18 Novembre 2021
CRIMINALI, MA EROI PER LEGGE
Nell’estate del 1944 l’invasione dell’Italia da parte degli “alleati” era ferma davanti alla linea Gotica e non dava segni di poter realizzare rapidi progressi. Fu così che gli inglesi, dapprima riottosi, valutando insufficente il rapporto di forze a loro favore di 10 a 1 in quanto a uomini e di 20 a 1 in quanto a mezzi, ritennero che non fosse poi una cattiva idea aumentare la carne da cannone (costituita da polacchi, canadesi, australiani, indiani, neozelandesi, greci, sudafricani, brasiliani, marocchini, algerini e badogliani) presente su quel fronte, aderendo alla richiesta dei sionisti – che però aveva ovviamente tutt’altro scopo – di costituire una “brigata ebraica” da impiegare per operazioni belliche.
La brigata venne formata il 20 settembre 1944 (capodanno ebraico) reclutando essenzialmente elementi della “Haganah”, dell'”Irgun” e della “banda Stern”, gruppi paramilitari composti principalmente da terroristi e delinquenti comuni rifugiatisi in Palestina per sfuggire alla giustizia degli Stati in cui risiedevano e responsabili della sanguinosa repressione della rivolta araba del 1936-1939, nonché da altri provenienti da Canada e Sudafrica, fino a raggiungere un organico circa 5.000/5.500 uomini (tre battaglioni di fanteria, un reggimento di artiglieria leggera e reparti di supporto).
Dapprima inviata in Nordafrica per un rapido addestramento all’uso di armi pesanti, fu trasferita via mare in Italia, ove giunse a Taranto il 3 ottobre 1944. Fu quindi dislocata per addestramento in Irpinia e solo il 1° marzo 1945, con uniformi inglesi, fu schierata in linea di combattimento in Romagna e sul fronte del Senio, affiancando per buona compagnia polacchi e badogliani. Per circa un mese partecipò a modeste scaramucce, in conseguenza delle quali perse meno dell’uno per cento della forza totale, ma si distinse particolarmente per l’uccisione dei prigionieri tedeschi (16^ divisione SS “Reichsführer”) e italiani (battaglione “Lupo” della X Mas).
Ai primi di maggio del 1945, e quindi a guerra ormai finita, la brigata fu dislocata nella zona di Tarvisio, dove dapprima infierì sui prigionieri cosacchi, che, con donne e bambini, erano là giunti al seguito della Wehrmacht per partecipare alla lotta contro i partigiani comunisti italiani e slavi: con bastonate e raffiche di mitraglia avviarono i prigionieri (gentilmente ceduti a Stalin dagli inglesi) ai treni che li avrebbero trasportati in Russia, dove sarebbero stati massacrati dai loro confratelli sovietici.
Quindi si dedicarono a due attività: il trasferimento clandestino di ebrei in Palestina e la caccia, soprattutto in Carinzia, ai “criminali nazisti”.
In divisa inglese e in otto-dieci (la prudenza non è mai troppa), con autoveicoli militari la cui targa era stata imbrattata di fango per risultare illegibile, si recavano a tarda sera a casa delle vittime designate, quasi sempre semplici ex-militari segnalati dai partigiani titini, e con la scusa di accompagnarli al comando per interrogarli, li portavano invece nei boschi attorno a Tarvisio, dove, dopo efferate torture, li uccidevano e li seppellivano nella fossa fatta in precedenza scavare da loro stessi (è noto che gli ebrei non amano il lavoro manuale). Con l’occasione assassinarono anche circa 250 civili friulani solo perché, retaggio dell’Impero austro-ungarico, avevano cognomi tedeschi.
Sorvolo sui particolari delle torture e delle uccisioni (peraltro dettagliatamente descritti dopo la guerra dagli stessi autori nella consapevolezza che qualsiasi nefandezza sarebbe rimasta impunita se commessa da ebrei) perché sono talmente raccapriccianti che è imbarazzante persino parlarne o scriverne.
Nel luglio del ’45 la brigata fu trasferita in Belgio e in Olanda, dove per un anno si dedicò alle consuete attività, finché fu disarmata e smobilitata dagli inglesi. I suoi componenti ritornarono in Palestina, riconfluirono nell'”Haganah” e, massacrando interi villaggi, parteciparono alla “pulizia etnica” nei confronti degli arabi per far posto allo Stato di Israele, di cui l'”Haganh” costituì il nucleo delle forze armate.
Storia finita? No.
Se qualcuno pensasse che il parlamento italiano non è in grado di compiere miracoli si dovrebbe ricredere. Infatti a 72 anni dalla fine della guerra e a 71 dall’estinzione della “brigata ebraica”, esso …….. la resuscita, ne scopre con autentica commozione il fulgido eroismo e, con una velocità mai sperimentata prima e neppure dopo approva all’unanimità una legge speciale che le conferisce la “medaglia d’oro al valor militare per la resistenza”!
Più in dettaglio: il 20 maggio 2017 la commissione difesa della camera dei deputati approva all’unanimità la proposta di legge n. 3187 che ha come finalità la concessione, da parte del presidente della repubblica, della medaglia d’oro al valor militare per la resistenza al Jewish Infantry Brigade Group , meglio conosciuto come brigata ebraica. La proposta era stata formulata dai seguenti individui che si fregiano del titolo di “onorevoli”: per il PD Lia Quartapelle Procopio (membro della Commissione trilaterale nella quale i sionisti hanno da sempre un’influenza notevole), Emanuele Fiano (ebreo e sionista), Maria Amato, Tiziano Arlotti, Marco Bergonzi, Giuseppe Berretta, Sabrina Capozzolo, Piergiorgio Carrescia, Diego Crivellari, Carlo Dell’Aringa, Marco Di Maio, Vittoria D’Incecco, Gianluca Fusilli, Gero Grassi, Chiara Gribaudo, Vanna Iori, Daniele Montroni, Sara Moretto, Alessandro Naccarato, Giulia Narduolo, Fabio Porta, Francesco Prina, Giuseppe Romanini, Anna Rossomando, Chiara Scuvera, Alessio Tacconi, Valeria Valente, Simone Valiante, Walter Verini, Sandra Zampa e Diego Zardini; per Alternativa Popolare Fabrizio Cicchitto; per Articolo 1 Luigi Lacquaniti, Michele Mognato e Arturo Scotto; infine, per Democrazia Solidale – Centro Democratico Milena Santerini.
La relazione di accompagnamento al progetto di legge sostiene: “proprio la situazione attuale ci porta a chiedere di preservare il ricordo di chi, sopravvissuto al progetto di eliminazione totale, con la divisa della cosiddetta Brigata ebraica, tra le rovine fumanti dell’Italia del 1945 fece cessare il crepitio delle armi (sic). Questo stesso gruppo di giovani si dedicò al recupero della dignità della vita attraverso il soccorso fisico (!), educativo e morale(!) , attuando un’operazione, che oggi chiameremmo di search and rescue (ricerca e salvataggio, ndr), destinata alle persone, alla cultura e al sentimento religioso”. E’ scritto proprio così, non è uno scherzo.
“A guerra finita – continua la relazione – la Brigata ebraica non si perse nella realizzazione della vendetta nei confronti dei carnefici, come auspicato da molti Governi alleati (nulla di più falso, come ampiamente provato e documentato), ma scelse di effettuare numerose azioni di ricerca e messa in salvo dei sopravvissuti ai campi di sterminio nazionalsocialisti.
Dalla Germania e dall’Austria essi li condussero, attraverso il Tarvisio, a luoghi dove furono ricoverati e aiutati nella ripresa della vita quotidiana. Questo loro compito ne fece anche degli esempi positivi per i giovani ebrei sopravvissuti, che presero parte alle attività e iniziarono a guardare all’emigrazione verso le terre del Mandato britannico in Palestina come a una nuova rinascita. Così, deposte le armi impugnate negli scontri fino alla fine della campagna di liberazione in Italia, gli uomini della Brigata ebraica divennero operatori di pace, educatori di libertà e di rinascita custodite nei libri, insegnate dalla Torà e dagli ideali dello scoutismo sionista socialista ”. Assolutamente falso, a meno che per pace non si intenda quella eterna (degli arabi, naturalmente).
Una precisazione: il parlamento e il presidente della repubblica non hanno alcuna competenza nel proporre e nel conferire onorificenze militari. Infatti l’articolo 1416 del codice dell’ordinamento militare dispone testualmente che “per i militari in servizio l’iniziativa della proposta può essere presa dal superiore immediato, o da altro superiore più elevato. Le proposte, corredate da tutti i documenti necessari per comprovare la realtà e le circostanze del fatto e per porre in evidenza tutti gli elementi del valore, sono avanzate per la via gerarchica, onde le autorità superiori possano esprimere il proprio parere. Esse sono trasmesse al Ministero competente entro il termine perentorio di sei mesi dalla data del fatto, salvo che ricorrano particolari e giustificati motivi, nel qual caso il detto termine è prolungato fino a nove mesi. Nelle proposte e nelle concessioni di decorazioni al valor militare sono tenute presenti le disposizioni dell’articolo 1425, circa i casi in cui si incorre nella perdita di diritto o discrezionale di esse ”.
C’erano quindi tre motivi di carattere giuridico, in ossequio ai quali in base alla legislazione vigente non poteva e non doveva essere conferita alla brigata ebraica alcuna onorificenza militare da parte della repubblica italiana: il primo era che la brigata ebraica non faceva parte, né aveva mai fatto parte delle Forze armate italiane ma era un contingente militare di uno Stato estero; il secondo era che risultava impossibile individuare un superiore gerarchico che potesse richiedere tale onorificenza in quanto tale contingente era stato sciolto da oltre settanta anni e non esisteva più; il terzo era che erano passati settantadue anni dalla fine della campagna d’Italia, ben più del termine massimo di nove mesi dall’atto militare degno di segnalazione, entro i quali il superiore gerarchico deve perentoriamente richiedere il conferimento di una qualsiasi onorificenza.
Ciononostante, in deroga all’art. 1416 del codice dell’ordinamento militare, la legge venne approvata all’unanimità e pubblicata sulla G.U. l’8 agosto 2017 con il seguente testo:
“Il Presidente della Repubblica promulga la seguente legge:
Art. 1
1. In deroga all’articolo 1416 del codice dell’ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, relativo alla presentazione di proposte di onorificenze al valor militare, in occasione del settantesimo anniversario della Liberazione d’Italia è concessa la medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza alla Brigata ebraica, formazione militare alleata, composta da volontari di cittadinanza italiana o straniera, inquadrata nell’Esercito britannico, che operò durante la seconda guerra mondiale e offrì un notevole contributo alla liberazione della Patria e alla lotta contro gli invasori nazisti.
2. Il conferimento della medaglia d’oro al valor militare di cui al comma 1 è effettuato con decreto del Presidente della Repubblica, ai sensi dell’articolo 1415 del codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66.
La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.
Data a Roma, addì 18 luglio 2017
MATTARELLA
Gentiloni Silveri, Presidente del Consiglio dei ministri
Visto, il Guardasigilli: Orlando”.
Tra le altre falsità contenute nel testo di cui sopra vi è anche quella che della brigata facessero parte “volontari di cittadinanza italiana”, essendo in quel tempo questi ultimi tutti impegnati a sopravvivere ad Auschwitz. Anche se per l’occasione se ne sono inventati uno (!), per giunta ancora vivente.
Seguì il 25 ottobre 2017 il decreto presidenziale e il 3 ottobre 2018 la consegna della medaglia nel corso della cerimonia, tenutasi in Israele presso il museo “Beit Hagdudim” di Avihayil (Netanya), presenti il generale israeliano Kobi Barak e l’ambasciatore italiano Gianpaolo Benedetti, il quale sottolineò “la gratitudine del popolo italiano verso coloro che scelsero di combattere per liberare la Patria dal nazifascismo” (sic), e che “la storia della Brigata Ebraica è parte integrante della nostra memoria collettiva” (sic).
La vicenda narrata può apparire in astratto surreale ad una persona normale dotata di normale intelligenza, ma in realtà si inquadra perfettamente nelle azioni di uno Stato le cui istituzioni sono zeppe di farabutti, malfattori e idioti, là posti unicamente perché sono viscidi servi dello straniero, di cui questo Stato, non sovranista né sovrano, è soltanto una misera colonia. Del resto la decorazione di cui si è trattato si affianca degnamente a quelle copiosamente elargite alle bande criminali che operarono in quello stesso tempo e ai singoli assassini e sicari partigiani spesso autori dei più efferati delitti e non di rado causa diretta e voluta di rappresaglie, peraltro legittime, a spese di decine e a volte centinaia di persone quasi tutte innocenti; nonché alle onorificenze in precedenza conferite a Josip Broz detto Tito, a Nicolae Ceausescu e a Mobutu Sese Seko.
Giuliano Scarpellini