5 Dicembre 2021
ALLE RADICI DEL MALE: LA RIVOLUZIONE FRANCESE
estratti da: AA. VV. “Le livre noir de la Révolution française”
L’avvenimento che è stato preso a simbolo della Rivoluzione è la presa della Bastiglia, che viene presentata nei manuali di storia come un fatto di portata apocalittica. In realtà il 14 luglio 1789 si svolse un’azione essenzialmente dimostrativa: una folla di esaltati, sobillati dagli affiliati alle logge massoniche, assalta la fortezza-prigione e al termine della giornata restano sul terreno un centinaio di morti. Un’inezia rispetto a quello che accadrà negli anni successivi.
Il gran ballo rivoluzionario comincia con l’assalto al reggimento della Guardia Reale. Il re di Francia aveva, come il papa, un reggimento di guardie svizzere che vegliava sulla sicurezza della famiglia reale. Gli Svizzeri del re erano reclutati sia nei Cantoni cattolici che in quelli protestanti: si trattava di un corpo d’élite in cui le divisioni religiose erano superate in nome della comune fedeltà al sovrano. Il 10 agosto 1792 una canaglia di ubriachi attaccò il palazzo delle Tuileries travolgendo le guardie svizzere che vennero massacrate in breve tempo dagli aggressori che erano in numero soverchiante. I rivoluzionari si accanirono sui cadaveri mutilandoli e agitandoli come burattini, alcune donne tagliarono il sesso ai morti portandolo in giro come un trofeo…
Robespierre definì Luigi XVI un “criminale contro l’umanità” aprendo la strada a concetti che troveranno applicazione in procedure giuridiche inverosimili: dal processo di Norimberga a quello contro Saddam Hussein.
La cultura illuminista, che si era affermata in nome della tolleranza, non appena giunta al potere getta la maschera cominciando la persecuzione antireligiosa. Comincia quindi l’epoca delle battaglie laiciste che pretendono di cancellare il sentimento religioso non solo dalla vita pubblica ma anche da quella privata, al grido di “nessuna tolleranza con gli intolleranti”, altro slogan che gode di grande fortuna ancora oggi.
Nel campo legislativo i rivoluzionari volevano attuare le utopie illuministe: si pensava di poter arrivare alla massima semplificazione del diritto in modo da permettere a tutti di fare a meno degli avvocati! In realtà fin dall’inizio il governo rivoluzionario si caratterizza per una assurda proliferazione di leggi: le democrazie moderne sotto quest’aspetto sono davvero le degne eredi della Rivoluzione…
Ma per certi versi il diritto fu effettivamente semplificato: negli anni del Terrore i processi per reati politici si svolgevano sulla base di sospetti e delazioni e gli imputati erano condannati con procedimenti sommari e improvvisati!
Un campo in cui i rivoluzionari si impegnarono particolarmente era quello del diritto di famiglia. Nelle legislazioni dell’Ancien Régime la figura del padre di famiglia corrispondeva a quella del sovrano nella nazione, per cui preoccupazione eminente dei rivoluzionari era l’abbattimento dell’autorità patriarcale, l’introduzione del divorzio, l’allentamento dei vincoli familiari. Si cominciava a parlare di femminismo e di “educazione collettiva”: la società contemporanea ha portato a termine quest’opera di dissoluzione della famiglia naturale in un modo che non poteva essere più completo!
In realtà l’effetto forse più gravido di conseguenze del 1789 è proprio l’abolizione delle interdizioni giudaiche che ha permesso agli ebrei un’irresistibile ascesa ai vertici della scala sociale, anche se è verosimile pensare che all’epoca i piani sionisti fossero confinati a una ristretta cerchia di rabbini. Nell’Assemblea Nazionale del 1789 si enunciò il principio per cui occorreva riconoscere tutto agli ebrei in quanto individui e nulla in quanto comunità religiosa. Il principio sul piano giuridico non fa una grinza, ma gli ebrei continuarono ad avere un atteggiamento settario, al punto che lo stesso Napoleone dovrà tornare sui passi rivoluzionari rimettendo in vigore alcune restrizioni nei confronti della comunità ebraica. Le tesi di Bar Zvi sono mutuate da quelle della filosofessa ebrea Hanna Arendt, che riteneva inaccettabile che gli ebrei rinunciassero allo statuto di “popolo eletto” sottoponendosi all’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Alla luce di quanto è avvenuto negli ultimi due secoli, si deve constatare che la lobby ebraica deve tutto ai principi egualitari dell’89. Più interessante sarebbe piuttosto approfondire la storia della famiglia ebraica Rothschild, che proprio nel periodo delle guerre napoleoniche incrementa immensamente le sue fortune economiche finanziando gli opposti schieramenti e mantenendo uno stato di perenne conflittualità fra le nazioni d’Europa.
Queste pagine che testimoniano della inaudita violenza rivoluzionaria dovrebbero sempre essere richiamate alla memoria quando la classe dirigente democratica esibisce la sconcia retorica delle “pari opportunità”. Il mondo moderno, nato dalla Rivoluzione dell’89, è ancora oggi in larga parte influenzato dalla prassi rivoluzionaria. La lunga ombra del Terrore arriva fino a noi, con i diktat paranoici della correttezza politica, che si ispirano ai “certificati di civismo” istituiti dal governo rivoluzionario, con la “legge dei sospetti” di Robespierre che si prolunga nei moderni reati d’opinione: razzismo, antisemitismo, revisionismo, sessismo, omofobia…
L’appiattimento della personalità prefigurato dall’illuminismo è stato pienamente attuato dalla società di massa contemporanea, e la distruzione delle caste naturali ha lasciato il campo a caste artificiali i cui privilegi non sono giustificati da alcuna funzione sociale.