Adesso insegniamo agli africani come portarsi a letto le nostre donne

Gli immigrati sono a tal punto una risorsa, a tal punto perfettamente integrabili nella nostra cultura, che dobbiamo addirittura fare dei corsi appositi in cui si insegna loro che la donna ha gli stessi diritti dell’uomo, che non è un oggetto, e che se dice di “No” ad un rapporto sessuale allora significa davvero “no”, e non si è autorizzati a prenderla comunque o ad esercitare violenza su di lei.

L’esatto opposto, per intenderci, di ciò che accadde a Colonia la notte di Capodanno di due anni fa, dove centinaia e centinaia di donne tedesche furono stuprate e molestate sessualmente da bande di scatenati immigrati africani.

Non siamo ironici: un corso del genere esiste sul serio. La cooperativa Il Leone Rosso, di Carpi, ha organizzato un corso sessuale specifico per i migranti, in cui si insegna loro come approcciare le donne italiane, cosa dir loro, cosa si può fare e cosa non si può fare.

Li andiamo a prendere sulle coste straniere, li alloggiamo comodamente in alberghi e resort dove hanno tutto il tempo di lamentarsi se non prende il wifi o se la pasta al sugo è troppo scotta, li tolleriamo per le nostre strade mentre portano delinquenza, criminalità e sporcizia, e ora, come è giusto, insegniamo loro anche come portarsi a letto le italiane. 

5 miliardi di euro all’anno spesi ottimamente per diventare ospiti a casa nostra e per farci cancellare dalla faccia della terra. Ricordatevene, quando questi criminali di sinistra vi chiederanno il voto.

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La Raggi alla ricerca dei voti antifascisti, senza senso del ridicolo

Se Virginia Raggi spendesse anche solo la metà del tempo in cui ciarla a vanvera di antifascismo per cercare di amministrare Roma allora la capitale d’Italia, probabilmente, sarebbe una delle migliori città del mondo. Evidentemente, però, il tentativo è quello di cercare di acchiappare più voti possibile, magari rosicchiandoli al PD o tra le frange degli estremisti di sinistra, sperando che la cittadinanza (e gli elettori) si possano dimenticare, nell’urna elettorale, le strade fatiscenti, i cumuli di immondizia agli angoli delle strade, le bande di sbandati nordafricani che hanno preso possesso di piazze, strade, stazioni, parcheggi e dettano ormai legge.

È in questo senso che deve essere vista la costante escalation antifascista della Raggi e della sua amministrazione: l’ultima “perla”, in ordine di tempo, è il discorso che ha pronunciato in occasione della presentazione del documentario di Pietro Suber, “1938. Quando scoprimmo di non essere più italiani”, l’ennesimo documentario condito dal solito piagnisteo giudaico per le leggi razziali.

Sappiamo di essere una voce completamente fuori dal coro, ma giova ripeterlo: le leggi per la difesa della razza furono emanate in un preciso momento storico, vale a dire quando la lobby ebraica dichiarò una guerra mondiale senza quartiere al Terzo Reich e all’Italia fascista, e che, di fatto, contenevano tali e tante esenzioni nei confronti dei cittadini italiani di razza ebraica da essere, di fatto, inapplicabili.

“Abbiamo già avviato le procedure e le verifiche per far sì di rinominare tutte quelle strade e piazze della Capitale che sono state intitolate a coloro che sottoscrissero il Manifesto della razza”, ha chiosato il sindaco di Roma, in piena sintonia con quello spirito talebano e da damnatio memoriae  che ha ispirato il disegno di legge di Emanuele Fiano (morto, grazie al cielo, con questo governo). In soldoni si tratta, secondo la malata logica di questi amministratori ciarlatani, di rinominare tutte le strade che oggi sono intitolate a personaggi che, a torto o a ragione, sono considerati “collusi” con il regime fascista.

Ci sarà da divertirsi nel vedere questa gente rinominare Via Ungaretti, Via Pirandello, Via Marconi, Via Calvino, Via D’Annunzio…

La Raggi potrebbe spingersi anche oltre: potrebbe chiedere, ad esempio, lumi ad Eugenio Scalfari sulla sua adesione al manifesto della razza, condiviso da tantissimi intellettuali italiani, nel 1938. Lo stesso potrebbe fare con Giorgio Bocca, che contro gli ebrei ha scritto parole di fuoco.

Basta poco, pochissimo, per mettere in imbarazzo questi quattro ciarlatani incompetenti e desiderosi di accalappiare il voto di qualche rasta fallito.

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Selvaggia Lucarelli e l’ipocrisia di una sinistra disumana

Ci piacerebbe non dover tornare più su Gene Gnocchi e sulla sua sparata (l’ennesima di una sinistra ormai allo sbando) sulla Petacci paragonata ad una maiala, ma non ci si può esimere, con una nota di ribrezzo e di disgusto, dal notare come la sinistra dimostri, in ogni circostanza, quella arroganza e quella protervia che sono diventate ormai un suo marchio distintivo. Sarebbe bastato, forse, dire “Ho sbagliato”. Ce ne saremmo fatti tutti una ragione. Perché sappiamo bene che comici importanti e validi (tra i primi che mi vengono in mente: Proietti, Aldo Giovanni e Giacomo, Maurizio Battista) non hanno bisogno certo di queste bassezze per fare comicità e per far parlare di loro. E se tutti possono sbagliare, figuriamoci un guitto di regime come Gene Gnocchi. Che, invece, ha ribadito il suo diritto di fare satira e la sua libertà di espressione (che evidentemente può ledere tranquillamente i morti e la sensibilità di coloro che si sentono più o meno legati a quelle esperienze), condito dal solito vittimismo per lo striscione che Forza Nuova ha affisso fuori da casa sua, inquadrando pienamente, con una sola, semplice parola, il personaggio: vigliacco. Tra le note fuori dal coro si è dovuta scomodare, con tanto di pippone sulla pagina principale di rollingstone.it, perfino una paladina del femminismo “de no’antri”: Selvaggia Lucarelli. L’icona chic e gnoccheggiante della sinistra hipster parte subito da un dato di fatto: «Gene Gnocchi non ve lo meritate». Nient’altro che perle di altissima comicità gettate ai porci, che stavolta non sarebbero Claretta Petacci, bensì noi, ignoranti e xenofobi razzisti che non capiamo la verve satirica e geniale del comico. Perché Gene Gnocchi non voleva colpire la Petacci, bensì Giorgia Meloni, che quel maiale grufolante per le vie di Roma lo aveva pubblicato sulla sua pagina Facebook come dimostrazione della palese incapacità dei Cinquestelle di governare la capitale d’Italia: «Gene Gnocchi dava del maiale alla Petacci? No, intendeva dire che la Meloni, in un ipotetico mondo che non esiste ma è una sua costruzione ironica, un suo animale lo chiamerebbe Claretta o Benito o perfino Adolf o Goebbels (benché la Meloni non sia filo-nazista presumo), perché la satira fa questo. Va per eccessi, iperboli, paradossi e mastica, rimastica e sputa tutte le figure retoriche che vuole e che probabilmente voi che vi siete incarogniti dandogli del cretino, non sapete manco che siano». Io, sulle figure retoriche, ho dato perfino un esame universitario, con particolare riferimento al Canzoniere di Giacomo Leopardi: non mi ha fatto ridere comunque. Ma io sono un fascista, un violento e uno xenofobo, quindi io non faccio testo, immagino. Già il fatto che Selvaggia Lucarelli abbia dovuto scrivere un articolo per decifrare ciò che il suo amico guitto intendesse dire dimostra chiaramente una cosa: che quella battuta, salvo Floris e quelli idioti come lui che hanno riso di gusto, l’hanno capita solo loro e ha fatto ridere solamente ed esclusivamente loro. Quello che fa più rabbia, però, è altro. Proprio da Selvaggia Lucarelli questa difesa ad oltranza non ce la saremmo mai aspettata. L’abbiamo vista, in questi ultimi anni, portare avanti delle vere e proprie crociate (alcune, si intende, anche pienamente condivisibili) contro tantissime pagine internet satiriche (“Sesso, droga e pastorizia”, su Facebook, è la più famosa, perché in seguito alla sua azione è stata completamente rimossa dai gestori del social network) che avevano il torto, a suo dire, di fare una satira pesantissima, oltre i canoni del politicamente corretto che era ovviamente Selvaggia Lucarelli a decidere. La stessa Selvaggia Lucarelli che si è indignata per le immagini di Anna Frank con la maglia della Roma – sfottò e prese in giro che, possa piacere o meno, sono normalissime nel mondo del calcio e fra tifoserie avverse, ancor più se si parla di quelle delle squadre di Roma e Lazio – è la stessa che difende platealmente un buffone che ha dato della maiala ad una donna che ha avuto il solo torto di amare Benito Mussolini e che per lui è stata violentata, torturata, uccisa ed infine vergognosamente esposta alla pubblica gogna, il suo cadavere ancora caldo, per lo scempio di Piazzale Loreto. Forse, però, Selvaggia Lucarelli è la meno peggio: almeno lei ha avuto il coraggio di schierarsi, di prendere una posizione, per quanto questa possa piacere e non piacere (e a noi non piace), con tutta la valanga di commenti negativi che questa ha suscitato. Desta molto più ribrezzo e rabbia il silenzio della Boldrini, delle femministe, e della sinistra, la stessa che crocifiggeva Berlusconi per una battuta fatta ad un comizio politico o che si scagliava contro la pubblicità delle merendine in cui una mamma veniva colpita da un asteroide. La dimostrazione, l’ennesima, che questa gente non ha alcuna morale, ma solo, becero e vigliacco odio, umano (anzi: disumano) prima ancora che politico, contro i propri avversari, specialmente se fascisti. Le cui donne, dopo essere state violentate, torturate e appese ad un gancio da macellaio per far divertire la folla, settanta anni dopo possono anche essere paragonate a delle maiale. Nel nome dell’antifascismo perfino il loro stesso femminismo d’accatto non vale nulla.

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Gene Gnocchi, Floris e gli antifascisti contro Claretta Petacci: che ometti piccoli…

Forse la chiave di lettura del nostro tempo e della nostra Nazione deve essere proprio questa: nanetti che violano le tombe di giganti, col sorriso sulle labbra e applauditi dagli sgherri di regime alla Floris.

Il triste guitto Gene Gnocchi, riciclato contro i Cinque Stelle e le destre dopo che per anni ce lo siamo dovuti subire contro quello stesso Berlusconi che gli pagava lo stipendio per le sue comparsate a “Mai dire gol”, ha paragonato, nella trasmissione Dimartedì, condotta da quel Giovanni Floris da sempre amico nei confronti della sinistra al caviale, il maiale ripreso a gironzolare per Roma a Claretta Petacci: “Il maiale è femmina, si chiama Claretta Petacci”, ha detto nell’intento stupido di far ridere. Come quel compagno di scuola completamente minchione che fa battute stupide, senza senso e offensive, con l’unica differenza che almeno a lui si poteva tirare qualche educativo ceffone.

Gene Gnocchi ha paragonato il maiale che grufola per Roma, simbolo della incompetenza dei Cinque Stelle, a Claretta Petacci, l’amante di Benito Mussolini che fu uccisa con lui dai partigiani, in una mattanza che, anche a distanza di decenni, si fatica a concepire come giustificata. Risatina di Floris – un altro guitto di regime, solo un po’ più presentabile – e gelo degli ospiti in studio, a sancire la definitiva mancanza non tanto di morale, quanto di empatia, prima di tutto umana, di quelli che non si sono mai indignati per l’”Uccidere un fascista non è reato”.

Il giorno dopo, sui giornali e sulle TV, niente di niente: le femministe che piagnucolano per presunti stupri (indimostrabili) a distanza di decenni tacciono; i sinistri, quelli dell’hashtag #metoo e del “se non ora quando?” tacciono; dalla Boldrini non un fiato. Insultare e denigrare una donna che è stata torturata, violentata ed infine uccisa, nell’epoca delle Asia Argento e degli scandali Wienstein e dei fotomontaggi di Anna Frank con la maglia della Roma, non crea alcuno scandalo se viene fatto nel nome di un antifascismo che si mostra nel suo vero volto: disumano, crudele e vigliacco.

È da internet, però, che parte la riscossa. I profili Facebook della trasmissione e dei guitti Floris e Gnocchi vengono letteralmente presi d’assalto da utenti infuriati: si va’ dalla “battuta squallida tipica di un viscido verme” alla domanda su come il Gnocchi possa aver confuso sua madre con la Petacci, e via dicendo.

Così – nel nome dell’antifascismo più becero – Claretta Petacci, l’amante del Duce, può venire insultata. Claretta, che ebbe il solo torto di amare un uomo (il più grande tra gli uomini) fino alla più romantica follia e che per questo fu stuprata, torturata, disonorata e poi esposta all’odio di quella folla che è la degna rappresentazione di questa miserabile Repubblica antifascista e dei suoi guitti di regime: vigliacchi, crudeli, umanamente miserabili.

Che ometti piccoli piccoli…

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Fiano ci darà una mano?

Dello squallido individuo che risponde al nome di Fiano Emanuele se n’è già parlato molto… Troppo, direi… Un degno rappresentante dei giudaismo di sinistra, che considera lodevole il genocidio del popolo palestinese messo in atto dai suoi correligionari da ormai 70 anni, ma che al contempo reclama la galera per chi osa acquistare un portachiavi, o un busto con l’effige del Duce… Un individuo che per perseguire questo “nobile” intento ha anche tentato di creare una Legge ad hoc per punire questi “crimini” di propaganda Fascista, Legge che, pur essendo stata considerata fin dalla sua prima lettura come inapplicabile ed anticostituzionale, ha addirittura ottenuto l’approvazione a larga maggioranza di un ramo del Parlamento, giusto per comprovare oltre ogni dubbio, con quale razza di sudici delinquenti ed ignoranti esponenti di questa sinistra stomachevole, parassita e, naturalmente, antifascista, abbiamo a che fare.
Ora, in questa sede non voglio parlare della Legge in sé, che per quanto mi riguarda non diventerà mai tale, non fosse altro che per non creare conflitti di giudicato con la Legge Scelba e le varie Sentenze della Cassazione e della Corte Costituzionale che garantiscono a chiunque, anche ai Fascisti, il diritto di esprimere la propria opinione… Allo stesso modo, giusto per tranquillizzare alcuni tesserati che temono gli effetti di questa ipotetica Legge sulle attività del MFL-PSN, mi sento di escludere del tutto la possibilità che essa possa rendere fuorilegge un movimento politico legalmente operante fin dal 1991, anche nell’improbabile caso di una sua effettiva approvazione definitiva.
Sì, è vero, la vigliaccheria regna sovrana anche fra quanti osano dirsi Fascisti, come dimostra il caso di un parassita simpatizzante del movimento, che subito dopo l’approvazione della suddetta Legge da Parte della Camera dei deputati, si è affrettato a dare le dimissioni, chiedendo di non avere più contatti con lui, neppure spedendogli il presente giornale, ma in ogni caso, sono certo che questa ennesima pagliacciata giudeo -comunista non avrà ripercussioni negative, ma solo effetti positivi, come quello di eliminare la zavorra rappresentata dai vigliacchi come l’elemento di cui sopra.
Già, infatti se proprio questa Legge dovesse divenire tale, colpirebbe certamente la cosiddetta propaganda Fascista, in special modo quella via web veicolata dai cosiddetti “social”; cosa che, devo dirlo, non potrebbe che fare piacere ai pochissimi Fascisti e Nazionalsocialisti veri e seri, i quali non hanno alcuna stima, né interesse, per la pletora di pagliacci che si fingono Camerati duri e puri su Facebook, salvo poi evitare accuratamente di svolgere alcun ruolo politico nella loro inutile vita… Ammesso che, ovviamente, non si voglia ritenere che le cene “fasciste” e le pagliacciate messe in opera periodicamente a Predappio e/o presso qualche cimitero, possano considerarsi iniziative politiche.
Quindi, se questo ennesimo attacco ai diritti politici di quanto amano dirsi Fascisti avrà mai un risultato, esso sarà o la sparizione di tanti vigliacchi dalla scena, o la molla che spingerà alcuni a mettersi a fare politica seriamente, evitando di farsi denunciare per il solo gusto di primeggiare su Facebook.
Io lo dico e lo scrivo da decenni, purtroppo inascoltato: se tutti quelli che fingono di essere dei Camerati postando sui social inutili ed insulse fotografie che li ritraggono mentre salutano romanamente davanti ad una lapide, o seduti a qualche allegra tavolata, o in piedi di fronte ai tanti negozi di gadget di Predappio, riuscissero a capire che il Fascismo non ha bisogno di pagliacciate, ma di una seria rappresentanza politica, molto probabilmente saremmo già in Parlamento, luogo dal quale potremmo difendere noi stessi e le nostre idee dai deliri psicopatici dei vari Fiano e degli altrettanto coglioni che si definiscono antifascisti.
Ma i nostri cosiddetti Camerati non vogliono sentire da quell’orecchio, e continuano imperterriti nelle loro inutili (quando non controproducenti) buffonate; sempre pronti a raccattare filmati d’epoca da Youtube, fotografie varie dai tanti siti storici e ridicoli e volgari motti che con il vero Fascismo non hanno nulla a che fare, ma ancora più pronti a rifiutarsi di dare una mano in qualsiasi modo a quello che era, è e rimane l’unico movimento politico chiaramente e dichiaratamente Fascista e Nazionalsocialista, ovvero, il nostro MFL-PSN. Accade ormai fin dalla nostra nascita (1991): i tanti sedicenti Fascisti esistenti in Italia, quando si sentono chiedere di dare un senso ai loro inutili deliri, si dileguano come un sol uomo, adducendo le più miserabili e patetiche scuse… Ci sono quelli che ritengono intollerabile pagare la tessera 40 € annui (più o meno il costo di una sola uscita del sabato sera), anche se non si fanno mancare inutili telefonini supercostosi e con questi sprecano cumuli di soldi per scrivere cretinate sui social, o per scaricare a pagamento musica che potrebbero ascoltare gratis da una comunissima radio… Per non parlare di quelli che si mostrano orgogliosamente imbrattati da tatuaggi vari che, a quanto ne so, per essere fatti richiedono centinaia di euro, quando non migliaia!
Quando qualcuno verrà a dirvi che la tessera annuale al MFL-PSN è troppo cara, provate ad osservarlo bene per scoprire quanti tatuaggi ha sul corpo… Poi fate i conti usando la tabella pubblicata in questa pagina… Ed infine mandate a quel paese il cialtrone in oggetto da parte mia!
Ma si sa, i nostri “camerati” non vogliono rinunciare a nulla… A parte la tessera, ovviamente.
Tolta questa categoria, che definirei “pidocchi”, ce ne sono però molte altre composte da personaggi non certo migliori; abbiamo, ad esempio, i tanti caproni ignoranti che ho sempre definito Fascisti alla amatriciana, i quali credono di essere Fascisti ma si comportano in modo opposto ai nostri valori ed a quanto la Storia ci ha insegnato… Ci sono gli ignoranti fanatici del cattolicesimo, che vorrebbero metterci in guerra con l’Islam (che fu nostro alleato) per difendere il cattolicesimo (che fu il primo a sfruttare Mussolini ed Hitler per poi tradirli), così come ci sono (il peggio fra tutti) i traditori che rinnegano l’alleanza con il Nazionalsocialismo e cercano in questo modo benemerenze nel campo dei nostri peggiori nemici, cioè quelli della lobby ebraica.
Quello dei falsi Fascisti difensori della lobby giudaica è uno dei peggiori frutti avvelenati lasciatici in eredità dalla svolta a destra del MSI, che fin dalla sua nascita si schierò non solo a destra, ma addirittura dalla parte degli USA e dello Stato (pirata) di Israele… Stato che, fin dalla sua costituzione, si distinse per il genocidio del popolo arabo-palestinese, orchestrato in proprio e tramite il prezioso aiuto delle milizie cristiane (guarda caso) maronite, cui furono affidati i massacri più ignobili, tipo quello di Sabra e Chatila.
“16 settembre 1982, periferia di Beirut. Uomini delle le milizie cristiano-falangiste entrano nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila per vendicare l’assassinio del loro neoeletto presidente Bashir Gemayel. E inizia un massacro della popolazione palestinese che durerà due giorni. Con gli israeliani, installati a 200 metri da Shatila, a creare una cinta intorno ai campi e a fornire i mezzi necessari alla operazione. Il bilancio, secondo stime difficilmente verificabili, sarà di circa 3.000 vittime. Una grande manifestazione di protesta in Israele porta alla creazione di una commissione d’inchiesta che attribuisce ad Ariel Sharon la responsabilità del massacro, costringendolo a dimettersi da ministro della Difesa. Il 16 dicembre dello stesso anno, l’Assemblea generale delle Nazioni Uniti, nel condannare nel modo più assoluto il massacro, conclude “che il massacro è stato un atto di genocidio’’.
Da ricordare con massimo schifo è l’appoggio parlamentare che il MSIDN diede alla prima aggressione all’Iraq, ovvero ad uno Stato nazionalsocialista il cui leader, cioè il compianto Saddam Hussein, spesso si paragonò a Mussolini.
Anzi, a dirla tutta, persino il nostro fondatore, Giorgio Pisanò, all’epoca ancora nel MSIDN a capo della corrente “Fascismo e Libertà”, sostenne a gran voce la necessità di aiutare i criminali USA nel loro attacco, adducendo come scusa il fatto che l’Italia non poteva nuovamente tradire i suoi alleati!Come a dire che gli invasori USA, che per anni hanno trucidato italiani con i loro bombardamenti terroristici, che ci hanno invaso riportando al potere la mafia debellata dal Fascismo, e che a tutt’oggi ci controllano tramite ben 113 basi di occupazione militare, sono alleati e non occupanti stranieri!
Ma torniamo al discorso principale, ovvero il disgusto che mi arrecano i traditori della Storia che avrebbero voluto un Fascismo alleato del male assoluto, ovvero della lobby ebraica rappresentata militarmente dagli USA e dai loro tristi alleati; ora, buona parte di questi idioti dicono di odiare il Nazionalsocialismo perché credono bovinamente alle favole olocaustiche ed alle balle circa il “pazzo” Hitler… Ovviamente non possiamo pretendere dai loro cervelletti che comprendano un minimo di tematiche revisioniste, neppure oggi, che non serve leggere e studiare, ma basterebbe dilettarsi con i filmati di Youtube… E neppure possiamo pretendere che comprendano come non possa esistere una “terza via” se si aderisce alle idee di una delle due vie che si vorrebbero combattere.
Potremmo però pretendere un minimo di rispetto per i fatti storici, che essi distorcono a loro piacimento senza mostrare alcuna vergogna; ad esempio, molti di questi mascalzoni sostengono che il Duce non aveva nulla contro i “miti” e “poveri” ebrei, ma che fu costretto a schierarsi contro di loro dalle pretese del “pazzo razzista” Hitler… E spesso, per cercare di nobilitare le loro cretinate, citano un breve passo di un discorso del Duce, dove lo stesso si scagliava contro il razzismo germanico.
Ora, a parte il fatto che in politica è del tutto lecito cambiare idea su cose e persone, specie quando cambiano le informazioni che abbiamo su di loro, sarebbe a malapena il caso di mostrare a questi finti fascisti cosa sosteneva Benito Mussolini nel lontano 1919, ovvero quando nessuno, neppure in Germania, aveva sentito parlare di Hitler e del Nazionalsocialismo:
Fin dal 1919 il Duce denunziò il Giudaismo
(7 novembre 1938)
In una conferenza all’Istituto di Cultura Fascista di Milano, il 7 novembre, S. E. Roberto Farinacci ricorda il brano di un articolo del Duce pubblicato sul Popolo d’Italia del 4 giugno 1919: le affermazioni contenute in questo brano dimostrano come il Duce abbia sentito sin d’allora il pericolo ebraico e l’abbia prospettato con l’antiveggenza sua propria quando né in Germania né altrove l’antisemitismo era dottrina di moda.
“Se Pietrogrado non cade, se Denikin segna il passo, gli è che così vogliono i grandi banchieri ebraici di Londra e Nuova York, legati da vincoli di razza con gli ebrei che a Mosca come a Budapest si prendono una rivincita contro la razza ariana che li ha condannati alla dispersione per tanti secoli. In Russia vi è l’ottanta per cento dei dirigenti dei soviet che sono ebrei. Il bolscevismo non sarebbe per avventura la vendetta dell’Ebraismo contro il Cristianesimo? L’argomento si presta alla meditazione. È possibile che il bolscevismo affoghi nel sangue di un pogroom di proporzioni catastrofiche. La finanza mondiale è in mano agli ebrei. Chi possiede le casseforti dei popoli, dirige la loro politica. Dietro i fantocci di Parigi, sono i Rothschild, i Warburg, gli Schifi, i Guggeihm, i quali hanno lo stesso sangue dei dominatori di Pietrogrado e di Budapest. La razza non tradisce la razza.
Il bolscevismo è difeso dalla plutocrazia internazionale. Questa è la verità sostanziale. La plutocrazia internazionale dominata e controllata dagli ebrei, ha un interesse supremo a che tutta la vita russa acceleri sino al parossismo il suo processo di disintegrazione molecolare”.
Ecco serviti i coglioni che ancora raccontano la favola di un Mussolini tremebondo costretto a schierarsi contro gli ebrei… In realtà il nostro Duce aveva ben chiara la pericolosa portata della lobby ebraica, ma tutto questo, né in Italia, né in Germania, c’entrava nulla con il tanto decantato e deprecato razzismo, in quanto nessuno odiava gli ebrei per la loro religione, né per la loro inesistente appartenenza razziale (esistono ebrei in tutte le razze umane)… L’odio, se così possiamo chiamarlo, derivava esclusivamente dal ruolo nefasto di una lobby che controllava (e purtroppo controlla) la finanza mondiale e tutto il sistema bancario!
Nessuno se la prendeva con il singolo ebreo che viveva la sua vita senza arrecare danno agli altri, e lo dimostrano vari fatti; leggete, ad esempio, quanto riferì il regista Fritz Lang a proposito di un suo colloquio con Goebbels:
Il 30 marzo 1933, il ministro della Propaganda in Germania, Joseph Goebbels, mi convocò nel suo ufficio […] e mi propose di diventare una sorta di “Fuhrer” del cinema tedesco. Io allora gli dissi: «Signor Goebbels, forse lei non ne è a conoscenza, ma debbo confessarle che io sono di origini ebraiche» e lui: «Non faccia l’ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!»
Questo fatto dimostra, insieme all’enorme numero di ebrei che nella Germania Nazionalsocialista e nello stesso esercito tedesco, servirono la Patria senza subire alcuna persecuzione, che il problema non era affatto razziale, come la propaganda ci racconta da più di 70 anni; lo stesso potremo dire per le tanto vituperate Leggi razziali italiane, le quali contenevano tali e tante esenzioni da risultre inapplicabili a tutti gli ebrei d’Italia! Leggi, quindi, che mirarono a proteggere il Paese dai molti ebrei stranieri che affluirono in Italia, ma che non toccavano i cittadini italiani di origine ebraica.
Il fatto poi che la Germania si vide costretta ad edificare campi di concentramento ove convogliare molti cittadini ebrei, dipese molto più dalla dichiarazione di guerra del Congresso Mondiale Ebraico alla Germania Nazionalsocialista del 1933, piuttosto che dal “razzismo” germanico.
Judea-Declares-War
La prima pagina del quotidiano londinese Daily Expressi del 24 Marzo 1933: “L’Ebraismo dichiara guerra alla Germania, Ebrei di tutto il mondo unitevi”. “Il popolo israelita del mondo intero dichiara guerra economica e finanziaria alla Germania. La comparsa della svastica come il simbolo della nuova Germania fa rivivere il vecchio simbolo di guerra degli Ebrei. Quattordici milioni di ebrei sono uniti come un solo corpo per dichiarare guerra alla Germania. Il commerciante ebreo lasci il suo commercio, il banchiere la sua banca, il negoziante il suo negozio, il mendicante il suo miserabile cappello allo scopo di unire le forze nella guerra santa contro il popolo di Hitler”.
Già, perché si dà il caso che il diritto internazionale preveda  la possibilità di internare i cittadini di origine straniera per evitare possibili azioni di spionaggio a favore dei paesi di origine (art. 5 della convenzione di Ginevra), cosa che fecero  gli USA con i cittadini di origine giapponese, italiana e tedesca: dopo averli spogliati di tutti i beni confiscandogli casa, attività e conti bancari, furono rinchiusi in campi di concentramento in condizioni disumane. Verso la fine della guerra nel campo di prigionia di Hereford, nella ricca America, i soldati italiani che rifiutarono di collaborare con gli alleati venivano volutamente sottoalimentati e lasciati morire di tubercolosi, senza cure, sotto l’acqua o il sole cocente, in mezzo agli abusi dei carcerieri che non esitavano ad uccidere al primo cenno di insofferenza. Prima di loro gli inglesi avevano internato, durante la guerra contro i Boeri,  oltre 100 mila donne e bambini nei campi di concentramento in sud Africa,  di questi  27 mila morirono di stenti, malattie e malnutrizione (crimini passati sotto silenzio).
Non andò meglio ai nostri alleati in Gran Bretagna, ove si internarono persino tutti i cittadini britannici militanti del movimento Fascista condotto da Sir Oswald Mosley!
Quindi, miei cari “fascisti” all’amatriciana, invece di rompere le cosiddette con il vostro falso Fascismo e con la vostra avversione ad Hitler, imparate a frequentare di meno Facebook, e provate a leggere qualcosa di serio; magari come il documento che segue:
“(…) La Guerra, scatenata contro la Germania Nazionalsocialista, ha avuto come causa reale, oltre alla “ Nazionalizzazione della Banca Centrale Tedesca”, il fatto che il Reich hitleriano si è liberato dal ricatto petrolifero ed energetico delle multinazionali internazionali, per lo più ebraiche, fabbricando, nei propri impianti chimici statalizzati, i più grandi allora esistenti, delle “benzine sintetiche”, ricavate dal carbone; con il metodo brevettato da Bergius.
In questo modo i Tedeschi, pur non avendo risorse petrolifere, potevano produrre anche la “Buna”, o gomma sintetica, molte altre materie plastiche, e i sottoprodotti usualmente ottenuti dal petrolio. Ciò metteva in grado la Germania, altamente industrializzata, e decisamente all’avanguardia nella ricerca scientifica, di fornire merci a basso costo, e di determinare, quindi, un calo del volume degli affari e degli introiti degli altri produttori mondiali, intralciando, per prima cosa, l’espansione industriale e commerciale americana.
Nazionalizzando, nel giugno del 1939, la Banca Centrale Tedesca, e neutralizzando, così, l’azione destabilizzante delle Banche Mondiali, nel loro controllo dal Mercato del danaro in Germania, Adolf Hitler, risollevava il suo paese, dalla miseria provocata dalle condizioni capestro del diktat di Versailles, e osteggiava la politica egemonica di Roosevelt, e dei suoi elettori e correligionari ebrei: della Finanza internazionale.
Una guerra si rendeva dunque più che mai necessaria, perché l’esempio autarchico hitleriano costituiva, per i monopoli del petrolio, e per la finanza ebraica, la possibilità di una completa rovina; qualora gli altri Stati l’avessero seguito.
Furono queste misure di autonomia industriale, ed economico finanziaria, e non la pretesa invasione della Polonia, la vera causa che indusse Inghilterra ed America, feudi dei Cartelli industriali, delle Banche, e della Finanza Ebraica, ad aggredire la Germania; per distruggerne, in Europa, l’esempio pernicioso e catartico, e per ridurla, con la sconfitta, a Stato preindustriale: destinato a svolgere soltanto delle attività agricole (…)”
Per concludere il tutto, cari lettori, ribadisco il concetto iniziale dell’articolo: ben venga una Legge Fiano, se dovesse contribuire a fare un po’ di pulizia dai cosiddetti “social”, facendo nascondere come ratti i molti finti fascisti che imperversano soltanto per ridicolizzare le nostre idee e la Storia intera!
Che siano pidocchi non intenzionati a spendere, estremisti di destra con le idee poco chiare sul vero Fascismo, integralisti cattolici vogliosi di partire per nuove crociate (magari partissero sul serio! Respireremmo certamente meglio!), fascisti alla amatriciana in odore di giudaismo, infiltrati del Ministero dell’Interno al fine di frammentare ulteriormente la nostra disastrata area di pensiero, o semplici vigliacchi che si sentono realizzati abusando di foto e filmati storici, una cosa è certa: non abbiamo bisogno di loro. Quello di cui avremmo bisogno sono gli stessi uomini che contribuirono a creare e rafforzare il Fascismo ed il Nazional-socialismo, ovvero uomini che venivano dalle trincee del Prima Guerra Mondiale, e che si opposero, armati di un solo manganello di legno, allo strapotere criminale dei rossi dell’epoca, muniti di ben altre e più pericolose armi.
Fascismo e Nazional-socialismo arrivarono al potere perché sostenuti da veri uomini, con gli attributi al posto giusto, e non, come accade oggi, da tremebondi vigliacchi che campano fino a 40 anni con la paghetta di papà, e che si sentono dei superuomini perché postano slogan e foto su Facebook.
Fiano, aiutaci a fare selezione!
Carlo Gariglio
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