Autore: Amministratore

Se un lurido tossico di nome J Ax ci dà lezioni sullo ius soli

Che il regime attuale sia in una fase di grande difficoltà lo si vede dal fatto che, ormai, cerca di tirare gli ultimi colpi di cosa con le poche armi che ormai gli sono rimaste a disposizione: l’assoluto strapotere mediatico e la macchina propagandistica che, oramai oliata a dovere, continua a marciare senza sosta. La dimostrazione più lampante è il fatto che tutto il mondo politico e mediatico marcia compatto contro le cosiddette “fake news”, tranne quando a dirle sono loro (e questo accade nella maggioranza dei casi).

Ormai chiunque, se schiavo del sistema, viene reclutato per la cattiva battaglia. Perfino i tossici che, facendo finta di essere duri e puri, fanno musichette per decerebrati e per malati di mente ma non disdegnano, di tanto in tanto, qualche comparsata in qualche radio o tivù per sparare qualche balla e quindi mostrare la loro supina accettazione del sistema vigente.

Accade che il tossico J Ax – un imbecille che canta canzoni imbecilli che potranno essere ascoltate ed apprezzate solo da imbecilli ancora più imbecilli di lui – invitato qualche giorno fa dalla famosa Radio Deejay, parlando di ius soli se ne esca con questa boiata clamorosa: “Ti faccio un esempio: se 5 stranieri si macchiano del terribile reato di stupro diventa un caso nazionale e i telegiornali non smettono di parlarne ma non dicono che il 99% degli stupri commessi in Italia ogni giorno sono fatti da italiani“. Luca Bottura, il conduttore, anziché trasalire come farebbe qualunque persona che è sana di mente e, soprattutto, sa leggere e interpretare una statistica, rincara la dose: “Certo, sembra quasi che qualcuno dica: le donne sono nostre e ce le stupriamo noi”.

Nessuna persona un minimo sana di mente potrebbe mai trovare lo stupro – come atto in sé – di un immigrato più grave di quello compiuto da un italiano; nessuna persona, neanche tra i cittadini che sono più contrari all’immigrazione selvaggia, sarebbe mai portato lontanamente a pensare una cosa del genere.

Ma, soprattutto, non è nemmeno lontanamente vero ciò che il lurido tossico ha avuto la faccia tosta di pronunciare in diretta su una radio di distribuzione nazionale. Già il 3 settembre 2017, nel mio articolo “Gli stranieri stuprano otto volte più degli italiani, e la sinistra dimostra quanto schifo possa fare”, prendevo in analisi i dati ISTAT relativi alle violenze sessuali commesse da italiani e da immigrati nel secondo semestre del 2015 e per tutto il 2016, giungendo a queste conclusioni: “Su 10 violenze sessuali, 4 sono commesse da stranieri, spesso irregolari, richiedenti asilo, sbandati (come Guerlin Butungu, il capo delle belve di Rimini, che hanno stuprato due donne e hanno picchiato a morte il marito di una delle due). Peccato che gli stranieri nel Nostro Paese siano l’8% della popolazione. Statisticamente ciò significa che ogni 5.300 stranieri uno di loro commette uno stupro; per quanto riguarda gli italiani, invece, uno su 42.000. Ciò significa, né più né meno, che gli stranieri sono portati a commettere stupri e violenze otto volte di più di noi italiani.

Pertanto non è assolutamente vero, in assoluto, che gli italiani compiano il 99% degli stupri (forse qualche amico di canne avrà dato questa cifra al lurido tossico?). Ciò che è grave è che gli stranieri, che sono solo l’8% della popolazione, incidano sul 40% dei reati.

Nessun giornale, men che meno a sinistra, ha sentito il dovere di rettificare questa informazione. Tutto è passato in sordina, in cavalleria, e negli ascoltatori più disattenti (quando non proprio cretini, poiché solo un cretino può ascoltare una intervista del lurido tossico che gioca a fare il sedicenne senza sentire l’irrefrenabile bisogno di spegnere la radio o, al minimo, cambiare canale) è passata l’idea che gli stupri, in questo Paese, avvengano solo ed esclusivamente per mano italiana.

Come sappiamo, non è così, checché ne dica il lurido tossico.

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Aggressione islamica all’Esquilino: l’ennesimo caso di tragedia sfiorata e di ipocrisia massmediatica

Sono stati aggrediti con calci e pugni nel quartiere romano dell’Esquilino, mentre passeggiavano mano nella mano. La loro colpa? Essersi scambiati delle effusioni davanti ad una moschea, tra l’altro abusiva, in quanto era stata chiusa diversi mesi prima.

È successo qualche giorno fa, precisamente nella notte tra domenica e lunedì, ad una coppia di cittadini romani, che in seguito all’incontro ravvicinato con un immigrato malese, frequentatore della moschea, sono stati costretti a ricorrere alle cure del Pronto Soccorso. L’episodio sarebbe potuto finire ben più tragicamente se non fosse intervenuta una pattuglia delle forze dell’ordine, che transitava da quelle parti per un normale controllo.

In questo episodio di cronaca c’è tutto il fallimento dell’immigrazione selvaggia che in questo Paese è stata non solo permessa, ma addirittura incoraggiata e fomentata, per anni e anni: una moschea abusiva che non sarebbe dovuta essere aperta e che invece svolgeva normalmente la sua attività, sotto gli occhi di tutti; un cittadino straniero che non riconosce alcuna legge e alcuna tradizione della Nazione che lo ospita (in Italia, fortunatamente, non siamo a Ryiad, e baciarsi per strada è permesso) ma, viceversa, pretende di imporre la propria; la mancata copertura mediatica della notizia, che sarebbe stata di ben diverso tenore se, ipotizziamo, si fosse trattato di un immigrato aggredito da un italiano (abbiamo visto come nel caso di Fermo, giusto per fare un esempio, un mafioso nigeriano che voleva massacrare un nostro connazionale sia diventato una vittima, e la vera vittima, Amedeo Mancini, sia stato criminalizzato per mesi su tutti i mass media, con tanto di Boldrini che piagnucolava in TV contro il ritorno del pericoloso razzismo).

L’ennesimo esempio di tragedia sfiorata e di doppiopesismo mediatico, che fa si che quando una notizia permette di propagandare l’immagine del “povero immigrato” viene riproposta incessantemente e in tutte le salse, e quando invece riguarda le prepotenze dei fancazzisti invasori viene coperta.

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“Alleance for Deutschland” al 14% in Germania: cosa avete da festeggiare?

“Alleance fur Deutschland”, il partito che in Germania ha preso il 13,7% e che sta facendo venire il mal di testa a comunisti, cessi sociali, giornalisti salottieri e anche ad Angela Merkel, è veramente un partito fascista e nazista? I fascisti all’amatriciana di casa nostra, che sprizzano gioia da tutti i pori ed esultano felicissimi, hanno davvero ragione di festeggiare? E i cretini di sinistra che in questo momento vorrebbero mettere a ferro e fuoco la sede del partito a Berlino, con tanto di forze dell’ordine in assetto antisommossa, hanno davvero ragione per esternare ancora una volta quanto siano cretini?

Rispondere è abbastanza semplice: no.

Anche capire se un movimento si richiama al Fascismo dovrebbe essere abbastanza semplice: se riprende le istanze del Fascismo – in politica interna, esterna, in materia economica e sociale – allora si, se si allontana nettamente da quelle istanze, allora no. Semplicissimo, pure questo.

AFD è un partito liberale in materia di politica economica, anti-musulmano e fortemente ancorato alle mitiche radici giudaico-cristiane dell’Europa (qualunque cosa significhi, nel bene e nel male), filosionista (con tanto di militanti che si fanno fotografare gaudenti con la bandiera israeliana), e il suo dirigente nazionale, una donna, è una lesbica che convive con una cingalese. Insomma: tutto fuorché Fascismo o Nazionalsocialismo. L’unica cosa che potrebbe avvicinarlo ai movimenti patriottici europei è la sua contrarietà all’immigrazione clandestina. Ma per essere contrari a quest’ultima non bisogna essere di destra, di estrema destra o fascisti: è sufficiente essere sani di mente. Oppure leggersi i programmi elettorali.

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Il Fascismo esiste e resiste. Alla faccia di Fiano

Entro qualche settimana arriverà in Senato – dopo essere passato alla Camera dei Deputati – il disegno di legge Fiano, che dovrebbe vietare la propaganda fascista su tutto il territorio nazionale. Includendo, nella definizione di “propaganda fascista”, anche la vendita dei soliti gadget (bandiere, vini, busti con la figura di Mussolini) su cui una intera cittadina, Predappio, ha fondato la sua stessa esistenza. Non solo: la legge vieterebbe perfino la cosiddetta gestualità fascista. Oltre all’abusato saluto romano, insomma, state attenti a parlare con le mani sui fianchi e i piedi uniti, oppure a serrare troppo la mascella e ad alzare troppo il labbro inferiore: qualcuno potrebbe scambiare la vostra espressione per la famosa mascella volitiva di Mussolini, e decidere di denunciarvi per apologia di Fascismo.

La demenza di questa legge dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, anzitutto una cosa: che lor “signori” sentono il fiato sul collo di un vento che non tira più nella loro direzione. E reagiscono con l’unica cosa che conoscono meglio: la repressione di regime.

Il gigantesco muro di balle su cui hanno preteso di erigere questa repubblica di massoni, mafiosi e mignotte comincia a mostrare troppe crepe: la propaganda di regime non fa più il suo dovere: troppi, in questo Paese, cominciano a pensare che, riguardo alle vicende che hanno interessato il Nostro paese nella prima metà del Novecento e nel secondo conflitto mondiale, i buoni e i cattivi non stiano solo dall’una o dall’altra parte. L’ultimo blitz con cui dare il colpo definitivo all’identità degli italiani al fine di renderli un mucchio miserabile di bastardi e di rincoglioniti facilmente governabile e manovrabile, non è riuscito: il Ministero dell’Interno, Marco Minniti, ha detto chiaramente che l’introduzione dello ius soli “avrebbe messo in pericolo la tenuta democratica del Paese”. Tradotto significa: se legalizziamo l’invasione di parassiti e di fancazzisti africani che gli italiani sono costretti a subire passivamente sulla propria pelle, questi vengono a sbucciarci come una banana.

L’antifascismo istituzionale non tiene più botta: basta entrare su una qualsiasi pagina Facebook dell’ANPI per vedere, tra i commenti, persone che pubblicano autorevoli inchieste giornalistiche su questi criminali di guerra venduti allo straniero e che hanno favorito l’invasione della Nazione da parte degli angloamericani. Sempre più questi personaggi, che a distanza di ottanta anni mostrano tutta la loro caratura morale perfino difendendo lo stupro e la tortura di Giuseppina Ghersi perché ritenuta una fascista (una ragazzina di tredici anni, è bene ricordarlo) trovano quello che meritano: insulti e pernacchie.

Davanti al ritorno di una ideologia che nonostante tutto non si è riusciti a fermare con disposizioni transitorie e leggi anti-apologia, questa gente ha dovuto prendere atto che sempre più persone, specialmente giovani, sono disposte, nel bene o nel male, a difendere il Fascismo o ciò che il Fascismo rappresentò.

Alle loro democratiche autostrade che crollano giù dopo qualche anno, alle loro volgari palazzine grigie e tristi da parco buoi, il Fascismo oppone i suoi monumenti e le sue opere: l’EUR, la stazione di Milano, la bonifica delle paludi pontine, l’Università di Roma, Cinecittà, Littoria, Pomezia, Sabaudia, Aprilia, Carbonia, Arborea, la sede centrale delle Poste Italiane a Roma, la sede INPS, il Foro Mussolini (ora Foto Italico), i Fori Imperiali, La Sapienza, l’Idroscalo Milanese, il Palazzo di Giustizia di Milano, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la Stazione Ferroviaria di Santa Maria Novella, la Milano-Bergamo, la Milano-Torino, il Ponte del Littorio (oggi Ponte della Libertà) di Venezia, la costruzione di decine e decine di città, la sottrazione all’incuria di centinaia e centinaia di chilometri quadrati di territorio, le strade, le scuole, le università. 

Ai democratici e progressisti Beppe Severgnini e Roberto Saviano il Fascismo oppone Guglielmo Marconi, Filippo Tommaso Marinetti, Giuseppe Ungaretti, Italo Calvino, Gabriele D’Annunzio, Ardengo Soffici, Curzio Malaparte, Filippo Corridoni, Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Massimo Bontempelli, Giovanni Gentile, Giovanni Papini, Mino Maccari, Leo Longanesi, Berto Ricci, Alberto Carocci, Ugo Ojetti, Telesio Interlandi, Ennio Flaiano, Alberto Moravia, Mario Praz.

Al “jobs act” il Fascismo oppone la Carta del Lavoro.

Ad Equitalia il Fascismo oppone l’INFPS.

Ad una Valeria Fedeli che siede sulla poltrona di Ministero dell’Istruzione senza avere nemmeno uno straccio di laurea il Fascismo oppone l’Enciclopedia Treccani, monumentale creazione ad opera di Giovanni Gentile valida ed attuale ancora oggi.

Il Fascismo esiste e resiste. Tra venti anni di Fascismo e ottanta di democrazia il confronto è impietoso. È attraverso il Fascismo che questa classe dirigente fatta di mediocri, di cui Fiano è il più autorevole esponente, vede il riflesso della propria nullità politica, umana, morale, fatta solo di odio, di rancore e di nulla. Perché di Mussolini si continuerà a parlare anche fra cento anni. Di Fiano, una volta archiviata la sua ridicola legge (così ci auguriamo, quantomeno per goderci un delizioso prosecco davanti alla sua faccina piagnucolosa in TV) non si ricorderà nessuno.

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Lo stupro di Rimini: l’integrazione di Boldrini e Bergoglio ha fallito miseramente

Nello stupro di gruppo di Rimini vediamo riprodotta plasticamente tutta la fallimentare politica dell’immigrazione portata avanti dall’Europa e, in special modo, dall’Italia.

Secondo Gentiloni e il governo italiano non ci sarebbe alcuna correlazione tra immigrazione e criminalità: già solo questa affermazione, come abbiamo visto, è stata smentita dai dati che certificano, al di là di ogni dubbio, come – almeno per quanto riguarda i reati sessuali – gli stranieri stuprino in proporzione otto volte di più rispetto agli italiani.

I migranti di Rimini non fanno alcuna eccezione, come hanno potuto sperimentare sulla loro pelle le due donne violentate e il marito di una di queste, che è stato massacrato di botte.

Eppure, secondo la propaganda progressista e radical chic, questi sarebbero i nuovi migranti, quelli desiderosi di integrarsi in Italia, quelli che sono già come noi, e basterebbe solo una legge ad hoc per certificare quello che sarebbe già un dato di fatto.

Balle. Enormi e gigantesche balle che diventano verità solo perché vengono ripetute ripetutamente e ossessivamente dai mass media conniventi e complici.

I tre stranieri arrestati sono marocchini; Butungu, considerato il capo della banda, è congolese. Provenienti da due paesi diversi ma, come hanno testimoniato le amiche ai giornalisti e agli inquirenti, uniti da ciò che l’Africa, indipendentemente dal paese di origine, porta con se: la violenza come metodo privilegiato per confrontarsi con la realtà; il machismo rozzo e brutale; il disprezzo di ogni regola e di ogni codice di comportamento etico, percepiti solo come ostacoli all’affermazione delle proprie pulsioni primarie (le donne, il sesso) e sociali (la bella vita, le belle auto, le scarpe di marca: in nome di ciò tutti e quattro sono coinvolti nella detenzione e nello spaccio di stupefacenti e nella frequentazione di compagnie poco raccomandabili).

 

Tutto ciò, si badi bene, l’Occidente lo ha superato da secoli: il concetto di bene comune, l’idea di una Giustizia super partes che prescinda dal desiderio di vendetta della vittima, l’abnegazione di se in nome di un bene superiore. Di questa civiltà – pur morente, ma ancora viva e pulsante, specialmente se paragonata ad altre civiltà assai meno sviluppate – i cosiddetti “italiani di seconda generazione” non hanno assimilato nulla: l’Italia era solo una terra di conquista dove arrivare e arraffare tutto senza dare niente in cambio.

Insomma: a dispetto delle farneticazioni di Gentiloni, di Minniti e delle Boldrini e dei Saviano, quelli che dovrebbero essere i nuovi italiani, i destinatari della legge sullo “ius soli”, hanno portato con se, senza mitigarle in alcun modo, le antiche pulsioni, le ancestrali tendenze dell’Africa, incompatibili, quando non opposte, alle nostre: non basta un pezzo di carta o le dichiarazioni di un omino con la papalina sulla testa per modificare quello che la tua famiglia, la tua civiltà, il tuo corpo, è da secoli e secoli.

Almeno con questi quattro la tanto decantata integrazione boldriniana e bergogliana non si è realizzata. Per quanti altri immigrati si deve fare questo discorso?

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