Autore: Amministratore

La Giornalista Antonella Ricciardi intervista l’Avv.Paolo Vecchioli, sulla drammatica vicenda giudiziaria che ha visto coinvolta la nostra Camerata Katia De Ritis.

 Nel seguente dialogo, si esprime Paolo Vecchioli, avvocato penalista de L’Aquila, noto per le posizioni anticonformiste (è esponente del Fronte Nazionale di Adriano Tilgher, formazione che propone una terza via che vada oltre marxismo e capitalismo, nota da anni alle cronache) e garantistiche, anche tramite l’interazione con il periodico “Giustizia Giusta”, che sostiene, in questo senso, una maggiore civiltà giuridica. Nell’intervista, si approfondisce il caso della sua assistita Katia De Ritis, inquisita nell’inchiesta “Aquila Nera”, su presunta sovversione di stampo neofascista. La De Ritis, lancianese, era vice-segretaria del del Movimento Fascismo e Libertà – Partito Socialista Nazionale per il Sud Italia, oltre che segretaria regionale per l’Abruzzo. Nella primavera del 2014, Katia De Ritis era stata eletta consigliera comunale nel comune di Poggiofiorito, nelle fila dell’opposizione, e nel dicembre dello stesso anno era stata arrestata nell’ambito dell’inchiesta condotta dai Ros, rimanendo in stato di detenzione preventiva per molti mesi, nonostante fosse afflitta da un tumore. Scarcerata dopo mesi, quindi, in seguito a ripetute azioni dell’avvocato Vecchioli, l’esito della vicenda era stato, comunque, drammatico, dato il decesso, a causa di patologia tumorale, della stessa Katia De Ritis, avvenuto nel settembre del 2016. Paolo Vecchioli sottolinea quindi, a chiare lettere, i motivi per cui, a suo avviso, la prigionia di Katia De Ritis sia stata iniqua, di per sé ed a maggior ragione a causa della triste condizione di fragilità della donna, già provata dalla grave malattia: Katia De Ritis, infatti, era stata sì liberata, ma dopo non pochi mesi, appunto, di detenzione in attesa di giudizio.

Ricciardi: “Può ricordare, in una sintesi chiarificatrice, quali erano le ipotesi di reato che cui era stata inquisita la sua assistita, Katia De Ritis, ed i motivi per cui ritiene che tali accuse fossero ingiustificate?”

Vecchioli: “Katia de Ritis è stata inquisita insieme a 20 altri soggetti  per i reati p. e p. dall’art. 270 bis cp per aver promosso, costituito ed organizzato l’associazione “Avanguardia Ordinovista…” ( sic.)  – Associazione inventata da alcuni sedicenti camerati, già patteggianti e pentiti ancor prima del ”giudizio immediato”, ignoranti non solo della storia recente e delle vicissitudini dell’ambiente che hanno provato per dabbenaggine e goffa presunzione a sbeffeggiare, neanche avendo contezza di quanto fosse distante Avanguardia da Ordine Nuovo poi Nero. Il tutto si basa su intercettazioni ambientali ridicole di cene e pettegolezzi vari, come di demenziali disquisizioni sedicenti rivoluzionarie ma rimaste sempre mere masturbazioni che non definisco mentali considerando i soggetti cui vengono attribuite. Sepolte tra le intercettazioni sono state reperite alcune affermazioni degli allegri buontemponi coimputati di Katia che ad un certo punto pare preparino la rivoluzione violente e fascista pensando di rubare a casa di un cacciatore le sue doppiette con le quale fare il colpo di stato (Sic.) –Qualsiasi normale fruitore delle ambientali ed intercettazioni in questione al limite si sarebbe preoccupato di chiamare gli assistenti sociali e l’Asl, ma non le griffate e rampanti nostrane toghette rosse affamate di statistica e anelanti al delirio di onnipotenza sui media di regime ed asserviti che leggono solo le loro veline (delle toghe rosse intendo), cui non è parso vero di massacrare chi già sciancato dalla storia e dalla politica ed indifeso, non come Sofri, Bompressi e Pietrostefani + Marino, cui hanno addirittura regalato cinque o sei gradi di giudizio e figli intelligentissimi e scrittori/opinionisti a prescindere da gavetta, e mogli/fidanzate idem anche per profili estetici, il tutto, ripeto per divinazione sic et simpliciter,  ed a prescindere. Consegue anche il risvolto economico nel caso di specie che non è ultimo, visto che qualcuno aveva anche pensato di far fare a Sofri il mentore per le questioni carcerarie et similia non escluse quelle di terrorismo e Curcio docet. – Dicevo non c’è chi non vede come i pericolosi rivoluzionari sedicenti fascisti e mai smentiti neanche sotto il profilo letterario dalle toghe e per i motivi ut supra, se parlano male di Equitalia, del sistema delle ruberie e della condizione di degrado delle istituzioni (a proposito chi di noi non lo ha fatto almeno una volta al giorno?) e pensano, si badi bene, di rubare le doppiette del cacciatore per fare un anzi il colpo di stato, debbono essere arrestati e non ricoverati alla neuro, anche perché, se ritenuti malati invece che terroristi fascisti, va a puttane il fatto mediatico, la carriera delle toghette rosse rampanti, la statistica idem, sempre buona per i trasferimenti ad majora. Accuse ridicole per personaggi da operetta trasformatasi per merito delle toghette ut supra in tragedia, senza sequestro di alcuna arma, esplosivo, coltello, giravite, crick ecc. ecc, ma di PC con discorsi del Duce, mai tese, eja eja alalà e bozze di costituzioni repubblicana e fascista redatte dal novantatrenne prof. Rutilio Sermonti, anch’egli morto nelle more, che, almeno a mia conoscenza, ne avrà redatte tre o quattro versioni nel suo lungo periodo di esperienza politica e di scrittore. Quindi nessun presupposto di terrorismo in fieri ma baggianate che basta leggere dai monumentali atti del processo che è costato al solito Pantalone parecchi milioni e fino ad ora e che ancora non comincia nonostante due anni dagli arresti e la richiesta di giudizio immediato.”

Ricciardi: “La signora De Ritis, lancianese, consigliera comunale, recentemente deceduta a causa di una patologia tumorale che da tempo ne minava la salute, era stata sottoposta a parecchi mesi di custodia cautelare in carcere: in che modo i magistrati del caso avevano motivato un provvedimento così drastico verso una presunta innocente, per definizione, dato che non si era in presenza di alcuna condanna, tantomeno definitiva? In che modo considera che la scelta di tali provvedimenti fossero da confutare?”

Vecchioli: “Katia, come noto agli inquirenti e documentato in atti dal mio valoroso collega codifensore avv. Giacinto Ceroli, era notoriamente paziente oncologica ed aveva appena terminato un ciclo di chemioterapia ed avrebbe dovuto ripetere come da calendario, e noto in ragione dei protocolli appunto chemioterapici ma, arrestata a metà dicembre 2014  e quasi subito deportata a Lecce, è stata privata di ogni assistenza e non ha mai potuto continuare il suo regime di chemioterapia con aggravio della sua condizione, numerosi malesseri, ricoveri anche al Pronto Soccorso del locale ospedale e fino al momento delle mie due denunce alla Procura de L’Aquila a carico di qualsiasi responsabile dei fatti che ci occupano (illegittima detenzione di paziente oncologico… Violazione del diritto alla salute… Abuso d’ufficio ???)  e contro il Carcere di Lecce che non si attivava nel senso che precede e per rimuovere quanto oggetto di denuncia. Naturalmente c’è stata archiviazione perché nel regime/sistema le toghe, soprattutto se rosse ed anche toghette, sono ”irresponsabili”…  et non absit injuria verbis. Però dopo le mie due denunce Katia è stata rimessa in libertà e le è stato consentito di curarsi ma, aimè, troppo tardi e sul punto stiamo preparando un secondo round di denunce.”

Ricciardi: “Ci sono ulteriori considerazioni, sul caso di Katia De Ritis, che non sono state adeguatamente rimarcate sul versante della stampa, ed, in generale, sul piano dell’informazione, che può sottolineare in questa occasione?”

Ricciardi

Antonella Ricciardi giornalista pubblicista
Vecchioli: “La stampa di regime ha sempre e soltanto riportato la voce delle procure e delle toghette rosse permanendo nel politically correct dell’andazzo noto, e solo perché io ho messo la faccia e firmato le due denunce, al fine di vendere i fogliacci, ha riportato prudentemente però quanto da me fatto, senza mai intercalare e/o fare alcun commento politico come invece sempre per Sofri & C., potendosi dedicare a massacrare impunemente e come suggerito dai sodali pm gli sciancati della operazione  cosiddetta ”Aquila Nera” – Ma quando avremo il processo? Chi verrà processato  e perché? Quali sono stati i presupposti che hanno determinato tanto sperpero di pubblico denaro ed inchiesta così rimbalzante sui media da geograficamente riguardare l’intera penisola ed anche l’ex Jugoslavia? Come mai per indagati sparsi per tutt’Italia è stato nominato un solo difensore d’ufficio in L’Aquila che, naturalmente non poteva trovarsi a Milano, Brescia, Padova ecc. ecc. in contemporanea per garantire le perquisizioni ed evitare gli abusi e le sveltine da caserma come in un contesto civile? Ma i solerti giornalisti di regime e che sbavano di democrazia, libertà, giustizia ecc. ecc. quando si toccano i sodali nulla hanno rilevato sul punto dall’altezza della loro consapevole conoscenza di quanto accadeva? La mia risposta è che sparare su chi già sciancato della politica e della storia è facile e comodo, altro che Sofri & C.”

Introduzione e quesiti di Antonella Ricciardi; marzo 2017

2017-03-20-1

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Il nemico peggiore vive in mezzo a noi

Donald John Trump Jr., il figlio del Presidente degli Stati Uniti, ha in queste ore ripreso una frase che, durante una intervista, pronunciò Sadiq Khan, attuale sindaco di Londra: “E’ necessario mettere in conto gli attacchi terroristici, soprattutto nelle grandi metropoli”. Ora che anche Londra è per l’ennesima volta sotto attacco terroristico queste parole suonano ancora più agghiaccianti del momento in cui furono pronunciate. Quasi come se l’Europa e l’Occidente ormai siano costretti a convivere quotidianamente con il terrorismo, come se quest’ultimo fosse una cosa assolutamente normale, alla stregua di un terremoto, di un evento atmosferico improvviso, di una calamità che nessuno avrebbe potuto prevedere. Non ci vogliamo rassegnare a vivere così. Non ci vogliamo rassegnare a questo modello di pensiero. Saltare in aria sulla metropolitana o essere falciati da un kalashnikov impugnato da un terrorista islamico non è la stessa cosa di una pioggia torrenziale. L’Europa, in tutto questo, ha responsabilità precise, chiarissime, evidenti e lampanti. Perché il nemico, prima di tutto, lo abbiamo in casa. E non esiste nemico più pericoloso di quello che non sappiamo di avere. Il nostro primario nemico è, innanzitutto, chi continua a favorire – per loschi interessi economici (quello che ormai chiamiamo, senza mezzi termini, il business dell’accoglienza che, come disse Buzzi in una intercettazione telefonica, “conviene più della droga”) – l’invasione del continente europeo da parte di genti straniere, spesso provenienti da nazioni i cui valori e i cui stili di vita sono enormemente diversi da noi, se non opposti (si pensi alla concezione della donna o al trattamento riservato agli animali), che ormai considerano l’Europa alla stregua di una terra vergine da conquistare e da depredare a piacimento. Anche Erdogan, il Primo Ministro turco, su questo punto è stato chiarissimo, come ben prima di lui lo era stato, più di cinquant’anni fa, Benito Mussolini: i popoli fecondi sono destinati a dominare, perché in grado di vincere una sorta di guerra di numeri sulle grandi distanze. Viceversa i popoli sterili sono destinati a soccombere.

Il nostro primario nemico è quella schiera costituita dai fanatici dell’accoglienza, che con pietose e ridicole argomentazioni hanno completamente aperto le porte all’invasore, e continuano a “maneggiare” per farne arrivare ancora di più, cercando, con il vergognoso assenso di tutti i mass media e di tutti i partiti politici (salvo pochissimi, tra i quali noi) di far passare tutti coloro che vorrebbero mettere un freno all’immigrazione incontrollata come dei biechi razzisti, subumani, usciti da una caverna, con l’osso in testa e la clava in mano.

Il nemico sono coloro che hanno programmato, decenni fa, l’invasione e la distruzione etnica del nostro continente, al fine di farci diventare tutti un popolo di miserabili e di bastardi, molto più facilmente controllabili. Perché un popolo di rincoglioniti, dediti esclusivamente a guardare programmi televisivi da imbecilli, ad ascoltare solo musica da imbecilli, e in cui il libro più venduto del 2016 è “Cinquanta sfumature di grigio”, è certamente molto più manipolabile di un popolo di patrioti, che amano la propria Nazione e la propria gente, e sono disposti a combattere per difenderla.

Il nemico sono coloro che hanno apertamente sostenuto la resistenza anti-Assad, facendoci credere che quelli che tagliavano le teste dei nemici e violentavano le bimbe di dieci anni fossero i famosissimi “ribelli moderati”, ampiamente finanziati da un Occidente complice e vigliacco.

Il nemico sono coloro che hanno finanziato primavere arabe, colorate, arancioni e chissà cos’altro, per destabilizzare nazioni straniere pienamente sovrane.

Il nemico sono coloro che vorrebbero far passare il terrorismo islamico come si fa passare un monsone, una pioggia torrenziale, un terremoto, un periodo di siccità: un qualcosa di quasi normale, con il quale convivere, ancor più se si vive o si lavora in una grande città.

Sarebbe ora di prendere consapevolezza di questo, e cacciare via al più presto Presidenti del Consiglio che si improvvisano scafisti e maître à penser alla Saviano che dal loro attico di New York si augurano premier europei africani. Con qualche calcio nel culo ben assestato, possibilmente.

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Sul Vault 7, o il Grande Fratello americano

Si chiama “Vault 7”, ed è a dir poco scandaloso che nessun giornale o TV, almeno tra quelli “importanti”, ne abbia dato notizia. È con questo termine, infatti, che si indicano gli 8670 documenti riservati del Governo degli Stati Uniti d’America che sono stati resi pubblici da Wikileaks, l’organizzazione internazionale di Julian Assange che ha creato ben più di qualche grattacapo ai governi occidentali, USA in testa. Certamente, la tempistica non è stata particolarmente azzeccata, dato che questa documentazione è stata resa pubblica l’8 marzo, data, cioè, in cui media conniventi si sperticavano in articoli demenziali sulla cosiddetta “giornata della donna” e le relative manifestazioni di femministe bavose e urlanti per le strade europee. Ma, almeno il giorno dopo, qualche articoletto avrebbero potuto dedicarglielo. Tant’è… Che cosa emerge dall’analisi di questi documenti? Ciò che molti andavano affermando già da tempo (venendo bollati come “complottisti” dai media “mainstream”) e che ora appare come una realtà incontrovertibile: la CIA avrebbe un sofisticatissimo programma, denominato “Umbrage”, che permetterebbe, grazie a tutta una serie di codici informatici sofisticati e sviluppati appositamente, di spiare non solo qualunque telefonata dei cittadini statunitensi, bensì anche qualunque programma con installato un qualunque sistema operativo Microsoft (vale a dire la stragrande maggioranza dei pc del mondo); non solo: anche i social network, Facebook incluso, Whatsapp, Skype, e i più diffusi programmi di messaggistica istantanea, sarebbero completamente “aperti”, cioè visionabili a piacere dai servizi segreti statunitensi. Ancora: perfino le apparecchiature elettrodomestiche, come tablet, smartphone, televisori di ultima generazione, sarebbero attivabili a distanza, potendo quindi attivare le funzioni del microfono (a quanto pare attivabile anche nelle TV) e della telecamera. C’è di più: il sistema elettronico/informatico sarebbe talmente sofisticato che non solo riuscirebbe a penetrare in tutti i sistemi elettronici e in tutti i programmi informatici utilizzati dalla stragrande maggioranza della popolazione mondiale, bensì riuscirebbe perfino a lasciare delle finte tracce informatiche, una sorta di “false flag” informatico, insomma. Che cos’è un “false flag”? Con questo termine si intende una o più operazioni (finanche terroristiche) attuate da una entità (militare, governativa, terroristica) per far ricadere la colpa su un’altra entità. Ora, con Umbrage e tutta la strumentazione da pirati informatici a disposizione della CIA, sarebbe possibile, per esempio, violare un importante database di informazioni e poi lasciare delle finte tracce che riconducano, magari, ad una Nazione straniera. Non basta ancora. La CIA, a quanto emergerebbe dai documenti del Vault 7, avrebbe addirittura perso il controllo di buona parte degli strumenti informatici (programmi, software di elaborazione dati) raggruppati con il nome di Umbrage. Tutta questa strumentazione, ora, potrebbe cadere in mano ai terroristi, se non è già accaduto. Ricordate quando, poco prima di lasciare lo studio della Casa Bianca, il Presidente degli Stati Uniti uscente, Barack Obama, accusò pubblicamente la Russia di aver piratato i siti informatici di diversi enti governativi americani per favorire la vittoria alle elezioni americane di Donald Trump? “Abbiamo le prove!”, disse Obama. Su questo fatto i mass media ufficiali hanno imbastito servizi televisivi per mesi, in cui Vladimir Putin appariva come un perfido e pericoloso Deus ex Machina completamente votato a favorire il candidato americano repubblicano e quindi a stabilire una sorta di testa di ponte russa negli USA. Ora appare quantomeno dubbio il fatto che nessuno, nemmeno ad un livello puramente ipotetico, abbia provato a collegare tra loro questi due avvenimenti. Non so voi, ma verrebbe da pensare che il fatto che la CIA abbia la possibilità di spiare gran parte dei cittadini del mondo, violando i loro profili, intrufolandosi nei loro cellulari, nelle loro TV, nelle loro conversazioni, nei loro conti correnti, e che possa fare tutto questo senza alcun controllo, senza dover rendere conto a nessuno, né ai cittadini né a qualche organo di controllo nazionale od internazionale, dovrebbe essere, quantomeno, un motivo di preoccupazione. Invece, quando ci si è posta la questione, alla bell’è meglio si è risposto “La CIA e gli USA fanno tutto questo per difenderci dal terrorismo”. E che cosa è il terrorismo? Ciò che viene deciso dalla CIA e dagli USA, ovviamente. La parabola orwelliana non potrebbe essere descritta meglio. Noi, però, non siamo i lettori del riuscito romanzo, bensì i protagonisti.

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Immigrazione e natalità: emergenza italiana

L’ultima fotografia sulla natalità italiana dell’ISTAT è chiarissima ed avvilente allo stesso tempo: le culle dei nuovi nati italiani non sono mai state così vuote come nel 2016, confermando la bruttissima tendenza che si era già registrata nel 2016.

Gli italiani non fanno più figli. Questa evidenza assume ancora più gravità se guardiamo due dati di fatto che contraddistinguono la Nostra Nazione: una immigrazione selvaggia e incontrollata, composta da appartenenti a popolazioni che statisticamente hanno un indice di natalità molto più alto del nostro (non che ci voglia poi molto, ma tant’è…); il progressivo invecchiamento della popolazione.

Non c’è nemmeno bisogno di scomodare il Kalergi e il suo piano di imbastardimento razziale delle popolazioni europee per meglio soggiogarle e dominarle (“Il manifesto paneuropeo” è il libro in cui, già diversi decenni fa, ciò veniva teorizzato e poi applicato dalle elites “illuminate” europee), né teorie che vengono spesso definite complottiste, poiché la questione è assai chiara e semplice: se smetti di fare figli, e favorisci l’ingresso di migliaia e migliaia di stranieri che i figli li fanno al posto tuo, e in quantità ben superiore alla tua, sei destinato, nel giro di qualche decennio, ad essere sostituito da questi ultimi.

Invertire la tendenza? Si può. Si deve. Con pochi e semplici passi.

Blocco dell’immigrazione clandestina (blocco navale) e rimpatrio forzato dei clandestini che sbarcano illegalmente sul Nostro suolo; sostegno della natalità alle famiglie che decidono di fare figli (i 35/45 euro al giorno spendiamoli per i nati italiani, e non per gli stranieri).

Uno Stato serio, avente a cuore il benessere della propria popolazione, si muoverebbe in questa direzione senza indugi. Ma noi abbiamo Gentiloni e Mattarella… mala tempora currunt.

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Una tragedia italiana diventa film porno, e tutti tacciono

È notizia recente che il noto regista pornografico Mario Salieri girerà un film porno sulle marocchinate.

Non siamo bacchettoni o moralisti, e un film pornografico, di per se, non ci scandalizza particolarmente. Quello che ci indigna, però, è che nessuno, tra i politici, i giornalisti o gli uomini delle istituzioni, abbia trovato alcunché nulla da ridire sul fatto che una vera e propria tragedia del popolo italiano venga così vigliaccamente insozzata. Tutto passa in cavalleria.

Il titolo della pellicola, del resto, lascia poco spazio ai dubbi: si chiamerà proprio “Le marocchinate”. Con questo termine si intende, infatti, quel flagello vero e proprio formato dai marocchini che – agli ordini del generale del corpo d’armata francese Alphonse Juin – si avventarono nel 1944 nel Basso Lazio, compiendo una serie di stupri e di violenze inenarrabili, specialmente ai danni delle donne e dei bambini, che vennero sistematicamente violentati e seviziati, quando non deliberatamente torturati e uccisi. La divisione marocchina, del resto, aveva avuto da Juin ampie rassicurazioni in merito: “Soldati questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c’è un vino tra i migliori del mondo, c’è dell’oro. Tutto ciò sarà vostro se vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all’ultimo uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto e promesso mantengo. Per cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete”. I marocchini furono gli esecutori, ma chi diede carta bianca al massacro e alle violenze indiscriminate (che secondo diverse stime contano intorno alle 50.000 donne violentate, mutilate ed uccise) fu bianco e portatore di democrazia in Italia. Un po’ come accade ancora adesso, specialmente in Medio Oriente e non solo, insomma.

Il giochetto, che oramai è diventato abbastanza semplice, è questo: possiamo provare ad immaginare cosa sarebbe accaduto se, anziché fare un film porno su una tragedia italiana e che coinvolge, do dovrebbe coinvolgere, tutti gli italiani – che vide decine di migliaia di donne preda degli istinti più beceri dei marocchini invasori agli ordini dei francesi durante il secondo conflitto mondiale – si fosse fatto un film porno su un’altra tragedia, magari una di quelle la cui trattazione è sancita per legge?

Cosa sarebbe accaduto se Mario Salieri avesse affermato di voler fare un film, ad esempio, sull’Olocausto? È facilmente immaginabile: avremmo assistito ad una mobilitazione generale, con ANPI, comunità ebraiche e sinistri vari in prima fila, pronti a ricordarci “la barbarie del regime nazista” (sic!) e a difendere l’aurea di sacralità e di intoccabilità che quell’episodio storico ha (nel bene o nel male) nella memoria collettiva; Mario Salieri sarebbe stato sottoposto ad una vera e propria gogna mediatica e finanche giudiziaria (per quelle vere si stanno ancora attrezzando) e non avrebbe potuto mai più impugnare una macchina da presa, gravato dalla colpa e dal peccato dell’unica religione che in questo continente è vietato revisionare o rielaborare, pena la detenzione giudiziaria.

Quello che colpisce è che nessuno abbia avuto alcunché da ridire su questa faccenda. Che nessuno abbia sentito il dovere di difendere quella che è a tutti gli effetti una tragedia italiana, che ha colpito le popolazioni (specialmente quella femminile) del Lazio, e quindi gli italiani tutti.

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