5 Novembre 2021
FASCISMO E MASSONERIA
(da “Avanguardia” n. 14 del 17.06.1944)
Oggiorno, in Italia, non si può proprio dire che tutto vada bene. Ma più di qualunque altra cosa, ciò che preoccupa è lo sbandamento morale, peggio la confusione ideale che regna sovrana fra il nostro popolo. Ci preoccupa perché se alla confusione materiale si può porre rimedio con una certa facilità, a quella ideale è assai difficile trovare un rimedio.
Noi che ci battiamo per un altissimo ideale — l’ideale SS (che significa solidarietà europea, eguaglianza sociale, lotta totale contro i negrieri dell’umanità moderna e cioè giudei e massoni) — vogliamo intervenire in questo campo per mettere un po’ di ordine nelle tendenze e nelle idee.
Prima, profonda antitesi da spiegare agli italiani, è quella che esiste tra Fascismo e Massoneria.
Una rivoluzione fascista è nata in Italia e divampa nel mondo intero. Questo è innegabile e passeggiando fra le macerie delle città italiane anche gli “assenti” debbono convincersene. Ora dall’altra parte, in guerra contro le Potenze fasciste o fascistizzate, chi troviamo? La Massoneria anglosassone e il bolscevismo russo, entrambi in funzione del giudaismo.
Riandando alla storia d’Italia, noi troviamo che, negli anni della formazione d’Italia, la Massoneria ha aiutato moltissimo gli italiani nella lotta per il conseguimento dell’unità. Oggi non è mistero per nessuno che la Carboneria non era altro che una cellula d’azione massonica e che i massoni non si sono mai fatti scrupoli di servirsi sia della mafia che della camorra, la cui lunga vita, anzi, fu voluta proprio dal Grande Oriente. La maggioranza degli italiani non sa però che grandissimi uomini italiani sono stati affiliati alla Massoneria, fra gli altri il pensatore Mazzini e l’uomo d’azione Garibaldi, i due più significativi eroi del risorgimento italiano.
Non è il caso di concludere che, senza l’appoggio della Massoneria inglese l’ltalia non avrebbe potuto farsi: ma, senza dubbio, la sua nascita sarebbe stata più difficile. Coi “se” non si fa la storia, e neppure coi “forse”. Tuttavia noi scriviamo oggi che forse stiamo pagando colla nostra tragedia la facilità con la quale noi siamo giunti all’unità, unità territoriale prima che di popolo, perché l’Italia che si costituì in Regno nel 1861 non era certamente un prodotto della spontanea collaborazione fra siciliani e piemontesi, lombardi e pugliesi, ma piuttosto una creatura politica dell’Inghilterra massonica che voleva crearsi in Europa una nuova pedina per la sua “balance of power”.
Comunque è fuori di dubbio che se Garibaldi poté effettuare l’impresa dei Mille, ciò accadde perché la flotta inglese gli permise di sbarcare. Mazzini, esule, si rifugiò in seno alla Massoneria inglese. Ed infine (ora sarebbe troppo lungo narrare i singoli episodi e fare tutti i nomi) nel secolo XIX “non cadde foglia che Dio non volesse” e, in quel secolo, Dio aveva la nazionalità britannica. Caduta la Francia di Napoleone, a Londra dava fastidio la potenza degli Absburgo. Niente di meglio che una Italia a sud e una Prussia a nord per calmare le velleità dell’Impero Austro-ungarico. Ed arriviamo a Sadowa, la battaglia nella quale l’Esercito germanico mise fuori combattimento quello eterogeneo degli Absburgo e permise sia alla Prussia sia all’Italia di raggiungere l’unità colla quale si presentarono alle soglie della prima guerra mondiate.
A quell’epoca l’Italia era completamente in mano ai massoni e agli ebrei. Vi furono persino Ministeri con quattro ebrei al potere, i rimanenti essendo massoni. Londra aveva spinto Vittorio Emanuele Savoia a stringere la Triplice Alleanza perché aveva già nei suoi lungimiranti piani stabilito che la Germania stava diventando troppo potente e che bisognava togliersela dai piedi come potenza militare. Il miglior tiro che si possa giocare ad un nemico è quello di mettergli fra i piedi dei falsi amici. Quando la guerra mondiale ebbe il suo inizio, il gioco massonico si svelò. L’Italia dichiarò la sua neutralità e se è esatto che il Governo di Roma ha non uno ma dieci appigli giuridici per non essere entrato in guerra, non è meno vero che, sostanzialmente, i massoni di Roma mancarono ai loro impegni di onore. Sin d’allora Vittorio Emanuele aveva i suoi capitali alla Banca d’Inghilterra e il suo Vangelo nell’Abbazia di Westminster. Si arrivò, infine, alla dichiarazione di guerra da parte dell’ltalia ai suoi alleati tedesco ed austriaco, mercè il tradizionale giudaico «piatto di lenticchie» promesso dai massoni di Londra nel patto del 25 aprile 1915.
Ora accadde che, a guerra vinta, una Italia troppo potente nel Mediterraneo e nel mondo coloniale non poteva far piacere ai signori massoni. Piegata la Germania con pesantissime catene, distrutto l’Impero Absburgico, che interesse avrebbe avuto l’Inghilterra (e soprattutto la Francia) a fare dell’Italia una grande Potenza che — non si sa mai con un Savoia — avrebbe potuto in un non lontano domani costituire un ostacolo alla politica mondiale inglese? Così il Patto di Londra, il famoso “piatto di lenticchie”, sfumò e gli italiani si trovarono con Trento e Trieste, e va bene, ma con una situazione politica disperata, l’odio dei popoli dell’Europa Centrale e nessuna forza per poter resistere da sola a questa inimicizia. In altre parole I’Italia vincitrice si trovava alla mercé dei suoi alleati (come del resto accadde alla Grecia che la Turchia, potenza vinta, poté pestare a suo piacimento fra l’apatia di tutti gli alleati). L’Italia non era gradita come amica dalla Massoneria. Ed i giudei, allora, tentarono di assalirla colla loro nuova creatura, testè lanciata, il comunismo.
Contro questo subdolo nemico, manovrato dalle stesse menti e dagli stessi capitali che manovravano la Massoneria, insorse Benito Mussolini con il suo magnifico ideale, il Fascismo.
Fascismo, in politica estera, voleva dire: basta colle direttive di loggia massonica, l’Italia deve fare la propria politica e questa politica è in antitesi con quella di Londra che vuole mantenere l’Italia su un piano di inferiorità politica, militare e morale. Fascismo, in politica interna, volova dire: basta con le manovre di partiti di oscuro finanziamento, basta colla Massoneria, basta col comunismo, basta con gli ebrei. Nella mente di Mussolini era nata l’Europa di domani, era nata una solidarietà europea anche se non era espressa chiaramente, perché il Fascismo si metteva in lotta aperta con tutte le potenze più o meno palesi e conosciute di carattere extraeuropeo. Se nel cielo della Storia, l’Europa deve essere un giorno unita e solidale, ciò può accadere in due modi: o con una Europa libera, che duramente si sia conquistata il diritto di essere e di guidare ancora il mondo, o con una Europa schiava, nella quale Ie leggi, la morale e l’economia siano forzatamente imposte da Potenze extraeuropee.
La rivoluzione fascista è quindi una rivoluzione antimassonica, il Fascismo è la prima idea veramente nazionale che abbia unito il popolo italiano, senza che fosse influenzato da potenze straniere.
Fu per questo che la Massoneria partì all’assalto del Fascismo. La geniale idea di Mussolini trovò impreparate le schiere dirigenti di allora. Dapprima esse non lo presero sul serio, considerarono il Fascismo come un episodio che presto si sarebbe esaurito da se stesso. Ma all’epoca di Matteotti apparve chiaro che il pensiero dell’Uomo era qualche cosa di più che un “episodio”. E si pensò al modo di abbatterlo. E prese inizio la ventennale congiura.
La Massoneria è il mondo di ieri, il Fascismo è il mondo di domani. Per questo essi sono nemici acerrimi, sono nemici per i quali la possibilità di vita di uno esiste solo nella morte dell’altro. L’idea di Mussolini percorre vittoriosa le strade del mondo, anche nel campo dei nostri nemici. Perché se Roosevelt e Churchill si vedono costretti a promettere ai loro proletariati ciò che il Duce ha già realizzato e se Stalin a poco a poco tenta di cambiare il pelo, ciò è dovuto al fatto che nel cervello di Mussolini è nata la piccola fiamma che, divenuta gigantesca, purificherà il mondo. In mancanza di una idea propria, i giudei e i massoni, per sopravvivere, tentano di uccidere il Fascismo e il Nazionalsocialismo — espressioni reali di un’unica idea — carpendo loro a poco a poco il “credo”. Furto tipicamente giudaicomassonico. Ma furto impossibile, furto che non può avvenire, per quante congiure e tradimenti la Massoneria oggi come ieri possa organizzare o tentare di organizzare.