21 Febbraio 2018
Si, “caro” Renzi: siamo anti-italiani
Qualche giorno fa, alla commemorazione delle vittime di Sant’Anna di Stazzema ad opera delle truppe nazionalsocialiste presenti sul suolo italiano (una strage provocata ad arte dai partigiani), Matteo Renzi ha affermato che chi “non è antifascista non è degno di essere italiano”.
Parole fortissime contro le quali ben pochi, specialmente tra i partiti di destra “costituzionalizzati”, hanno avuto qualche cosa da ridire?
Che in zona PD si cominci a fiutare l’odore della batosta che verrà dal 4 marzo in poi? Lo stesso Renzi, stando ad alcune voci di corridoio, aveva mal digerito la manifestazione antirazzista di Macerata che ha avuto il solo scopo, secondo lui, di spostare ulteriormente l’asse degli indecisi verso destra. Del resto non ci vuole un gran fiuto politico (di cui Renzi, tra l’altro, è ben dotato) per capire che se degli immigrati irregolari scuoiano viva una ragazzina, e tu fai una manifestazione in favore dell’immigrazione clandestina senza citare nemmeno per sbaglio Pamela, qualcuno un po’ riesci a farlo inc*****e.
In un certo senso Matteo Renzi ha ragione: se essere italiani significa accettare uno Stato che discrimina i suoi stessi cittadini per far spazio a centinaia di migliaia di criminali africani che ingrassano solo le coop di sinistra a fronte di disagio sociale, criminalità, insicurezza; se essere italiani significa avere una partita Iva e dover pagare il 75% di tasse per poi sentirsi anche dire che chi paga dovrà pagare ancora di più anche per conto dei morosi; se essere italiani significa avere una classe politica di corrotti, mafiosi, ladri e puttane che hanno molto più a cuore il benessere degli stranieri africani che quello dei loro connazionali africani; se essere italiani significa difendersi da un ladro e stare, sempre e comunque, dalla parte del torto perché qualche magistrato rosso ti iscriverà nel registro degli indagati per eccesso di legittima difesa; se essere italiani significa attendere mesi e mesi per una radiografia, anche se sei un malato di tumore all’ultimo stadio; se essere italiani significa questo e molto altro, allora siamo ben lieti di essere anti-italiani.
Perché lo Stato che vogliamo costruire e in cui sogniamo di vivere è uno Stato che pensi prima di tutto ai suoi cittadini, e solo dopo agli stranieri; perché lo Stato che vogliamo è uno Stato in cui, a fronte di una tassazione “umana”, in cui ciascuno possa pagare con equità e secondo le proprie capacità con servizi efficienti; perché lo Stato che vogliamo significa poter sparare a qualcuno che entra in casa nostra con l’intenzione di rubare e/o di farci del male, e non finire sulla graticola; perché lo Stato che vogliamo è uno Stato che si prende cura dei più deboli, dei diseredati e degli sfortunati.
A sinistra, insomma, provano la solita vecchia tattica: compattare, attorno al presunto pericolo di un presunto fascismo che ritorna, quanti più elettori possibili verso il PD, unico argine di questa deriva. Lo fa nel modo peggiore: privando (per ora solo dialetticamente) la controparte di una sua legittimità, perfino di una sua dignità: non siete degni di essere italiani, non avete alcun diritto a partecipare alla vita politica di questo Paese. Il segretario del PD non è nuovo a questo genere di trucco: qualche anno fa, in piena invasione africana, da un palco che lo acclamava disse (cito a memoria) “Noi non siamo contro gli immigrati! Noi non siamo mica bestie!” dando ad intendere, ovviamente, che chi invece chiede a gran voce regole certe per fermare l’immigrazione illegale una bestia lo sia davvero. Come è finita l’arroganza di Renzi lo sappiamo tutti: la sua faccia di bronzo umiliata dopo il referendum costituzionale e le sue dimissioni (a proposito: ma non disse che se avesse perso quella votazione non avrebbe più fatto politica?).
Speriamo che il 4 marzo si assista ad un bis ancora più divertente.