L’irritante questione del terrorismo islamico

Pubblicato su Il Lavoro Fascista – agosto 2017

Di Carlo Gariglio

Spero che il grande storico revisionista Carlo Mattogno mi perdonerà per avere parafrasato un suo titolo, precisamente “l’irritante questione delle camere a gas”, ma credo che mai paragone fu più azzeccato; infatti, questo mitico terrorismo islamico, assomiglia sempre di più alle camere a gas… Tutti ne parlano, tutti ne scrivono, tutti dicono di temerlo, ma nella realtà dei fatti non è mai esistito, quanto meno nel modo e nella misura in cui cercano di contrabbandarcelo.
In questo periodo non si può più vedere un notiziario televisivo senza sentire parlare di questo imminente pericolo; ci dicono, con voce studiata, che esiste un pericolo terrorismo, ci parlano di misure di sicurezza (concetto che in Italia rasenta il comico), si inventano attacchi sventati per un soffio (ma in realtà si tratta sempre di idioti che straparlano al telefono di quanto sarebbe bello fare saltare questo o quello obiettivo)… Ma nonostante tutti questi allarmi, a tutt’oggi in Italia gli attentati dei presunti terroristi islamici sono fermi al numero zero, così come possiamo contare zero morti e zero feriti.
Stranamente, gli stessi mezzi di comunicazione non ci parlano mai del pericolo camorra, nonostante non passi settimana senza qualche omicidio a Napoli e dintorni… Anzi, di recente ci è toccato anche assistere agli strali lanciati dal novello Pulcinella sindaco di Napoli, che tuonava contro certi “media” che avevano osato inserire Napoli fra le cento città più pericolose del mondo… Detto da autorità che si affrettano ad ammonire i turisti appena arrivati nel napoletano, consigliando loro di non indossare gioielli e monili atti ad attirare le attenzioni dei delinquenti locali! Neppure ci parlano del pericolo discoteche, nonostante ogni sacrosanto fine settimana veda ormai aggressioni, accoltellamenti, incidenti stradali e quant’altro, causati dalla moda bestiale di gonfiarsi di droga ed alcool quasi tutte le notti, che questo Stato di merda si guarda bene dal contrastare. Ma continuano a parlarci di un pericolo che finora non ha prodotto morti… Certo, qualcuno starà obiettando: “Ma la Francia? Ma la Spagna? Ma la Gran Bretagna?” Ed io prontamente rispondo: “Ma chi se ne frega?” Ora, sia ben chiaro, il sottoscritto non fa parte di quella categoria di sottosviluppati e traditori che straparlano di Europa unita e cazzate simili; per quanto mi riguarda, il sogno di un’Europa unita è morto il giorno in cui sono morti Benito Mussolini e Adolf Hitler… Il resto è pattume che interessa solo le banche giudaiche ed i decerebrati di destra e sinistra che oggi vanno per la maggiore.
Quando sento parlare di Francia, il mio pensiero va all’infame Generale Juin, ovvero il criminale franceseche, a capo delle truppe africane dette “goumiers”, donò loro 50 ore di libertà di saccheggio e stupro in ciociaria, venendo premiato nel 1952 con il titolo di Maresciallo di Francia… Ecco il testo del volantino diffuso a suo tempo e tradotto in francese ed arabo:
«Soldati! Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c’è un vino tra i migliori del mondo, c’è dell’oro. Tutto ciò sarà vostro se vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all’ultimo uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto e promesso mantengo. Per cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete».
E se vogliamo restare a tempi più recenti, quando sento parlare di Francia mi viene in mente la cosiddetta dottrina Mitterand, grazie alla quale i lerci francesi hanno protetto per decenni i peggiori brigatisti rossi italiani lì fuggiti.
Quando sento parlare di Gran Bretagna, penso invece ai bombardamenti terroristici sulle città italiane e tedesche, sui civili inermi, nonché ai campi di concentramento che allestirono per sfruttare e fare crepare il maggior numero di italiani e tedeschi, soprattutto a guerra finita.
Infine, quando sento parlare di Spagna, penso ai vigliacchi franchisti che sfruttarono lo sforzo bellico italiano e tedesco per giungere al potere, salvo poi trasformarsi in una stupida dittatura clericale e destrorsa che rinnegò totalmente Fascismo e Nazionalsocialismo… Ecco il mio pensiero, scritto nel testamento di Hitler al giorno 10 febbraio 1945:
“Ci saremmo così potuti trovare legati per il meglio o per il peggio a un regime per il quale io ho ora, se possibile, meno simpatia che mai, un regime di profittatori capitalisti, fantocci della cricca clericale! Non perdonerò mai a Franco di non aver riconciliato gli spagnoli una volta terminata la guerra civile, di aver dato l’ostracismo ai Falangisti, a cui la Spagna deve riconoscenza anche per l’aiuto da noi dato, e di aver trattato come banditi gli ex avversari i quali erano ben lungi dall’essere tutti Rossi. Porre la metà di un Paese fuorilegge mentre una minoranza di saccheggiatori si arricchisce con la benedizione del clero, a spese degli altri, non è affatto una soluzione. Io sono certissimo che ben pochi dei cosiddetti Rossi, in Spagna, erano davvero comunisti. Fummo gravemente tratti in inganno, poiché se io avessi saputo qual era la vera situazione, non avrei mai consentito ai nostri aerei di bombardare e distruggere una popolazione affamata, re-insediando al contempo il clero spagnolo in tutti i suoi orribili privilegi”.
Detto in termini più semplici e concisi, se accade qualcosa agli Stati suddetti e ad altri tipo US-raele, non posso dire altro se non che in qualche modo se lo sono meritato, pur provando umana pietà per chi cade per colpa dei regimi nei quali vive, senza avere colpe dirette circa le azioni da essi intraprese.
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Ma non divaghiamo e torniamo all’ISIS ed al cosiddetto terrorismo “islamico”; più volte nel passato ho dimostrato con semplici dati come questo terrorismo non sia affatto “islamico”, dato che la stragrande maggioranza dei morti sono stati proprio islamici, a fronte dei numerosissimi attentati a moschee Sciite in Africa ed Asia… E dato che ultimamente ho ben poca voglia di scrivere, dato che nessuno capisce nulla dell’argomento (purtroppo anche all’interno del MFLPSN), mi avvarrò di uno scritto trovato in rete che, seppure datato 2015, illustra in modo chiaro ed inequivocabile cos’è l’ISIS e chi si nasconde dietro di esso.
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Chi combatte chi, in medio oriente, e da noi. 09 Giugno 2015 – Scritto da Enrico Carotenuto.
Al di là delle cavolate che ci arrivano dai media di regime, siano essi tv o giornali, le notizie degli ultimi giorni possono rendere finalmente chiaro anche ai meno informati quale sia la realtà del problema ISIS.
Basta infatti esaminare gli schieramenti, ovvero le forze militari in campo, e le alleanze, per vedere come l’occidente, pressochè unito, appoggi senza riserve i sanguinari filo-wahabiti, mentre il mondo islamico “normale”, quello meno legato al blocco occidentale, sta combattendo disperatamente ed in maniera compatta contro l’ISIS.
Di qualche giorno fa, la notizia che l’Iran ha inviato ventimila soldati in Siria, a combattere al fianco delle forze di Assad. Allo stesso tempo, anche una brigata composta da 4000 palestinesi è arrivata in Siria per aiutare nella difesa di Damasco. Quindi, da una parte abbiamo: Siria, Iran e Palestina (Sunniti normali e Sciiti) che combattono insieme contro una forza per lo più mercenaria che si fa portatrice dei “valori” retrogradi della più retrograda interpretazione dell’Islam, quella Wahabita, ovvero Saudita, che come abbiamo potuto constatare ripetutamente, è ovviamente sostenuta economicamente dall’Arabia Saudita e dal Qatar. ISIS è aiutata più o meno implicitamente, anche da Israele.
Israele? Ma come? Non dovrebbero essere spaventatissimi dall’idea di un califfato retrogrado e sanguinario che cresce indisturbato a pochi km da loro?
Affatto. In realtà sono ben contenti di appoggiarli, in quanto:
a) per pura casualità non hanno mai torto un capello agli “infedeli” israeliani, e invece di avanzare verso Israele, avanzano verso Siria e Iran;
b) sono stati ferocissimi contro gli Hezbollah (Sciiti) e i loro amici palestinesi;
c) La prima cosa che hanno fatto è stata di scatenarsi contro la Siria, da sempre uno dei principali contrappesi allo strapotere militare d’Israele.
d) Sanno che una volta svolto il loro ruolo potranno essere spazzati via facilmente, togliendo loro i finanziamenti dall’Arabia, e bombardandoliper davvero, mica come fanno gli USA…
Insomma, quest’Isis è una mano santa anche per Israele.
L’ultimo tassello nello scacchiere mediorientale è il ruolo della Turchia. A sostegno dell’Isis fin dall’inizio. Infatti è da li che sono passate gran parte delle armi (armi NATO dall’Europa) dirette a quelli che allora si chiamavano i “ribelli” anti-Assad, e che si sono poi trasformati in ISIS. Ed è la Turchia che fa ancora da corriere, quando c’è da mandare le armi, sia attraverso il confine con la Siria, sia spedendole a mo’ di DHL dove servono all’ISIS: per
esempio in Libia.
Se a questi dati uniamo che:
a) Israele, Arabia Saudita e Qatar, nominalmente nemici storici, ormai vanno apertamente a braccetto;
b) che tutte e tre più la Turchia sono emanazioni dirette del blocco occidentale USA-Europa;
c) che Europa e Stati Uniti hanno creato le condizioni per l’esistenza e la sopravvivenza dell’ISIS, abbattendo uno dopo l’altro tutti i regimi che avrebbero fatto da ostacolo: Gheddafi in ibia, Ben Ali in Tunisia, Mubarak in Egitto, e (quasi) Assad in Siria;
d) Che Europa e USA fanno la guerra all’Isis solo a chiacchiere.
Non possiamo non giungere alla conclusione che questo “Terrore – Isis” sia un falso nemico, costruito a tavolino e supportato dallo stesso Occidente.
Ma perchè?
Sono anni che su queste pagine anticipiamo cosa sarebbe successo, fin dai tempi della “rivoluzione” egiziana. Ecco, ad esempio, cosa scrivevamo sulla Siria nel 2012, mentre i telegiornali parlavano di Assad-il-cattivone e di ribelli buoni e bravi.
Il perchè non è il controllo delle risorse (quelle erano già in mano agli stessi poteri). Il perchè è il controllo della  popolazione (occidentale ed orientale), quello che conta è avere una scusa credibile per dedicare le risorse planetarie non all’aumento del benessere, all’eliminazione della fame, ed a creare condizioni favorevoli all’ondata di risveglio delle coscienze che riguarda tutto il mondo, ma al suo esatto opposto: creare odio, povertà, disperazione, mantenere la fame nel mondo, distrarre fondi verso gli armamenti, ecc. Una strategia molto chiara per rallentare il risveglio delle coscienze.
Stanno combattendo “noi”. Noi che cerchiamo di essere meglio di come eravamo ieri. Tutti noi. Ragion per cui dobbiamo stare molto attenti, e guardare in faccia la realtà delle cose, senza farci prendere dai vortici di ansia/odio/paura, che sono l’unico scopo vero di queste manovre. Per combattere chi vuole tutto ciò, occorre essere diversi da come ci vorrebbero. Quindi niente paura, informiamoci, approfondiamo su tutto, dalla politica al cibo, dall’arte alla medicina, ma ricordiamoci sempre che quello che noi chiamiamo il risveglio delle coscienze è un fenomeno planetario, che sta crescendo a ritmi incredibili, e che è la grande notizia che nessun telegiornale ci darà mai. Che sono le forze oscure ad essere sulla difensiva e ad organizzare tutti questi disastri per cercare di mantenere la loro stretta sulle nostre menti ed i nostri cuori. Sono loro i primi ad avere paura, e sono loro che ne hanno di più. Per combatterli, basta che noi continuiamo a fare le cose che stiamo facendo, nel piccolo del nostro raggio d’azione. Che continuiamo a migliorare noi stessi, ad occuparci del bene fin dove possiamo arrivare. Che facciamo una piccola azione d’amore in più al giorno.
Magari alleniamoci facendone una piccola, che normalmente non faremmo, magari anche solo un sorriso di cuore al nostro capoufficio antipatico. Dobbiamo unire il cuore alla testa. La cosa che li spaventa di più.
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Capito? Terrorismo islamico che ben se ne guarda dall’attaccare Israele e che, mentre in Africa ed Asia attacca gli islamici sciiti, in Europa spara nel mucchio, senza prendersi la briga di selezionare gli obiettivi. Se proprio volessimo dare un’etichetta a questa specie di terrorismo targato ISIS, potremmo al massimo definirlo terrorismo sunnita, o meglio ancora, terrorismo Wahabita, non certo islamico tout court, così come della stessa ispirazione religiosa fu il cosiddetto terrorismo capeggiato da Bin Laden, anch’egli principe saudita vicino alla locale famiglia reale.
Ora, lasciamo perdere le tante correlazioni fra i servizi USraeliani ed i vari Bin Laden ed ISIS, e concentriamoci su un solo fatto: mentre il terrorismo arriva dall’Arabia Saudita, che ben se ne guarda dal prenderne le distanze, il mondo occidentale lobotomizzato dalla disinformazione voluta dalla lobby giudaica che controlla i “media”, considera come capi del terrorismo proprio quelli che fin dai tempi di Bin Laden ne presero le condannandolo, cioè l’Iran ed il mondo sciita in generale.
Ed i sauditi? Divenuti ottimi alleati degli USA durante il criminale attacco contro l’Iraq, questi barbari medioevali godono di una sorta di impunità per le tante nefandezze commesse all’interno, ed all’esterno, tanto che, di destra o di sinistra che si dicano, tutti i presidenti USA hanno fatto e fanno a gara per chi scodinzola meglio di fronte alla corte di Ryad; al seguente link potrete vedere l’abbronzato Obama in vista in Arabia Saudita, oltre ad unelenco di altri crimini e criminali:

http://www.controinformazione.info/arabia-saudita-i-criminisilenziosi-del-regime-saud/ 
U.S. President Barack Obama and first lady Michelle Obama stand with Saudi Arabia's King Salman (R) after arriving at King Khalid International Airport in Riyadh, January 27, 2015. Obama is stopping in Saudi Arabia on his way back to Washington from India to pay his condolences over the death of King Abdullah and to hold bilateral meetings with King Salman.   REUTERS/Jim Bourg     (SAUDI ARABIA - Tags: POLITICS ROYALS)

Ma se qualcuno, specie i tanti coglioni nostrani che hanno salutato l’elezione di Trump con grida di giubilo (insieme agli ebrei più integralisti, guarda caso), crede che sia cambiato qualcosa, vada a leggersi questo altro articolo più recente:

http://www.ilpost.it/2017/05/21/arabia-saudita-trump-foto/

trump-arabia-saudita1Dunque, il cosiddetto terrorismo islamico, che islamico non è, diventa l’alibi da gettare in pasto ai fessi per creare tensioni e distrarre l’opinione pubblica dalle tante porcate realizzate dai soliti noti… Tattica che, a ben vedere, è la stessa che si utilizzò (ed in parte si utilizza ancora) in Italia quando si straparlava di terrorismo “nero”, di bombe di chiara matrice fascista e balle simili. Loro mettevano le bombe, loro montavano i palchi dei comizi dai quali tuonare contro i “fascisti”, e nel frattempo, mentre i fessi sfilavano in corteo contro il “fascismo”, facevano passare Leggi inique, sfruttavano i popoli e magari andavano a “liberare” qualche Stato sovrano che chiedeva soltanto di vivere senza ingerenze giudaico -americane.
Del resto, non è difficile da capire: se nel mondo cristiano la chiesa dei Pentecostali decidesse di darsi al terrorismo, qualcuno accetterebbe la definizione di terrorismo cristiano in generale, oppure si pretenderebbe di precisare che solo un’infima minoranza di questo mondo commette atti terroristici? Quindi se il terrorismo è sunnita, o meglio, Wahabita, perché mai tutti si affannano a definirlo islamico?
Certo, queste sottili distinzioni non possono certo essere comprese dai cerebrolesi di estrema destra, che hanno eletto la giudea Oriana Fallaci a loro icona, ma fra quelli che hanno l’ardire di definirsi Fascisti e Nazionalsocialisti, ci si aspetterebbe analisi politiche, storiche e religiose un tantino più precise, nonché una netta presa di distanza dagli elementi di cui sopra, i quali cercano miseramente visibilità sfruttando guerre di religione ed occasioni varie legate all’invasione migratoria che stiamo subendo.
A proposito delle ingerenze US-raeliane nel cosiddetto terrorismo, possiamo poi trovare, con una semplice ricerca in rete, notizie come la seguente:

http://islamshia.org/libia-arrestato-agente-mossad-imam-moscheadellisis/
Libia: arrestato agente del Mossad “Imam” di una moschea e predicatore ISIS

Le autorità libiche hanno arrestato un “Imam” e predicatore di una moschea del gruppo terroristico DAESH (ISIS) che ha poi confessato di essere un agente dei servizi segreti israeliani, il Mossad. Secondo le autorità libiche il vero nome di predicatore Abu Hafs è Benjamin Efraim, un cittadino israeliano che opera in una delle unità speciali del Mossad che conducono operazioni di spionaggio nei paesi arabi e islamici.
Le autorità libiche hanno detto che la spia del Mossad ha iniziato la sua carriera in Libia, guidando un gruppo di 200 membri affiliato dell’ISIS e si poi è trasferito a Bengasi sotto la veste di predicatore.
Stando alle autorità libiche Abu Hafs aveva tentato di infiltrarsi in Egitto e alla guida di questo gruppo terroristico avevano minacciato di esportare la guerra nel paese arabo.
Quando il movimento terroristico di DAESH (ISIS) ha attaccato l’Iraq e conquistato Mosul tre anni fa, numerose fonti hanno parlato del ruolo di agenti del Mossad quali supervisori dei miliziani del gruppo terroristico takfiri.
Ovviamente, delle numerose fonti citate nell’articolo, nessuna è mai giunta fino ai mezzi di comunicazione occidentali, troppo presi dal montare la bufala del terrorismo “islamico”!
E se qualcuno avesse ancora dei dubbi, consiglio la lettura di qualche articolo di Maurizio Blondet, tipo questo:http://www.maurizioblondet.it/pentagono-pagato-falsivideo-al-qaeda-piu-altrifalsi/
Sullo stesso sito si possono vedere foto di presunti terroristi dell’ISIS ai quali spuntano tatuaggi dell’esercito USA e persino una stella di Davide al collo!
ISIS-guy-has-us-army-tattoo-photo
Ma anche volendo prescindere da tutto questo, basterebbe analizzare i tanti attentati compiuti in Europa, per capire che qualcosa non quadra nelle ricostruzioni dei mezzi di “informazione”. Abbiamo già visto che questo terribile Stato Islamico è nato esattamente in quei luoghi rasi al suolo e “liberati” dai criminali USA e dai loro alleati: Iraq, parte della Siria, ed ultimamente Libia; abbiamo anche visto che questi terroristi, stranamente, non attaccano in alcun modo lo Stato di Israele, né le comunità ebraiche sparse in Europa. Infine, abbiamo visto che la presunta guerra santa contro i cristiani viene condotta dall’ISIS non selezionando gli obiettivi in modo da colpire solo cristiani ed occidentali, ma uccidendo a casaccio gente che popola Stati come Francia, Gran Bretagna e Spagna, ovvero esempi di società multirazziali e multiculturali, ove sparare nel mucchio equivale a colpire certamente anche persone africane, asiatiche ed appartenenti a tutte le religioni, ivi compreso quell’Islam che i terroristi dicono di amare.
Riferendomi all’attentato di Nizza, se qualcuno si fosse preso la briga di verificare l’etnia delle vittime, si sarebbe accorto che se non la metà, poco meno di essa era composta da islamici e nordafricani vari, alcuni anche connazionali dello stesso attentatore.
Ora, qualcuno potrebbe spiegarmi perché questo terrorismo islamico fa tantissime vittime proprio fra gli stessi islamici, mentre ne fa poche fra i cristiani e nessuna fra gli ebrei? Infine, qualcuno potrebbe spiegarmi come si può conciliare l’idea di cellule organizzate ed addestrate dall’ISIS, con il dilettantismo dimostrato da quasi tutti i cosiddetti terroristi islamici? Possibile che uno spauracchio così potente ed organizzato utilizzi decerebrati totali, muniti non di armi vere, ma di coltelli da cucina, automezzi regolarmente noleggiati, finte cinture esplosive, pistole ad aria compressa e persino pistole sparachiodi? Qualsiasi delinquente di mezza tacca sa bene come procurarsi un’arma da fuoco, così come chiunque con una banale ricerca su internet potrebbe essere in grado di creare dell’esplosivo… E noi dovremmo credere a cellule organizzate che si recano ad un autonoleggio, con la loro carta di credito, per noleggiare un mezzo con cui realizzare un attentato? E dovremmo credere che non siano neppure in grado di procurarsi una pistola o un fucile, preferendo un coltello da cucina?
In alcuni casi, se non si trattasse comunque di fatti drammatici che hanno portato alla morte di svariate persone, si potrebbe parlare di situazioni esilaranti, tipo quella raccontata in occasione di uno dei recenti attentati: i terroristi volevano noleggiare un enorme camion, ma dato che la carta di credito non garantiva la copertura, hanno optato per un piccolo furgone!
E questi sarebbero gli agenti di un potente e temibile Stato Islamico organizzato? Ma neppure nel film “I soliti ignoti” si possono vedere delle cretinate simili!
Rimane da analizzare le persone di questi attentatori; tutti i mezzi di informazione sono concordi nel descriverli poco o nulla religiosi, alcuni pluripregiudicati per reati comuni, spesso dediti all’alcool (cosa che li renderebbe non Islamici in automatico!) e/o alla droga, appassionati di palestre e discoteche…
Peccato che l’estremista islamico tipico non abbia nulla a che fare con certi profili, i quali, spesso, caratterizzano proprio quegli elementi che i fanatici del Corano giustizierebbero all’istante se li avessero a tiro!
Chi sono questi elementi è presto detto: psicolabili che nulla hanno a che fare con la religione, eccitati da una certa propaganda martellante, che si improvvisano “eroi” dell’Islam per colorire una vita squallida da delinquenti… Falliti di ogni genere e tipo che per motivi più o meno reali hanno dei rancori nei confronti dello Stato che li ospita (o nel quale sono addirittura nati), e che compiono i loro atti criminali senza neppure sapere selezionare gli obiettivi scegliendo i presunti nemici di quell’Islam che fingono di rappresentare. In un paio di occasioni, qualcuno li ha imitati, cercando di investire con l‘auto dei fedeli islamici mentre uscivano da una Moschea… Ma i “media”, con molta rapidità, hanno escluso il terrorismo; si trattava di emulatori eccitati dai precedenti attentati.
Ora, chiedetevi: come mai i primi, che uccidono a casaccio, sono Islamici, mentre i secondi, che hanno selezionato con cura l’obiettivo, sono solo squilibrati?
Rispondete…!
Carlo Gariglio – Segretario Nazionale Movimento Fascismo e Libertà
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Piagnucolano perfino per qualche figurina…

In un Paese normale, la vicenda relativa alle figurine di Anna Frank (che alcuni tifosi della Lazio avrebbero affisso allo stadio per prendere in giro i giocatori della Roma) sarebbe stata derubricata a presa in giro di cattivo gusto. Chiunque sia andato almeno una volta nella vita allo stadio sa bene, infatti, come tra le tifoserie – in special modo quelle appartenenti alla stessa città – sia in vigore l’ironia più assoluta e pungente, spesso ben oltre i limiti del politicamente corretto e del bon ton. Dagli insulti all’arbitro a quelli rivolti alle mamme dei giocatori, passando per le foto ironiche che vengono pubblicate sulle reti sociali, le tifoserie avversarie non se le sono mai mandati a dire. Eppure è bastato questo episodio per scatenare, su tutti i principali organi di stampa, una vera e propria crocifissione in sala mensa dei tifosi della Lazio e della società, costretta a genuflettersi davanti al potere giudaico alla Sinagoga di Roma con una corona di fiori che poi è stata buttata nel Tevere (i giudei, evidentemente, hanno giudicato questo atto riparatore di poco valore). Una isteria e una rabbia bavosa e livorosa ha pervaso tutti i principali media, con i nostri politici che non hanno perso l’occasione per inchinarsi davanti agli ebrei in atti di sottomissione e riparazione. Verrebbe da chiedersi dove stia l’indignazione e l’isteria di questi signori davanti alle quotidiane notizie di cronaca in cui i protagonisti sono immigrati, o dove erano mentre in questa Nazione chiudono più di ventimila imprese all’anno, o dove i poveri sono diventati in poco meno di una quindicina di anni quasi cinque milioni. Servi. Sempre e comunque.

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Le partite IVA: ecco i nuovi poveri

L’Italia è pessima per tante cose, ma soprattutto per una, in particolare: aprire una partita IVA, una azienda o una attività nel Nostro Paese dovrebbe essere qualcosa da medaglia al valore. 

È la CGIA di Mestre a dipingere un quadro impietoso della situazione: le partite IVA sono i nuovi poveri. La crisi economica ha colpito più loro che non pensionati e dipendenti statali: una partita IVA su quattro è sotto la soglia di povertà, mentre per i dipendenti statali il rischio è di uno su cinque.

Imprenditori, artigiani, liberi professionisti, lavoratori in proprio, padroncini, piccole attività: sono loro che hanno pagato, più di tutti gli altri, gli effetti devastanti della crisi, ancor più forti nel Mezzogiorno che al nord. Mentre quello dei lavoratori dipendenti è rimasto pressoché stabile (-0,3%), negli ultimi cinque anni il reddito di chi lavora in proprio è diminuito di 6.500 euro annui. Un dato ancora più allarmante se pensiamo che, mentre un lavoratore dipendente, in caso di licenziamento o di cessazione del suo rapporto di lavoro, può godere di ammortizzatori sociali (cassa integrazione, contributo NASPI, e via dicendo) un libero professionista o un imprenditore, quando cessano la loro attività, non dispongono di alcun aiuto: possono solo cercare di riciclarsi, magari trovando un nuovo impiego.

Con una pressione fiscale reale che si aggira sul 70% (ciò significa che, su 100 euro guadagnati, 70 spettano, in un modo o nell’altro, allo Stato, e con gli altri 30 si devono far quadrare i conti, pagare gli stipendi, reperire il materiale per l’attività, e via dicendo) lo Stato non aiuta sicuramente.

Sempre più la libera impresa e i valori umani che questa Nazione può vantare vengono visti come limoni da spremere fino all’osso. Chi ha una azienda sa bene di cosa parlo. E non sono solo le tasse – già di per se altissime – a costituire un problema, ma anche tutto ciò che si è costretti a pagare in più, spesso imposte indirette. 

Vendere un mezzo aziendale, ad esempio, è una tragedia: il passaggio di proprietà può superare anche il migliaio di euro. Quale operazione tecnica da parte dell’operatore che non sia la pura e semplice modifica del nome all’interno del sistema informatizzato può giustificare una spesa del genere?

Altro esempio. Cambiare la sede legale di una azienda è un calvario: se viene spostata all’interno dello stesso Comune basta qualche centinaio di euro, altrimenti costa più di 1.200 euro, e non possiamo farlo da soli, ma dobbiamo avvalerci di un notaio che ovviamente, per questo disturbo, dovrà essere retribuito. Di nuovo: cosa giustifica un tale importo? Non sarebbe più semplice una procedura informatizzata con la quale l’Azienda possa autonomamente modificare, magari all’interno del sito della Camera di Commercio della provincia competente, la propria sede legale?

Voliamo più in basso. Parliamo di una visura aziendale, ovvero quel documento che è un po’ la carta di identità dell’attività (sede legale, volume d’affari, oggetto sociale, media di dipendenti), e che può servire per tantissime operazioni, come richiedere una fornitura di materiale, partecipare a delle procedure pubbliche, partecipare a dei bandi di gara, ottenere prestiti e finanziamenti dalla propria Banca. Ogni sei mesi la visura catastale “scade”: anche se nella azienda non vi è stata alcuna sostanziale modifica, anzi, anche se tutto è rimasto esattamente identico a quando la visura è stata prodotta (non abbiamo assunto nuovi dipendenti, non abbiamo cambiato sede legale, non abbiamo modificato in alcun modo lo Statuto o toccato l’oggetto sociale), non si sa perché ma la visura deve essere riprodotta da capo. Essenzialmente possiamo fare ciò in due modi: recandoci all’ufficio della Camera di Commercio competente, fare file interminabili e infine renderci conto che dalle otto e mezza di mattina sono passate due o tre ore; oppure, grazie al Cielo, collegarci ad uno dei tanti siti che offrono questo servizio quasi in tempo reale, sperare di non incappare in un sito-truffa, e farci rilasciare la nostra cara visura. In ogni caso la cosa non ci costerà meno di una ventina di euro. Una cosa che mi sono sempre chiesto: qualcuno può spiegarmi perché la visura perda di valore dopo sei mesi? 

E dello Spesometro, ne vogliamo parlare? Perfino i commercialisti più scafati l’hanno giudicata, oltre ad una incredibile perdita di tempo e di soldi, di una complessità tale che bisogna essere dei pirati informatici per destreggiarsi all’interno del sito dell’Agenzia delle Entrate dove, di fatto, si tratta di inserire nuovamente tutta la propria contabilità. Non sarebbe stato meglio chiedere un rendiconto fiscale alle aziende? Ogni programma di contabilità, anche il più misero, può produrre in qualche secondo la documentazione IVA, i flussi di cassa, entrate e uscite dell’azienda. Un normalissimo file in .pdf che si invia all’Amministrazione competente in caso di controllo. Invece no. Devi autenticarti sul sito dell’Agenzia delle Entrate – e già questa è una impresa- inserire nuovamente dati su dati che hai già inserito mentre preparavi la tua contabilità interna (a seconda del volume d’affari della tua azienda sono centinaia e centinaia di dati), salvare i dati con un codice alfanumerico che conosci dopo che ti leggi tutta la manualistica, inviare il file e sperare in Dio che il sistema ti permetta di monitorare i files che hai trasmesso, perché altrimenti devi andare nuovamente all’Agenzia delle Entrate, perdendo un’altra mattinata, per attivare una procedura particolare che “forzi” il tuo sistema a vedere i files che tu stesso gli hai dato. Qualcuno dirà che si potrebbe affidare il tutto ad un commercialista, magari più bravo ed esperto di noi, per semplificare la situazione. Vero, ma solo a metà. Innanzitutto è si caldamente consigliato avere un commercialista esterno, ma non obbligatorio: potrei tranquillamente gestire la mia contabilità mediante il mio gruppo di lavoro aziendale; in secondo luogo sono gli stessi commercialisti che, nella redazione dello Spesometro, hanno espresso le lamentele più sentite riguardo la macchinosità e la difficoltà dell’operazione. E se lo dicono loro…

Si potrebbero fare decine e decine di esempi, ma i comuni denominatori, in tutti, sarebbero essenzialmente due: la perdita di tempo e la perdita di soldi di tutta una serie di attività burocratiche che portano via tempo e denaro alla tua attività, costringendoti ad inseguire più che a programmare, ad improvvisare più che a decidere.

Quasi come se lo Stato vedesse le attività imprenditoriali come dei nemici e non delle risorse per la Nazione. I nostri governanti le risorse le vedono nei fancazzisti africani che sbarcano, ogni giorno, a centinaia sulle nostre coste.

Ma questa è un’altra Storia.

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Cagliari sempre meno sicura: grazie Sindaco Zedda, grazie PD

Effettivamente ha ragione Luca Agati, il segretario provinciale del SAP, il Sindacato Autonomo di Polizia:Cagliari, fino a solo qualche anno fa, era effettivamente una città felice. A misura d’uomo, sicura, placida e tranquilla.

È bastato qualche anno di immigrazione selvaggia, che il sindaco Zedda (di Sinistra Ecologia e Libertà, partito fortemente immigrazioni sta, è bene ricordarlo) e la Giunta Pigliaru non hanno mai contestato ma verso il quale sono stati capaci di pronunciare al massimo qualche rimbrotto, per rovinare definitivamente questa città. Scippi, rapine, furti non si contano più. E anche Cagliari, si è tristemente adeguata alle altre metropoli più grandi di lei, con i famosi quartieri dove, dopo una certa ora della sera, è pericoloso uscire di casa. Anche noi abbiamo il nostro Porta Nuova, o il Nuovo San Siro: chiedere agli abitanti della Marina, o a chi la notte è costretto ad attraversare Piazza del Carmine o Piazza Matteotti.

Luca Agati è chiaro, diretto e preciso, ed evidenzia una situazione della quale si sono accorti tutti i cagliaritani:

“Cagliari non é più la città sicura e felice di qualche anno fa. I crimini violenti ad opera degli algerini appena sbarcati sono quotidiani, vi sono evidenti lacune normative che permettono ai clandestini di girare indisturbati senza correre il rischio di subire carcerazioni nonostante condotte violente e reiterate e l’espulsione é di fatto un semplice documento senza valore che mai si accompagna ad un allontanamento dal territorio nazionale. [… ] La microcriminalità si contrasta soprattutto con più uomini in strada, peccato che in sei anni Cagliari abbia perso circa 120 Poliziotti andati in pensione e mai sostituiti. Ci sono evidenti difficoltà a pagare gli straordinari, con un arretrato di un anno, grazie al ”forbicione” dei tagli nonostante numerose realtà funzionino proprio grazie al sacrificio degli operatori che volontariamente protraggono gli orari di servizio, ci sono uffici in grave carenza di personale sebbene oberati dalle attività legate alle emergenze criminalità, immigrazione ed ordine pubblico, gli uffici investigativi sono spogliati delle loro peculiarità per l’esigenza di contrastare fenomeni di criminalità sconosciuti fino a qualche anno fa”, prosegue. “Nel periodo estivo addirittura si é faticato a concedere ferie e riposi , proprio per evitare di lasciare sguarnita la città. Siamo sempre più anziani e stanchi e con una media di età di 49 anni ed é sempre più difficile contrastare una criminalità giovane e spregiudicata. La situazione è preoccupante ed é necessario un cambio di rotta, lanciamo l’ennesimo appello alle istituzioni affinché intervengano urgentemente per porre rimedio a queste palesi imperfezioni che rischiano di mettere in pericolo la sicurezza dei Poliziotti e degli stessi cittadini”.

Due cose saltano all’occhio, ancora più importanti proprio perché pronunciate da chi, quotidianamente, ha a che fare con la criminalità: la sensazione di impunità che gli immigrati hanno nei confronti dello Stato italiano (specialmente gli algerini: è bastato qualche sbarco di questi parassiti, che non fuggono da nessuna guerra, per far impennare il numero dei reati compiuti ad opera loro) e il fatto che a Cagliari vi siano dei tipi di reati che prima la città non conosceva.

Io ho vissuto , specialmente gli anni passati, la Cagliari notturna. Mai mi è capitato di temere per la mia incolumità o la mia sicurezza passando alle quattro di notte davanti alla Stazione, parcheggiando l’automobile nei parcheggi del CIS o sotto il Bastione, o passando davanti all’oncologico, magari per accompagnare un parente gravemente malato a sottoporsi a delle visite mediche. Invece tutto ciò è diventato quotidianità: solo nelle ultime due settimane si sono contati diversi scippi, aggressioni davanti ad un noto ristorante cagliaritano ai danni di una giovane ragazza, palpeggiamenti di clandestini in Via Roma alle 15.00 di pomeriggio ai danni di una tredicenne che camminava tenendo la mano della madre. Sono tutti avvenimenti che, solo fino a qualche anno fa, accadevano una volta ogni morte di Papa, e quando accadeva se ne parlava per giorni. Ora è quotidianità, situazioni di tutti i giorni con le quali, volenti o nolenti, tutti noi ci troviamo a fare i conti.

Cagliari diventa sempre più una grande città italiana: con i suoi quotidiani tentativi di scippo, i suoi frequenti casi di aggressioni da parte di immigrati, i suoi quartieri off limits per chi ha la sfortuna di non far parte della feccia africana. Era un tipo di parità del quale avremmo fatto volentieri a meno. Il tutto grazie ad un governo criminale, che ormai privilegia l’invasione di fancazzisti africani come metodo privilegiato di sostituzione etnica della popolazione italiana.

Grazie, Sindaco Zedda, grazie PD.

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L’8 ottobre 1985 e Sigonella: quando l’Italia si fece Onore

Possiamo ricordare l’8 ottobre 1985 come l’ultimo – e forse anche l’unico – sussulto di orgoglio e di dignità della Repubblica Italiana. In quella notte tesissima, Presidente del Consiglio era un assai combattivo Bettino Craxi, l’Italia affrontò e vinse gli Stati Uniti d’America in una battaglia che dalla pura e semplice diplomazia per un soffio non passò alle vie di fatto.

È il 7 ottobre 1985. La nave da crociera Achille Lauro lascia le acque egiziane per proseguire il suo viaggio in direzione Israele; è in questo frangente che viene presa in ostaggio da quattro uomini armati – appartenenti al FLP, il Fronte di Liberazione per la Palestina – i quali lanciano un ultimatum agghiacciante alle autorità sioniste: se non fossero stati immediatamente liberati 50 prigionieri tra i detenuti nella carceri di sicurezza israeliane, avrebbero ucciso un ostaggio ogni tre minuti. Per dimostrare che fanno sul serio non esitano a giustiziare sul posto l’ebreo Leon Klinghoffer, per poi gettarlo in mare. Tale azione desta sgomento in tutto l’Occidente, ancora più scioccante perché Klinghoffer era un disabile in carrozzina, pertanto incapace di opporre una sia pur minima resistenza.

Lo stesso Amu Abbas, capo del FLP, disapprova in toto il comportamento dei quattro terroristi (probabilmente una cellula pazza dell’organizzazione) e partecipa attivamente alle trattative tra i terroristi e le autorità internazionali, cercando di farli desistere dai loro obiettivi.

Anche l’Italia è fattivamente coinvolta in questo processo: il luogo in cui si consuma questo atto di terrorismo è l’Achille Lauro, nave battente bandiera italiana e pertanto ricadente sotto la Giurisdizione del Governo Italiano.

Dopo diversi giorni di trattative, i terroristi del FLP accettano di essere presi in consegna dalle autorità egiziane per essere portati in Tunisia. Durante questo passaggio, quattro F14 TomCat americani decollarono dal Mediterraneo intercettando l’aereo e costringendolo ad atterrare nella base NATO di Sigonella. Tale e tanta è la voglia degli statunitensi di mettere le mani addosso ai terroristi palestinesi che gli Stati Uniti hanno, fin da subito, cercato di annullare del tutto qualunque eventualità di un possibile intervento italiano. Lo stesso atterraggio forzato dell’aereo egiziano a Sigonella è avvenuto senza alcun permesso da parte delle autorità italiane;  a rimorchio dei quattro aerei da guerra vi sono anche due Lockheed 141, aerei da trasporto di personale militare strategico dai quali scendono improvvisamente 200 uomini della Delta Force americana che, in totale spregio della sovranità italiana, circondano l’aeroporto. Gli italiani si ritrovano delle armi americane puntate contro di loro, nel loro stesso Paese: non accadeva dal 1945, quaranta anni prima. 

Gli statunitensi, però, non hanno ancora fatto i conti con Bettino Craxi. Se il Presidente degli Stati Uniti Donald Reagan è aggressivo e battagliero, il Presidente del Consiglio Italiano, almeno in questo frangente, non ha alcunché da invidiargli. A nulla serve un tentativo, voluto dalla diplomazia italiana, di riconciliazione tra i due Paesi mediante una telefonata tra i due capi: Reagan è furioso, Craxi quanto e più di lui.

Bettino Craxi non digerisce che l’autorità italiana sia stata palesemente violata, per di più davanti agli occhi del mondo. L’attacco dei terroristi del FLP è avvenuto sull’Achille Lauro, battente bandiera italiana; i terroristi, a causa dell’arroganza americana, vengono dirottati in Sicilia, quindi in territorio italiano: il Nostro Paese ha tutte le carte in regola per poter imporre il suo intervento e per far rispettare la sua sovranità.

L’Italia del 1985, con Craxi al comando, non è, almeno non quella notte, il paesino che, come nel 1945, accoglie il nemico con fiori e baci da parte delle sue donne, pronta a genuflettersi davanti all’invasore. Il Nostro Presidente del Consiglio ribadisce sempre e comunque l’autorità italiana: l’attacco terroristico è avvenuto in acque internazionali su una nave italiana; il Nostro Paese ha, pertanto, la legittimità necessaria perché sia la Nostra Magistratura ad assumersi la responsabilità di giudicare i terroristi. Gli Stati Uniti, al contrario, non hanno alcuna legittimità ad intervenire nella questione. Questo sarà compreso in seguito, nei giorni successivi. Ma non in quella notte. In quella notte c’è una potenza mondiale, gli Stati Uniti, che credono di avere a che fare con una colonia, l’Italia, e da tale la trattano, davanti agli occhi del mondo. 

Alla notizia che gli americani hanno preso possesso della base aerea di Sigonella, puntando le armi contro i padroni di casa, cioè gli italiani, Craxi dà l’ordine estremo all’attonito Generale Carlo Bisognero: far affluire quanti più militari possibile dalle vicine caserme di Catania e di Siracusa, circondando la base con blindati militari e preparando i soldati tricolore per lo scontro a fuoco. 

I militari americani, che hanno le armi in pugno e circondano l’aereo, si ritrovano a loro volta circondati dai soldati italiani. In mezzo c’è l’areo, circondato dagli statunitensi, che a loro volta sono circondati dai nostri soldati. È lo stesso Carl Steiner, comandante in capo delle forze statunitensi, che ammetterà candidamente in seguito di non aver capito quanto fosse tesa la situazione fino a che non sentirà l’ordine dato chiaramente ai Carabinieri e alle squadre di intervento italiane di caricare le armi: in quella notte, nel silenzio assordante di quei nervi tesi, si sente chiaramente il click della armi italiane. I nostri soldati sono in assetto da battaglia, pronti a fare fuoco, le armi puntate contro i militari statunitensi.

Alle 4 del mattino del 8 ottobre 1985 i soldati americani si ritirarono. Gli ostaggi furono presi in consegna dalle autorità italiane. Il 13 ottobre gli Stati Uniti presentano la domanda di estradizione, ma la Magistratura Italiana rispose con un altro secco “no”: non si capisce cosa c’entrino gli Stati Uniti in tutta questa faccenda. Infatti non c’entrano nulla.

Craxi dovette pagare questo atto temerario con una crisi di governo, poi subito rientrata, ma si tolse la soddisfazione di ricevere una lettera di Donald Reagan che iniziava con un “Caro Bettino”.

Dopo quaranta anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, soldati italiani, per far valere la loro sovranità e la loro autorità, puntarono le armi contro gli americani, e vinsero. 

 

Una delle poche, pochissime pagine belle della Repubblica antifascista italiana in cui il Nostro nome, almeno per una sola volta, uscì onorato.

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