30 Agosto 2017
Piazza Indipendenza: quando lo Stato si arrende e patteggia con i criminali
È sempre la solita storia che, purtroppo, in questo Paese si ripete ciclicamente: ogni qualvolta lo Stato provi a ripristinare un minimo di parvenza di legalità, immediato e compatto si mobilita l’esercito della sinistra, delle ONG, dei centri sociali, dei difensori dei diritti umani, tutti schierati insieme e appassionatamente per difendere l’indifendibile. Se poi si tratta di immigrati il fuoco di copertura è implacabile.
Riguardo allo stabile di Piazza Indipendenza occupato da diversi anni da un centinaio da diverse centinaia di clandestini africani, basta semplicemente lasciare la parola agli italiani che lì ci vivono e ci abitano per testimoniare cosa fosse diventata quella zona: spaccio, prostituzione, sporcizia e degrado erano le fantastiche meraviglie che i clandestini hanno portato dai loro Paesi e che gli abitanti di quel rione hanno potuto sperimentare sulla loro pelle.
La differenza tra come vengono sgomberati gli italiani e come vengono sgomberati gli immigrati – e più in generale il trattamento assai favorevole, quando non addirittura complice, che le stesse istituzioni dello Stato hanno quando hanno a che fare con gli immigrati – è ormai sotto gli occhi di tutti. A Roma, in special modo, solo qualche mese fa una famiglia, con anziana disabile, era stata buttata fuori di casa con tanto di Polizia Municipale che lanciava i giocattoli dei bambini direttamente dalla finestra del primo piano. Furono i militanti di CasaPound, che si opposero senza violenza a quello sgombero, a documentare il tutto. Ebbene, non ci risulta che nessuno, né per questa famiglia né per le altre migliaia di famiglie di italiani che sono state sgomberate, si sia mai dato tanto da fare per trovare un nuovo alloggio agli sfrattati come si sta facendo adesso per i migranti.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è uscito dal sarcofago per affermare che non si possono sgomberare i clandestini se prima non si sono trovate delle valide alternative alla soluzione abitativa. Addirittura il Ministero dell’Interno starebbe emanando una circolare in cui si invitano i prefetti delle varie città d’Italia, prima di autorizzare gli sgomberi, a provare altre strade: questa è la definitiva resa dello Stato all’illegalità e alla delinquenza, e il tutto viene aggravatato dal fatto che abbiamo a che fare non con italiani, bensì con genti straniere che non hanno alcun diritto di stare qui e che spesso e volentieri pretendono con arroganza diritti che le loro civiltà, involute di decenni rispetto alla nostra, non sono state capaci di dar loro.
Come se non bastasse il funzionario di Polizia che ha guidato l’azione viene messo sulla graticola per una frase infelice, ampiamente presa fuori dal proprio contesto, che era quello di una situazione in cui non più di una ventina di poliziotti si sono trovati a fronteggiare centinaia di africani infuriati che lanciavano sanpietrini, bottiglie, pietre, suppellettili, e finanche bombole del gas.
Il poliziotto che ha detto “Se serve spaccategli un braccio” durante uno sgombero di clandestini a Roma è stato sospeso dal servizio: basta una frase sbagliata detta contro i clandestini, anche se si sta cercando di sgomberarli e loro rispondono con sassi e bombole del gas, e sei crocifisso in sala mensa. Ciò non vale ovviamente quando si sgomberano gli italiani, con tanto di Polizia Municipale che getta i giochi dei bambini dalla finestra, come accadde a Centocelle.
Con questa complicità palese, esplicita e addirittura sfacciata all’invasione di clandestini e alla vera e propria pulizia etnica dolce che sta subendo da anni il nostro popolo, viene meno il contratto sociale implicitamente stipulato tra gli italiani e le istituzioni preposte al governo della Nazione. Questo Stato, ormai, è nemico dei suoi stessi cittadini, apertamente favorevole agli invasori e pronto ad usare con loro il guanto di velluto, sempre e comunque, nella stessa misura in cui invece utilizza il pugno di ferro con i propri cittadini.
Tutto questo avrà conseguenze devastanti, nel bene o nel male.