‘Nettuno-Nembo’ e tornò in linea combattendo sino al giorno 4 e poi ripiegando, ancora, fino al 30 di giugno.

A fine febbraio, intanto, da La Spezia partiva per Nettuno il Btg.  Fanteria di Marina ‘Barbarigo’ della X Flottiglia MAS, agli ordini del Capitano di Corvetta Umberto Bardelli. Dopo molte richieste e insistenza, millecento Marò riuscirono a coronare il loro sogno: quello di vedere in faccia il nemico invasore. A Nettuno, tra il lago di Fogliano, il canale Mussolini, Borgo Piave, Cerreto Alto e Borgo Sabotino, ebbe origine il mito del ‘Barbarigo’. Esso ci tramanda le imprese e il valore dei Marò, l’abnegazione dei Sottufficiali, l’eroismo indomito degli Ufficiali di questo straordinario Battaglione. Di questo mito vanno fieri i protagonisti superstiti e inorgoglisce tutto il combattentismo repubblicano. Quei ‘mille’ giovani, anzi giovanissimi, del ‘Barbarigo’, superarono epicamente i ‘mille’ di Leonida alle Termopili.

A Nettuno, articolati nelle Compagnie l° ‘Decima’, 2° ‘Scirè’, 3° ‘Iride’, 4° ‘Tarigo’ e 5° Cannoni, unitamente al Gruppo Artiglieria X ‘S. Giorgio’ aggregato al ‘Barbarigo’, gli uomini di Bardelli furono tutti eroi. Gli ultimi giorni di maggio e i primi di giugno, videro l’accanita resistenza e l’estremo sacrificio di tutte le compagnie. La 1° a Borgo S. Michele e Borgo Pasubio, la 4° fu l’ ultima a lasciare il Fronte dopo aver contrattaccato gli americani all’arma bianca. Fogliano, Gorgolicino, Norma, Colleferro, difese zolla dopo zolla, metro dopo metro. E Cisterna, dove non rimane in piedi un solo uomo del II Plotone 2° Cmp.

Il Comandante Tenente Sandro Tognoloni, per il suo eroismo, verrà decorato di Medaglia d’oro al V.M.. Ancora il 2, 3 e 4 giugno, l’indimenticabile Tenente di Vascello Giulio Cencetti, con una Compagnia di Formazione – l’Ultima – fronteggia gli ‘alleati’ alle porte di Roma che lascia, transitando per Piazzale di Ponte Milvio, alle ore 13.30 del 5 giugno ’44. Al Labaro del ‘Barbarigo’ venne concessa la Medaglia di Bronzo VM con questa motivazione: “Armato essenzialmente di fede e di coraggio chiedeva di essere inviato al Fronte di Nettuno per riscattare l’Onore della Patria tradita. A fianco dell’Alleato fedele, in tre mesi di lotta asperrima contendeva fino all’estremo alle orde travolgenti dei nuovi barbari il possesso di Roma immortale dando luminose prove di strenuo valore e consacrando col sangue dei migliori il sacro diritto d’Italia alla vita e alla rinascita. Fronte di Nettuno – Roma, 4 marzo-4 giugno 1944”.

Il Gruppo di Artiglieria XII ‘S. Giorgio’ affiancò il ‘Barbarigo’ che da poco era entrato in linea a Nettuno.  Il Gruppo, al comando del Capitano Renato Carnevale, era ordinato su due Batterie cannoni da 105 mm. e una Batteria da 75 mm.  Gli uomini del ‘S. Giorgio’ si impegnarono nel durissimo compito, opponendo le loro bocche da fuoco ai terrificanti cannoneggiamenti e bombardamenti provenienti dalle linee avversarie e dal mare e dal cielo.  Quotidianamente, senza sosta, con tiri di accompagnamento, di interdizione, di alleggerimento, di controbatteria, contrastando animosamente ed efficacemente la pressione nemica. Il ‘S.  Giorgio’ rimase in linea a tutto il 3 giugno, sparando sino all’ultimo proiettile.

La X MAS concorse alla difesa di Roma anche con i suoi Reparti navali. A Fiumicino venne costituita – meglio dire: creata – la ‘Base Sud’ dei Mezzi d’assalto di superficie.  Il comando venne assunto dal Tenente di Vascello Domenico Mataluno.  Tra mille difficoltà di ogni tipo, innumerevoli furono le uscite in mare dei Mezzi in dotazione, alla ricerca di naviglio nemico. Notti insonni, attese snervanti, spesso con mare forte.  Il 20 febbraio venne scoperto, attaccato e colpito con siluro un cacciatorpediniere. Il 28 dello stesso mese venne affondata una corvetta. Stessa sorte subì l’incrociatore inglese ‘Penelope’. L’ultimo eroico Comandante fu il Tenente di Vascello pilota Sergio Nesi, Medaglia d’argento al V.M. sul campo per aver attaccato e colpito una corvetta nemica. La ‘base Sud’, al suo comando, operò sino al 4 giugno ’44.

In aprile entrò in linea, sul Fronte di Nettuno, il II Btg. del I Rgt. SS italiana, al comando del Tenente Colonnello Federigo degli Oddi. Per il valoroso comportamento nei combattimenti e per l’aggressività dimostrata in ogni circostanza, il Labaro del Btg. fu decorato con la Medaglia d’argento.  Soldati eccezionali che si imposero all’ammirazione per l’indiscusso valore ed audacia.  Vale ricordare, tra i tanti, l’episodio nel quale dieci Legionari SS tennero un settore del Fronte, lungo 400 metri, contro reiterati attacchi di forze di gran lunga superiori e che non portarono ai risultati sperati. Un altro caposaldo, nella notte tra il 27-28 aprile, difeso da sette giovani Legionari SS, venne investito dall’attacco di due Compagnie fucilieri appoggiate da carri armati e fuoco d’artiglieria. Dopo dura resistenza la posizione fu, giocoforza, abbandonata. La notte successiva, un pattuglione di trenta Legionari SS riconquistarono, con azione irruente e decisa, il caposaldo.

Nel mese di maggio, anche il Battaglione ‘Debica’ della Legione SS italiana raggiunse il Fronte schierandosi tra S. Marinella e Fiumicino. Il ‘Debica’ in ogni azione fu all’altezza delle aspettative, coprendosi di gloria e lasciando sul terreno oltre il 50% degli effettivi. Il valore dei Legionari SS fu ricompensato con ben quarantacinque Croci di Ferro e cinquantasette Promozioni per merito di guerra.  Dopo ‘NETTUNO’ i Legionari della SS italiana furono autorizzati a fregiarsi delle mostreggiature nere anziché rosse.  Parificazione di alto valore morale.

A fine maggio, raggiunse il Fronte di Nettuno anche il Reggimento Arditi Paracadutisti italiani.  Gli arditi dei cielo combatterono strenuamente a Castel Porziano, Ardea, Castel di Decima e all’Acquabona, dove cadde eroicamente il Comandante del Rgt. Maggiore Mario Rizzatti Medaglia d’Oro alla Memoria. Ai Paracadutisti venne affidato il compito di costante retroguardia del Fronte in fase di ripiegamento. Questo significò il quotidiano contatto con un nemico mille volte più numeroso e dotato di mezzi e volume di fuoco inestinguibili.

Per l’eroico comportamento dei Paracadutisti, lo schieramento italo-tedesco potè effettuare un regolare sganciamento dalla pressione della V Armata USA. Le perdite superarono il 60% dell’organico reggimentale. Il Gagliardetto del Btg. ‘Folgore’ fu insignìto di Medaglia di Bronzo. Le decorazioni individuali furono: tre Medaglie d’Oro V.M. alla Memoria, dodici d’Argento alla Memoria, diciassette d’Argento V.M. sul campo, sedici di Bronzo e Dodici Croci di guerra al V.M..

Nei mesi in cui fu combattuta la battaglia per la difesa di Roma, fu presente, su quel Fronte, anche l’Artiglieria Contraerea e la risorta Aeronautica della RSI. In particolare, le ali repubblicane parteciparono con il Gruppo Aerosiluranti, costituito dal valoroso Capitano Carlo Faggioni. Un mese dopo avere giurato fedeltà alla RSI, sette aerosiluranti entrarono in azione di guerra, al largo di Nettuno, colpendo due navi nemiche. Era la prima vittoria dell’A.N.R.. Subito dopo gli aerosiluranti attaccarono a Capo Circeo, dove colpirono un cacciatorpediniere, un grosso piroscafo e tre navi trasporto.  La notte del 10 aprile, con un altro attacco, furono silurate tre navi nemiche.  In questa azione cadeva il Comandante Faggioni.  Il 4 giugno, mentre Roma veniva occupata dalle armate ‘alleate’, il Gruppo Aerosiluranti, al comando dei Capitano Marino Marini – che aveva sostituito Faggioni – alle ore 21, con dieci SM 79, attaccava la munitissima base di Gibilterra, mettendo a segno tutti i siluri su altrettante navi nemiche.

La battaglia in difesa di Roma è entrata nella Storia d’Italia tingendola con l’azzurro di questo inestimabile medagliere. Alle Bandiere:  – Medaglia d’Argento V.M. al Labaro del II/I Rgt. SS italiana. – Medaglia di Bronzo V,M. al Labaro del Btg.  ‘Barbarigo’ della Xa – Medaglia di Bronzo V.M. al Labaro del Rgt.  Arditi Paracadutisti Italiani; individuali:  – 3 Medaglie d’Oro V.M. alla Memoria – 15 Medaglie d’Argento V.M. alla memoria – 2 Medaglie di Bronzo V.M. alla Memoria – 1 Medaglia d’Oro V.M. sul campo – 75 Medaglie d’argento V.M. sul campo – 28 Medaglie di Bronzo V.M. sul campo – 37 Croci di guerra V.M. sul campo – 94 Croci di Ferro.

L’epopea dei Paracadutisti, dei Marò, dei Legionari SS, degli Artiglieri, degli Aerosiluranti e dei Mezzi d’assalto della Xa Flottiglia MAS è patrimonio che viene onorato e si perpetua nel Campo della Memoria di Nettuno.

da: www.italia-rsi.it

A completamento dell’articolo sopra riportato aggiungo le cifre riguardanti le perdite subìte dai combattenti italiani nella “Battaglia per Roma”:

  • Nembo: 70%
  • Barbarigo: 50%
  • SS italiane: 75%

Sono cifre che parlano da sole.

Giuliano Scarpellini

Amministratore

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