24 Giugno 2017
Ho fatto arrabbiare gli omosessuali
Prima o poi doveva accadere anche a me. Anzi, mi stupisco che la cosa non si sia verificata prima: ho fatto arrabbiare gli omosessuali. Su un loro quotidiano in rete hanno dedicato un intero articolo ad un mio precedente intervento. La cosa, di per se, non sarebbe scandalosa: quando si hanno idee e visioni della vita diverse, è perfettamente normale scontrarsi ideologicamente. Certo, lo si dovrebbe fare senza l’isteria e l’astio che notiamo spesso nei nostri avversari politici e che, purtroppo, riscontriamo anche stavolta. Anzi, peggio. Perché arrabbiarsi per un articolo ci sta, è legittimo. A patto, però, di averlo letto, l’articolo in questione. Veniamo al sodo. Sul sito gayburg.blogspot.it, e più precisamente a questo indirizzo – http://gayburg.blogspot.it/2017/03/il-partito-fascista-chiede-la-chiusura.html – possiamo leggere un articolo che si intitola così: “Il partito fascista chiede la chiusura dell’Unar (sostenendo che il circolo Mieli di Roma organizzi prostituzione e orge nella sua sede)”. Il riferimento, chiarissimo, è ad un mio articolo, pubblicato prima su questo sito, e poi anche sul sito nazionale di Fascismo e Libertà, dal titolo “Il vero scandalo è che esista l’Unar”, visionabile qui: http://chessaandrea.blogspot.it/2017/02/il-vero-scandalo-e-che-esista-lunar.html. In questo mio intervento riportavo innanzitutto ciò che l’inchiesta de Le Iene ha dimostrato, vale a dire che l’Unar – questo ente non governativo che mette e bocca e censura tutti i partiti politici non allineati al politicamente corretto – ha finanziato movimenti omosessuali nelle cui sedi si praticavano orge omosessuali unite al consumo di alcol e droga. I video e le immagini mostrate dalla trasmissione di Italia Uno, in questo senso, erano chiarissimi. Siamo sempre pronti, se mai verrà dimostrato essere stata tutta una montatura, a prenderne atto. Nello stesso articolo facevo notare, in seguito, che il vero scandalo non era tanto il fatto che i soldi pubblici venissero usati in questo modo (intendendo dire che si, è certamente uno scandalo, ma purtroppo c’è ben poco da stupirsi in questo Paese), quanto che un ente governativo, non eletto da nessuno, non deciso da nessuno, avesse questo potere censorio anche contro movimenti politici legittimi, solo non completamente allineati al pensiero del politicamente corretto e del radicalismo chic che tanto va di moda non solo in politica, ma anche nei mass media e nella società cosiddetta “civile”. Portavo ad esempio un chiaro intervento dell’Unar contro Fratelli d’Italia, reo, a suo tempo, di essersi espresso contro l’immigrazione incontrollata (cosa che qualunque persona di buon senso, non solo di destra, di sinistra o di centro, dovrebbe fare). Fratelli d’Italia è un movimento legale, pienamente inserito nel contesto democratico, e ha quindi tutto il diritto di esprimere il proprio pensiero, allo stesso modo in cui lo ha qualunque altro partito di sinistra o di destra. Insomma: i toni che utilizzo sono sempre abbastanza polemici, ne prendo atto, ma in effetti non c’è scritto nulla di particolarmente scandaloso o eccessivo. Sulla legittimità dell’Unar e sul suo potere censorio anche Il Giornale – tradizionalmente di destra, ma non certo considerabile su posizioni fasciste o estremiste – esprimeva dei legittimi dubbi: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/unar-lente-che-finanzia-orge-aveva-censurato-giorgia-meloni-1366631.html. Sempre come riferimento alla vicenda che aveva visto coinvolta Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, anche Gaetano Quagliarello e Maurizio Sacconi, senatori di Area Popolare – partito non certo identificabile come “fascista”, avevano presentato una interrogazione diretta al Presidente del Consiglio. La vicenda, detta in altre parole, non era sembrata strana e ingiusta solo a noi, ma anche a chi, rispetto a noi, ha idee e posizioni molto diverse. Tutto ciò, però, non impedisce all’articolista di gayburg.blogspot.it, che non conosciamo di nome perché non si è firmato, di partire in quarta, mettendoci in bocca parole che non solo non abbiamo mai detto, ma non abbiamo nemmeno mai pronunciato. Si parte subito in quarta. L’anonimo articolista si chiede come mai il nostro Movimento sia stato sempre prosciolto dalle accuse di tentata ricostituzione del Partito Fascista. Basterebbe una semplice ricerca su Google per sapere che la legge punisce i partiti che si ispirano al Fascismo e lo fanno in modo violento e antidemocratico, ma non quelli che, pur ispirandosi, utilizzano modalità pacifiche e democratiche. Ed infatti il MFL non ha mai subito alcuna condanna per il reato di apologia del Fascismo o tentata ricostituzione del Partito Fascista. Con gran disdegno dei nostri detrattori (come quelli di gayburg.blogspot.it), che vorrebbero metterci a tacere per via giudiziaria. Ma c’è di più. Elogiare l’operato di Mussolini o ciò che di buono ha fatto il Fascismo è quasi mai contro la legge. Vediamo perché. La legge di riferimento è la n° 143 del 23 giugno 1952, “Norme di attuazione della XII Disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione”: stiamo parlando della più conosciuta legge Scelba, che recita testualmente: «Chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità indicate nell’articolo 1 è punto con la reclusione da sei mesi a due anni e con la multa da lire 400.000 a lire 1.000.000. Alla stessa pena (…) soggiace chi pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche. Se il fatto riguarda idee o metodi razzisti, la pena è della reclusione da uno a tre anni e della multa da uno a due milioni. La pena è della reclusione da due a cinque anni e della multa da 1.000.000 a 4.000.000 di lire se (…) commesso con il mezzo della stampa (…)» Dopo poco tempo la Corte Costituzionale si è dovuta pronunciare al riguardo, in quanto tale legge violava l’articolo 21 della Costituzione Italiana, che dichiara: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». Nella sentenza n° 1 del 1957 si precisa chiaramente che soltanto il tentativo di riorganizzare il disciolto Partito Fascista, utilizzando quei metodi violenti e antidemocratici imputati allo stesso, può essere sottoposto a una qualche forma di censura. Con la sentenza della Corte di Cassazione del 1977 si precisa ulterioremente che: «La Costituzione della Repubblica, mentre vieta in modo assoluto la riorganizzazione del disciolto partito fascista, non pone invece alcun limite alla libertà di manifestare il proprio pensiero, neppure quando la manifestazione abbia per oggetto persone, fatti e disegni politici del fascismo. Pertanto, per costituire reato, l’apologia del fascismo deve consistere in una esaltazione tale da poter portare alla riorganizzazione del partito fascista.» La Cassazione stessa stabilisce, inoltre, che non è vietata la organizzazione e creazione di gruppi politici che si richiamino più o meno espressamente al Fascismo se questi stessi movimenti rispettano la normale dialettica democratica e ripudiano l’utilizzo della violenza come arma di lotta politica. In barba al pilastro del diritto italiano del ne bis in idem – non si può essere giudicati due volte per lo stesso reato – noi siamo stati giudicati più di 41 volte. Per gradire… Dopo lo scandalo per il fatto che esistiamo (come la prenderanno quelli di gayburg.blogspot.it quando verranno a sapere che a Brescia abbiamo piazzato altri tre consiglieri comunali, abbiamo vinto altri due processi giudiziari e stiamo attivando nuovi coordinamenti in tutto lo stivale?), l’anonimo articolista definisce senza mezzi termini ciò che ho riportato (l’Unar che finanzia le orge degli omosessuali) come semplici illazioni. Eh no… i video de Le Iene sono chiarissimi. Talmente chiari che non siamo noi a dover dimostrare che siano veri, bensì loro a dover dimostrare che sono falsi. Secondo l’anonimo articolista di gayburg.blogspot.it “spergiuriamo” (vedete il linguaggio da Tribunale? È proprio la loro forma mentis) che Mario Mieli (uno dei più famosi attivisti del movimento omosessualista italiano autore di “Elementi di critica omosessuale”), fosse un pedofilo e un coprofago. Secondo loro avremmo estrapolato delle frasi fuori contesto da questo libro per avvalorare la nostra idea. Questo modus operandi in difesa di Mieli è abbastanza tipico, specialmente negli ambienti omosessuali e di sinistra. Saremo pronti a ritrattare quanto abbiamo detto e scritto quando qualcuno avrà l’accortezza di prendere i passi più controversi del Mieli, collocarli nel contesto più ampio (dal quale, a loro dire, noi li avremmo estrapolati) e contestualizzarli opportunamente. Per ora, non ci risulta che questo sia mai stato fatto. E noi, anche se rischiamo di essere accusati di spergiuro, continueremo ad inorridire di fronte a frasi come queste: “Noi, si, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega”. Ma l’anonimo articolista non ha ancora toccato il suo apice. Fino a qui abbiamo, in ordine: lo stupore relativamente al fatto che non siamo tutti in galera (eh vabbè, una ricerca su Google e si tolgono il dente); la difesa a spada tratta dell’Unar (si nega l’evidenza, ma tant’è!); la difesa a spada tratta dell’icona del movimento omosessuale italiano (ci si nasconde dietro la sempre verde tecnica “hanno preso delle frasi fuori dal contesto”, che però qui sembra non funzionare, tanto è esplicito il Mieli). Più avanti leggiamo il capolavoro: “Non paghi delle menzogne diffamatorie pronunciate, i fascisti passano al sostenere che quei gruppi sociali che venivano sistematicamente sterminati sotto il ventennio non debbano avere alcun ente incaricato di impedire il ripetersi della storia. […] Insomma, oggi come ai tempi del duce, c’è chi sostiene di essere più ariano degli altri ed inneggia a chi fomenta l’odio contro le minoranze nella speranza di un ritorno politico.” Ora, chiariamo subito che il ritorno politico non c’è, perché esistiamo da più di vent’anni, e anche se così non fosse non avremmo bisogno di quelli di gayburg.blogspot.it, né tantomeno della loro approvazione. Sia come sia, nessuno di noi ha mai non solo scritto, ma nemmeno detto o ancor meno pensato simili frasi: pensiamo che chiunque debba essere tutelato, a prescindere dai suoi gusti sessuali, dalle sue idee politiche, dalla sua religione. Solo che, contrariamente a questi “signori”, riteniamo che tale tutela spetti alla Magistratura e alle autorità competenti italiane, e non certo ad un organismo completamente politicizzato e palesemente schierato in difesa del politicamente corretto e del bon ton radical chic, che non deve rendere conto a nessuno del proprio operato e, per di più, spende i soldi dei contribuenti italiani per far si che gli omosessuali possano allegramente inchiappettarsi tra loro. Si continua poi con l’augurio che il circolo Mario Mieli (esiste un circolo Mario Mieli???) ci denunci e il simpatico epiteto, tra i commenti all’articolo, di “teppisti”, che ovviamente non viene moderato, contrariamente al mio commento che, a distanza di diversi giorni, ancora non è stato pubblicato. Il tutto, ovviamente, in un tripudio di tintinnio di manette, processi, arresti, censure… Certo che se questi qui devono insegnarci la democrazia non stiamo messi molto bene.